Il Fatto Quotidiano ha lanciato una petizione per chiedere le dimissioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, perchè giovedi 19 gennaio, il Ministro ha parlato di intercettazioni in un discorso alla Camera che non ha messo in buona luce i PM antimafia in seguito all’arresto del boss Matteo Messina Denaro, ma anzi li ha quasi additati come delinquenti, incitando il Parlamento a non essere passivi davanti ai magistrati.
Il ministro della Giustizia Nordio attacca i pm antimafia. Firmiamo per cacciarlo
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dichiarato ripetutamente il falso davanti al Parlamento sulle intercettazioni nelle indagini di mafia e di corruzione. Ha calunniato i magistrati e le forze dell’ordine sostenendo che usano manipolarne e strumentalizzarne politicamente le trascrizioni. Non contento, ha apertamente polemizzato alla Camera con la Procura di Palermo, “rea” di aver catturato Matteo Messina Denaro e spiegato di averlo fatto proprio grazie alle intercettazioni. Infine ha addirittura invitato i parlamentari a non rendersi “supini dei pm”, che “vedono la mafia dappertutto”.
Le sue dichiarazioni, contraddizioni, giravolte e bugie, per non parlare delle controriforme giudiziarie e (in)costituzionali in parte minacciate e in parte già avviate, fanno di Nordio un personaggio imbarazzante per una parte della sua stessa maggioranza e soprattutto per ogni cittadino onesto: un soggetto che non può restare un minuto di più al vertice del Ministero della Giustizia.
Ci appelliamo ai presidenti della Repubblica e del Consiglio perché lo inducano immediatamente alle dimissioni e alle opposizioni perché presentino nei suoi confronti una mozione di sfiducia individuale.
Il Fatto Quotidiano e i suoi lettori si impegnano fin da ora a raccogliere le firme per un referendum abrogativo, nel caso in cui le controriforme minacciate e avviate da Nordio contro la Giustizia, contrarie alla Costituzione, alle convenzioni internazionali e alla giurisprudenza delle Corti europee, diventassero sciaguratamente leggi dello Stato Italiano.
Peter Gomez, Antonio Padellaro e Marco Travaglio
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AGGIORNAMENTO SULLA PETIZIONE |
Meloni difende Nordio. Condividi la petizione su Whatsapp! |
La petizione online del Fatto Quotidiano ha registrato un boom di firme: oltre 130mila da venerdì a oggi. Intanto, un Sondaggio Izi rivela che la “Lotta alle mafie conta più della privacy” e che il 64% degli italiani vuole le intercettazioni. La premier Meloni intanto ha dato “Piena fiducia al ministro”, ma gli ha dato un “cronoprogramma”.
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La pressione sul ministro della Giustizia che Meloni aveva scelto personalmente era troppo forte. Non solo dell’opposizione ma anche della sua maggioranza, con il vicepremier Matteo Salvini che da sabato ha iniziato a cogliere qualsiasi occasione per prendere le distanze da Carlo Nordio. Meloni, con un comunicato ufficiale, spiega che non ci sono contrasti con i ministri (“lavorano tutti in piena sinergia con Palazzo Chigi”) e che nel governo “c’è un ottimo clima”. Poi “ribadisce” la “piena fiducia nel Guardasigilli che ha fortemente voluto a Via Arenula e con il quale mantiene contatti quotidiani”. Infine annuncia un incontro con lui questa settimana “per definire il cronoprogramma delle iniziative necessarie a migliorare lo stato della giustizia italiana”.
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È questo il passaggio chiave del comunicato di Palazzo Chigi: con l’incontro che si terrà nei prossimi giorni, forse già mercoledì, Meloni cercherà di stabilire con Nordio un “cronoprogramma” delle riforme da fare. A partire da abuso d’ufficio e intercettazioni. Lavorando in silenzio e proponendo testi a Palazzo Chigi prima della discussione in Consiglio dei ministri. E soprattutto senza “sparate” all’esterno che possano far tornare un clima di guerra con la magistratura.
Il “cronoprogramma” servirà alla premier perché il tema della giustizia rischia di scoppiarle tra le mani a breve, come successo per la benzina. Anche perché l’opinione pubblica appoggia le riforme di Nordio meno di quanto si possa pensare. Secondo un sondaggio realizzato da Izi Spa e che Il Fatto pubblica in esclusiva, quasi due intervistati su tre (il 63,8%) sono contrari alla limitazione delle intercettazioni proposta dal ministro, contro un 36,2% di favorevoli