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Cgil contro la decisione del Viminale: "Ciò che sta accadendo a Catania non è degno di un Paese civile. Chiediamo che tutte le persone ancora a bordo vengano fatte sbarcare". La ong fa ricorso
"Ciò che sta accadendo a Catania non è degno di un Paese civile. Chiediamo che tutte le persone ancora a bordo della Humanity vengano fatte sbarcare immediatamente, come gli oltre cinquecento della Geo Barents per i quali si stanno eseguendo le visite sanitarie”. Lo affermano, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino. Per i due dirigenti sindacale “selezionare arbitrariamente i naufraghi è fuori legge e contro ogni umanità. Il governo non può respingere in acque internazionali chi ritiene non abbia diritto al soccorso. Ciò che sta accadendo è vergognoso e inaccettabile”.
“Si aprano subito i porti e si alzi forte la voce dell’Europa dei popoli e del rispetto della umanità. La Cgil di Catania è già impegnata a dare l’aiuto necessario e a rivendicare soluzioni immediate. Valuteremo - concludono Scacchetti e Mannino - tutte le azioni necessarie per garantire rispetto e dignità a queste persone e a tutti i naufraghi in attesa di un porto sicuro”.
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Oltre 600 organizzazioni della società civile si sono date appuntamento a Roma, per gridare tutte insieme la voglia di pace contro la sordità della guerra. Landini, Cgil: non ci fermeremo
La richiesta che ha colorato di arcobaleno le vie della capitale è semplice è contemporaneamente complicatissima: tacciano le armi, prenda parola la diplomazia. “l’Italia, l’Unione europea, le Nazioni unite devono assumersi la responsabilità di un negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco”.
“La pace è di tutti e ha bisogno di tutti”: è l’esortazione forte inviata dal cardinale Matteo Zuppi ai fratelli in marcia: “Chiediamo al segretario generale delle Nazioni unite di convocare urgentemente una Conferenza internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati a eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti che combattano le povertà. E chiediamo all’Italia di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari non solo per impedire la logica del riarmo, ma perché siamo consapevoli che l’umanità può essere distrutta”.
Dall’Arci all’Anpi, dall’Agesci alla Rete dei numeri pari, da Pax Cristi, ai beati costruttori fino a Cgil, Cisl e Uil e moltissimi altri hanno gridato l’ineluttabilità della pace altrimenti il rischio sarà la scomparsa dell’umanità. Mai il rischio nucleare è stato tanto reale e presente, e quel rischio
Cgil e Associazione Nazionale dei Magistrati hanno siglato un accordo per stringere ulteriormente la collaborazione tra le due organizzazioni. Per Massafra, Cgil, è un rapporto che guarda all'obbiettivo comune di costruire una società di diritto.
La cornice era certa autorevole, il Palazzo di Giustizia di Roma, lì lo scorso 24 ottobre il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e il neoeletto presidente della Associazione Nazionale dei Magistrati Giuseppe Santalucia, hanno sottoscritto una convenzione dal doppio risvolto. Il primo certamente pratico, gli iscritti alla Anm potranno usufruire di tutti i dei servizi dedicati alla tutela individuale della Cgil: ““la Cgil metterà a disposizione degli iscritti all'Associazione nazionale magistrati – si legge nell’accordo - i servizi di assistenza e consulenza nelle materie di sicurezza sociale, tutela dei danni alla salute, previdenza, assistenza fiscale, tutela al consumatore, assistenza agli inquilini e ai proprietari, attraverso il patronato Inca, i Caaf, Federconsumatori, Sunia e Apu”. Di contro: “L’Anm - prosegue l’accordo - metterà a disposizione delle iniziative e delle attività formative della Cgil le competenze dei propri iscritti concordando di volta in volta la partecipazione della persona più adeguata”.
Il secondo risvolto che la sigla del testo porta con sé lo indica Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil: “sottintende la grande volontà di avvicinare due mondi associativi rilevanti come i nostri”. “A esempio – aggiunge il dirigente sindacale – a margine dell’incontro per la sigla del documento, abbiamo avuto uno scambio con il presidente Giuseppe Santalucia sugli aspetti da approfondire sui temi della riforma della giustizia guardandoli soprattutto dal punto d vista della necessità del potenziamento delle strutture che sono a garanzia di una maggiore efficacia della giustizia, a partire dagli organici e dalle strutture territoriali. Insomma, in quella breve chiacchierata che abbiamo voglia di approfondire grazie proprio a questo sodalizio è emersa l’interesse e la necessità di un confronto diretto e costante su queste questioni”.
È bene ricordare che stiamo parlando di una organizzazione che rappresenta il 92% dei magistrati e delle magistrate del nostro Paese, cioè del terzo potere dello Stato, ed è altrettanto bene ricordare che sono anni che la Cgil ha fatto della costruzione della legalità una delle componenti consistenti del suo impegno. “La legalità -aggiunge Massafra – è uno dei pilastri su sui si fonda la nostra azione sindacale per la costruzione di una società democratica. Proprio per questa ragione all’inizio del testo dell’accordo citiamo gli articoli dello Statuto della Confederazione che definiscono il nostro impegno in questo senso. Legalità è fondamento della democrazia e per questa ragione che questo sodalizio è quasi un atto dovuto rispetto alla mission di organizzazione di rappresentanza degli interessi generali del Paese e di un altro ambito, quello dei magistrati, che è il presidio, la garanzia che quella società democratica possa fondarsi su elementi di giustizia”. “Per noi – conclude il segretario – è senz’altro un passaggio fondamentale che suggella, che rafforza ciò che per noi da sempre la legalità”.
Non esiste, questo il punto, lavoro dignitoso se non è anche e forse prima di tutto, legale. Così come i presupposti dell’illegalità e anche della criminalità organizzata si fondano esattamente sulla negazione dei diritti, sia quelli sociali che quelli civili, all’interno della società. Dove lo Stato viene sostituito ad esempio nel creare lavoro, ecco che proliferano le mafie. “E allora – riprende il ragionamento Massafra – noi che facciamo dei diritti una bandiera, come elemento fondanti la società democratica non possiamo prescindere da questo elemento e anche da questo rapporto con chi opera nella giustizia, e con chi determina giustizia attraverso la corretta laica ed efficace interpretazione delle norme”.
Rete studenti e Udu davanti al dicastero dell'Istruzione: il nostro Paese è teatro di profonde disuguaglianze socio-economiche. I ministri Meloni, Valditara, Bernini, Salvini impersonati con delle maschere
Meloni, Valditara, Bernini, Salvini. Questi alcuni dei ministri impersonati con delle maschere dagli studenti e dalle studentesse questa mattina in flash-mob davanti al ministero dell’Istruzione. Ogni ministro ha tenuto in mano, poi, un cartello con su scritto quello che per la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari è un merito nella propria carriera. Così Valditara ha “tagliato 10 miliardi all’istruzione”, Salvini ha “ha scritto i Decreti Sicurezza”, Roccella “è una ministra antiabortista” e così via. Una polemica, quella dei sindacati studenteschi, che ha al centro l’aggiunta del termine “merito” al ministero dell’Istruzione, sintomo palese di una retorica profondamente sbagliata.
Leggi tutto: «Nessun merito per questo governo» - di redazione Collettiva
Si è conclusa l'udienza preliminare per l'omicidio colposo della giovane operaia tessile. Cgil: “In una vicenda così grave sarebbe stato più opportuno il rinvio a giudizio”
In una vicenda così grave sarebbe stato più opportuno il rinvio a giudizio”. Con queste parole Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, commenta la conclusione dell’udienza preliminare davanti al tribunale di Prato per l’omicidio colposo di Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni morta stritolata dagli ingranaggi di un orditoio all'interno di una fabbrica di Oste di Montemurlo, nel distretto tessile di Prato, nel maggio 2021.
Due dei tre imputati hanno patteggiato due anni e un anno e mezzo di reclusione. Il giudice per l'udienza preliminare Francesca Scarlatti ha infatti accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dai difensori, richiesta su cui aveva concordato anche il pubblico ministero. Il patteggiamento è stato accordato a Luana Coppini, titolare della ditta dove il 3 maggio 2021 è avvenuto l'incidente mortale, e a Daniele Faggi, marito della Coppini e co-titolare dell'orditura. In entrambi i casi è prevista la sospensione condizionale della pena. Durante l'udienza è stata discussa anche la posizione del terzo indagato, tecnico della sicurezza, Mario Cusimano, che è stato rinviato a giudizio. Al processo verrà discussa anche la posizione della società dell'orditura tessile in qualità di persona giuridica.
“Sono molto delusa. Speravo in una pena più giusta”. Sono le parole colme di amarezza di Emma Marrazzo, la madre di Luana D'Orazio. La signora Marrazzo si è detta “amareggiata per questa decisione”.