Germania. In Sassonia il leader della Cdu, riconfermato, non esclude accordi Così in Turingia, dove però i fascio-populisti sono arrivati primi
Manifestazione anti-fascista nel giorno del voto a Erfurt, in Turingia - Foto Ap
Michael Kretschmer, premier Cdu della Sassonia, non si lascia sfuggire neppure per sbaglio la parola alleanza, ma le sta spalancando veramente le porte del governo di Dresda: «Noi democristiani e Sahra Wagenknecht in teoria siamo compatibili: sul suo partito non pende alcun veto, come invece su Afd e sulla Linke». Lei non se lo fa ripetere due volte: «Parliamone di persona». Mentre nega di essere interessata alla poltrona: «Non chiedo alcun ministero per me».
Non sono trascorse nemmeno ventiquattro ore dall’esito delle urne in Sassonia e Turingia che ha sconvolto il governo di Berlino (e la Commissione di Bruxelles) e già si profila la nuova era politica inimmaginabile anche solo una settimana fa. Per il momento l’ipotesi di coalizione fra i conservatori di centro e i «conservatori di sinistra» – così Wagenknecht definisce ufficialmente la sua Alleanza – è talmente inedita che non si è ancora trovata la bandiera giusta in grado di riassumerla. Tuttavia non è più fanta-politica, anzi.
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Michael Kretschmer, 49 anni, astro crescente della Cdu, si avvia al secondo mandato dopo aver vinto per un soffio la sfida elettorale di domenica scorsa contro Afd. L’Unione democristiana con lui candidato ha conquistato il 31,9% contro il 30,6% del fascio populista Jörg Urban. Alle loro spalle l’annunciato boom dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw): grazie all’11,8% non solo vola al parlamento di Dresda ma diventa pure la terza forza politica nel Land. Nove mesi fa nemmeno esisteva, due giorni fa ha drenato una tal massa di voti dalla Linke da farla finire sotto la soglia di sbarramento (ha raccolto il 4,5%). La Sinistra è rientrata nel Landtag grazie ai mandati diretti nella città di Lipsia.
DUE DEI TRE PARTITI del governo Scholz sono riusciti in qualche modo a contenere l’effetto governo rivelatosi devastante sia in Sassonia che Turingia. Spd e Verdi raccolgono rispettivamente il 7,3% e il 5,1% restituendo la prova della loro scarsa rilevanza fra i tedeschi dell’Est. Eppure entrambi potrebbero risultare decisivi nel caso del patto fra Kretschmer e Wagenknecht che li vedrebbe coinvolti come partner ultra-minoritari necessari per raggiungere una solida maggioranza. A proposito di numeri, ieri è stato limato di poco il risultato annunciato domenica. Cambia poco o nulla, se non che dopo il riconteggio finale Afd ha perso la quota della «minoranza di blocco» che le permetteva di fare ostruzione con peso superiore agli effettivi seggi in Parlamento.
Sahra Wagenknecht
Se volete formare una coalizione con noi, dovete parlare anche con me. Penso che una conversazione personale è più appropriata di una telefonata
IN TURINGIA, INVECE come era stato ampiamente previsto da tutti sondaggi, a dare le carte è stata solo Afd, ormai padre-padrone del Land conquistato con il 32,2% del consenso nonostante la netta sconfitta del filo-nazi Bjorn Höcke, spitzenkandidat dei fascio-populisiti con chiare tendenze antisemite, incapace di vincere il mandato diretto nella propria circoscrizione: è entrato nel Landtag soltanto per merito della lista di Afd in grado di esprimere addirittura il seggio in più per il primo dei non-eletti, cioè lui. Chi immaginava che la vera chiave del successo degli alternativi neri fosse il braccio teso di Hoecke si sbagliava non poco, mentre la tesi della disaffezione del voto vacilla di fronte all’incontrovertibile dato dell’affluenza alle urne, più che sintomatico della rivoluzione politica in corso in Germania.
IL RIFIUTO DEI PARTITI tradizionali – Spd, Verdi e liberali in testa – non si è tradotto nell’aumento dell’astensionismo ma l’esatto contrario: in Sassonia domenica scorsa si è presentato al seggio il 74,4% degli elettori (record nella storia di tutte le elezioni del Land) e anche in Turingia sono visibilmente cresciuti rispetto a un lustro fa, fino al 73,6%. In teoria, sotto il profilo strettamente tecnico, sarebbero quote da trionfo della democrazia liberale; in pratica quest’ultima verrà salvata soltanto se in Turingia resisterà il cosiddetto «cordone democratico» di tutti i partiti contro l’alleanza con Afd. Qui la Cdu è arrivata quasi dieci punti dietro ad Afd (23,6%) e ormai il suo concorrente diretto è la Bsw di Wagenknecht (15,8%).
Come in Sassonia anche in Turingia la Spd con il 6,1% non perde granché rispetto alle scorse elezioni ma gli ambientalisti restano fuori dal parlamento per colpa del magro 3,2% raccolto.
Anche qui, l’ago della bilancia sarà il Bsw forte del 15,8% anche se la Linke a differenza della Sassonia ha centrato un target superiore ai sondaggi (13,1%) e in teoria può ancora giocare un ruolo fondamentale nel Land che ha governato per dieci anni consecutivi.
«Dopo le elezioni in Sassonia e Turingia sono necessarie nuove elezioni federali» tuona Alice Weidel, leader nazionale di Afd. Ancora prima di Sahra Wagenknecht, e a maggior ragione dopo lo scivolone elettorale di Höcke, la capa degli alternativi è la donna che sta cambiando il volto della Germania per ora dell’Est. «Il prossimo passo è convincere anche i tedeschi dell’Ovest» è il suo obiettivo non più a lungo termine