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La studiosa Maria Chiara Franceschelli analizza il voto e la situazione interna al Paese che Putin continuerà a guidare sino al 2030

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Le elezioni in Russia si sono aggiudicate il titolo di ‘farsa’, persino da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la quale, insieme al suo vice Matteo Salvini, di parere assai contrario, è riuscita a fare diventare una bega italiana un fattore internazionale di grande rilevanza soprattutto sul fronte della negazione dei diritti fondamentali nel Paese del rieletto Vladimir Putin.   

Il presidente russo, dopo avere incassato quasi il 90% dei voti con un’affluenza record alle urne che è andata oltre il 73%, alza la voce tanto sul fronte della guerra ingaggiata contro l’Ucraina quanto contro chi grida alla illegittimità delle elezioni nel suo Paese, con il voto esteso anche nelle regioni ucraine da poco annesse dove abbiamo visto la presenza di militari russi ai seggi elettorali.

Maria Chiara Franceschelli, ricercatrice presso la facoltà di Scienze politiche e sociologia della Scuola Normale di Pisa e coautrice del volume ‘La Russia che si ribella – Repressione e opposizione nel Paese di Putin’, analizza la situazione interna a un Paese grande quasi quanto un continente e il genere di consenso manifestato al ‘capo supremo’. La studiosa esclude che le elezioni siano state uno spartiacque a livello internazionale, ma sostiene abbiano radicalizzato le posizioni nei confronti di Mosca.