Sabato 18 marzo è prevista a Faenza, in Piazza del Popolo alle 17,30, la presenza delle cosiddette Sentinelle in Piedi, che tutti conosciamo come integralisti religiosi che scendono in piazza, pacificamente, a vegliare sui bistrattati diritti della "famiglia naturale" (il mio tono è ironico).
So che molti considerano questi happening semplici provocazioni o niente più che una buffonata, e sono d'accordo sul fatto che siano un po' entrambe queste cose, ma sono anche convinto che si tratti di qualcosa di più, e di più grave, ovvero una manifestazione pubblica tesa a sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di privare certe persone della loro libertà, privilegiando invece un pensiero retrogrado e ispirato unicamente dal fanatismo religioso.
Non si tratta pertanto del diritto di esprimere la propria idea nel rispetto di quelle altrui, bensì - evidentemente, visto che non mi risulta ci siano in Italia particolari pericoli per la famiglia di stampo tradizionale - di chiedere che nel nome delle proprie idee "giuste" altre persone non possano vedere riconosciuta la loro identità sessuale, la loro libertà di vincolarsi o meno in matrimonio o di avere o no dei figli, il che è, a mio parere, assolutamente inaccettabile.
Questo è un atteggiamento illiberale, che assume nella nostra città - alla luce delle dichiarazioni del nostro sindaco e del farneticante OdG approvato dal Consiglio Comunale a proposito della cosiddetta "famiglia naturale" - un aspetto ancor più inquietante.
Non dimentichiamo inoltre che questo movimento è spalleggiato dall'estrema destra che vede in loro dei paladini del suo credo "Dio, Patria, Famiglia", quella destra a cui si è concesso troppo spazio negli ultimi anni nel nome della democrazia e della libertà di opinione, e che per questo viene ormai vista come un legittimo interlocutore anziché il rigurgito di un'ideologia da rifiutare senza distinguo.
A mio parere non si deve lasciare la piazza a queste persone, fossero anche solo una decina (e saranno sicuramente molti di più), ma che si debba dimostrare loro, in maniera civile e magari con una giusta irriverenza, che il loro destino è di essere dimenticati dalla storia come ultime propaggini di un pensiero oscurantista che non deve trovare spazio in un paese laico e moderno.
Loro staranno in piedi, con un libro in mano; io vorrei che ci fossero altri, magari più di loro, in piedi o meglio ancora seduti (che è più comodo) e anche loro con un libro, possibilmente scritto da un libero pensatore o da uno scrittore non vittima dei loro stessi pregiudizi. Io vorrei esserci, ma non da solo.
Non si tratta pertanto del diritto di esprimere la propria idea nel rispetto di quelle altrui, bensì - evidentemente, visto che non mi risulta ci siano in Italia particolari pericoli per la famiglia di stampo tradizionale - di chiedere che nel nome delle proprie idee "giuste" altre persone non possano vedere riconosciuta la loro identità sessuale, la loro libertà di vincolarsi o meno in matrimonio o di avere o no dei figli, il che è, a mio parere, assolutamente inaccettabile.
Questo è un atteggiamento illiberale, che assume nella nostra città - alla luce delle dichiarazioni del nostro sindaco e del farneticante OdG approvato dal Consiglio Comunale a proposito della cosiddetta "famiglia naturale" - un aspetto ancor più inquietante.
Non dimentichiamo inoltre che questo movimento è spalleggiato dall'estrema destra che vede in loro dei paladini del suo credo "Dio, Patria, Famiglia", quella destra a cui si è concesso troppo spazio negli ultimi anni nel nome della democrazia e della libertà di opinione, e che per questo viene ormai vista come un legittimo interlocutore anziché il rigurgito di un'ideologia da rifiutare senza distinguo.
A mio parere non si deve lasciare la piazza a queste persone, fossero anche solo una decina (e saranno sicuramente molti di più), ma che si debba dimostrare loro, in maniera civile e magari con una giusta irriverenza, che il loro destino è di essere dimenticati dalla storia come ultime propaggini di un pensiero oscurantista che non deve trovare spazio in un paese laico e moderno.
Loro staranno in piedi, con un libro in mano; io vorrei che ci fossero altri, magari più di loro, in piedi o meglio ancora seduti (che è più comodo) e anche loro con un libro, possibilmente scritto da un libero pensatore o da uno scrittore non vittima dei loro stessi pregiudizi. Io vorrei esserci, ma non da solo.
Sergio Deggiovanni