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«Torniamo a educare i giovani alla solidarietà e facciamo ripartire la speranza» (Matteo Renzi, premier)
«Non è possibile esprimere parere favorevole in quanto la variazione degli stanziamenti è rilevante…» viceministro all’Economia Morando

Il governo Renzi si era impegnato ad un forte rilancio del "servizio civile" ed il premier lo aveva addirittura ribadito nel discorso di insediamento del semestre europeo. Aveva affermato: “L’Europa non sarà mai tale senza un vero volontariato, senza il Servizio Civile Europeo”. Il sottosegretario Bobba, non molti giorni fa aveva dichiarato di aver recuperato i 10 milioni tagliati rispetto a quanto stabilito dal Governo Letta. Fin qui gli annunci.
Ora veniamo alla realtà. Questa è la tabella [pdf] contenuta nella legge di stabilità per il Fondo nazionale per il Servizio Civile. C'è addirittura una riduzione di 8 milioni di euro rispetto al governo Letta. Della promessa del sottosegretario Bobba non si ritrova traccia. L'emendamento dell'on Patriarca (Pd) per portare a 200 milioni lo stanziamento è stato respinto dal Governo (viceministro Morando) per mancanza di risorse. Ecco la fregatura!
Queste le considerazioni contenute in un bell'articolo di Giangiacomo Schiavi "Contrordine del Governo: il servizio civile può attendere" pubblicato sul Corriere della sera.

 

 


 

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A questa domanda tenta di rispondere Marco Bertorello col libro “Non c’è euro che tenga. Per non piegarsi alla moneta unica non serve uscirne”. Ed. Alegre
Guido Iodice ne fa una breve recensione collegando le tesi proposte con alcuni fatti che le confermano.
Questo il link

 

 


 

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Report, la trasmissione di Rai3 diretta da Milena Gabanelli, ha dedicato una parte della puntata di domenica 16 novembre ad Hera, la multiutility che si occupa di raccolta e trattamento rifiuti, distribuzione e vendita di energia elettrica e gas, acquedotti, fognature e depurazione in quasi tutta la Romagna. 
Il servizio di Emanuele Bellano "Le buone acque" ha rivelato e documentato un certo livello di inquinamento presente nel suolo del terreno dell’area industriale dismessa ove sorge la sede centrale della società in centro a Bologna ed ha inoltre puntato il suo obiettivo sui criteri di scelta dei manager della società.

La puntata di Report su Rai3

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Qualcuno che qualcosa ne sa ....  un articolo di Beppe Casadio (*)

A chi qualcosa ne sa, risulta più che paradossale ascoltare affermazioni, sussiegose ed autorevoli, secondo cui il mercato del lavoro italiano sarebbe da decenni sclerotizzato, ingessato da regole pressoché preistoriche, difese contro tutti e a tutti i costi da un sindacato incapace di comprendere gli epocali cambiamenti in corso.
La realtà è pressoché opposta; da un ventennio a questa parte si è prodotto un profluvio di norme, aggiustamenti, piccoli o grandi strappi, accordi stipulati fra questo o quello dei vari governi succedutisi e soggetti sociali presuntivamente rappresentativi, spacciati ogni volta come la grande riforma da tempo attesa. Risultato: un groviglio irrazionale e caotico che costituisce oggi terreno fertile per quasi ogni abuso in danno dei lavoratori, giovani ma non solo.
A chi voglia ragionare con buona coscienza, può risultare utile una sintetica rassegna delle tappe fondamentali di tale devastazione, senza reticenze anche per quanto riguarda le responsabilità principali da attribuire. Alla politica, innanzitutto, ma anche alle rappresentanze imprenditoriali e agli stessi sindacati, tormentati da un ventennio di rapporti unitari difficili e a volte inquinati da gravi cadute di autonomia.
L'intento di chi scrive è di ripercorrere quella complessa vicenda senza farsi trascinare in tecnicismi eccessivi, pur valendosi della esperienza di coordinatore (per quasi un decennio) delle politiche del lavoro per conto della Segreteria Confederale della CGIL.

Una breve stagione di autentico riformismo: il primo governo Prodi
Sconfitto il primo governo Berlusconi - con il fondamentale contributo delle mobilitazioni sindacali - insediatosi nel 1996 il primo governo Prodi, si sviluppò una fase molto costruttiva, perfino entusiasmante, di confronto fra le forze sociali e con il governo. I temi del lavoro - intesi come

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Destra e sinistra esistono ancora?
Due categorie che rappresentano tuttora una sorta di bussola per orientarsi nel paesaggio politico per una larga parte dei cittadini attivi, ma sembrano perdere di efficacia se ci si avvicina a fenomeni come il movimento di Grillo o il prossimo venturo “partito della nazione” di Renzi.

Di tutt’altro avviso è Luciano Gallino che sulla risposta da dare ha pochi dubbi. Nell’articolo “La differenza visibile tra destra e sinistra”, apparso recentemente su “la Repubblica”, riprende l’annosa questione che Norberto Bobbio rilanciò negli anni ’90. Allora la crisi di identità della sinistra già comunista era precipitata nella concreta e disastrosa sconfitta politica dei “progressisti”.

Lì ebbe inizio il ventennio berlusconiano.

Nel 1994 in un breve saggio edito da Donzelli “Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica” che merita ancora oggi di essere riletto e consigliato anche ai più giovani, Bobbio conferma la fondatezza della distinzione e trova che “il criterio rilevante per distinguere la destra e la sinistra è il diverso atteggiamento rispetto all’ideale dell’eguaglianza e il criterio per distinguere l’ala moderata da quella estremista tanto nella destra quanto nella sinistra è il diverso atteggiamento rispetto alla libertà …..”

Oggi Gallino applica quella distinzione (la differenza visibile) alle opposte manifestazioni di piazza S. Giovanni a Roma e della Leopolda a Firenze e ne analizza le caratteristiche.

Un articolo da leggere e ricco di spunti di discussione. Lo trovate a questo link

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Lo scontro politico sul Jobs Act sta, con la manifestazione sindacale di oggi, entra nel vivo, ed è dunque opportuno ricordare alcuni punti centrali del conflitto, tenendo conto di ulteriori elementi che emergono dalla legge di stabilità dell’anno 2015:

  1. Il primo punto è ovviamente quello della permanenza, oppure, della abrogazione o, al contrario, dell’estensione a tutti i lavoratori della fondamentale norma dell’art. 18 dello Statuto, della cui valenza prevenzionistica di licenziamenti arbitrari e antiricattatoria, si è detto più volte, sottolineando la sua funzione di garanzia della dignità del lavoratore che rende logica e naturale la sua estensione e non già la politica della restrizione o abrogazione che il governo Renzi persegue con molta aggressività.

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