In sei anni, vale a dire dall’ottobre 2008, nel faentino si sono persi 1.653 posti di lavoro. Quando è scoppiata la crisi le lavoratrici e i lavoratori occupati nelle 477 aziende che in questo lungo arco di tempo hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali (cassa integrazione ordinaria, speciale e in deroga, contratti di solidarietà) erano 7.650.
La perdita supera dunque il 22 per cento, un posto su cinque. A dirlo è la Cgil provinciale la quale, attraverso il proprio ufficio studi e ricerche, esegue un monitoraggio mensile degli andamenti in tutte le categorie del mondo del lavoro.
Quello dei Comuni della nostra area - Faenza, Castel Bolognese, Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Solarolo - appare come il dato peggiore, in termini percentuali, dell’intero territorio preso in esame e quindi rispetto al ravennate e al lughese. Un dato dovuto sì ai pensionamenti e alle dimissioni volontarie, ma soprattutto alle cessazioni di attività, ai fallimenti, alla messa in mobilità. A ciò si aggiunge un altro elemento: attualmente sono 536 i lavoratori che fruiscono di ammortizzatori sociali.
E’ un quadro drammatico quello che emerge, ma che non dice tutto. A questi dati,
infatti, andrebbero aggiunte le tante persone - precari, stagionali, partite Iva e altri ancora - coinvolte dalla crisi ma non censite perché escluse da ogni forma di integrazione del reddito.
In ambito provinciale, sempre alla data del 31 ottobre scorso, sono più di 33 mila i disoccupati e 3.201 le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione.
Se si esclude il settore bancario e assicurativo, tutti i settori produttivi e dei servizi sono pesantemente interessati da riduzioni di orario.