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La resa dei conti. Castellone: «Basta attacchi al fondatore». E Todde mette le mani avanti: «Ormai siamo una forza progressista». Il primo incontro tra il fondatore e i suoi sostenitori potrebbe tenersi a metà settembre

Sostenitori del Movimento 5 Stelle Sostenitori del Movimento 5 Stelle - Lapresse

Una volta esplicitato l’oggetto del contendere, con lo scambio epistolare tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte e i «tre pilastri» da preservare evocati dal primo (il nome, il simbolo e il tetto dei due mandati), il dibattito dentro il Movimento 5 Stelle attorno all’«assemblea costituente» del 19 e 20 ottobre prossimi comincia a infittirsi. Un tassello lo ha messo domenica scorsa Alessandra Todde alla Festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia. Secondo la presidente della Regione Sardegna ormai lo schieramento del M5S nel campo del centrosinistra è imprescindibile. «Abbiamo deciso, con la carta dei principi e dei valori, che il M5S fa parte del campo progressista e questo è un fatto da cui non si può tornare indietro» ha detto dialogando con Pierluigi Bersani. Al punto di porre questa scelta di campo come condizione per la sua permanenza tra i 5 Stelle. «Se mai l’assemblea dovesse decidere un’altra collocazione, ne prenderò atto, perché la mia collocazione è di donna progressista e non posso pensare di essere messa in un altro contesto – assicura Todde – Abbiamo fatto una battaglia per andare in Europa in un gruppo di sinistra. A me non piace chiamarlo campo largo, mi piace di più campo progressista. I valori sono gli stessi, tenere la schiena dritta di fronte al fascismo è lo stesso».

IERI SI È REGISTRATA anche l’uscita di Mariolina Castellone. È la prima volta che una parlamentare di peso pentastellata esprime una posizione in difesa di Beppe Grillo. La vicepresidente del senato stigmatizza «le risposte scomposte, aggressive alla lettera di Beppe, che per me racchiudeva concetti scontati per tutti noi». Da qui, un sospetto che pare un’insinuazione pesante: «Ho purtroppo percepito che il vero obiettivo di questo processo che stiamo affrontando sia in realtà quello di fare definitivamente quel ‘salto di specie’, restando in ambito scientifico, che ci trasformerà in qualcos’altro, dando vita a un qualche tipo di ‘mostro’». «La strategia posta in essere per questa involuzione – prosegue Castellone – è quella di abbattere l’ultimo argine di resistenza, che è rappresentato dal nostro garante, e con lui da quei pochi che non si sono mai piegati al volere del capo di turno». Ancora una volta «Sul tema del secondo mandato mi sono già espressa più volte, e posso solo dire che è davvero triste vedere che il superamento di questo vincolo sia diventato l’unico obiettivo per i molti (o i pochi) che ne trarranno beneficio». E ancora: «Una costituente, per quanto importante, non può e non deve trasformare un Movimento come il nostro in un partito tradizionale. Non è accettabile che si apra una costituente per rilanciare il M5S, e alla fine si esca come la brutta copia di un qualunque altro partito». Da via Campo Marzio lasciano trapelare che questa uscita non è da considerarsi come attacco a Conte e alle sue posizioni, ma al contrario come prova di un dibattito libero, oltre l’ingessatura di un confronto a due.

RESTA IL FATTO che il fronte pro-Grillo si sta organizzando. Verso metà settembre a Roma potrebbe tenersi l’incontro tra il garante e i suoi sostenitori. Allo scopo, dice uno dei promotori dell’iniziativa, di «difendere i principi per cui è nato il M5S e non infangare tutto il lavoro fatto in questi anni». All’indomani dello scontro tra Grillo e Conte, undici ex parlamentari pentastellati avevano scritto una lettera contro il presidente del M5S e in difesa del fondatore: chiedevano al primo di prendersi «le sue responsabilità». «Bisogna fermare la deriva in corso – spiega chi lavora all’appuntamento – Il M5S ha smarrito la propria identità per diventare sempre più partito personale». Il paradosso, non l’unico di questa storia, è che quella lettera era firmata da parlamentari come Nicola Morra, Elio Lannutti e Alessio Villarosa che dal M5S vennero messi alla porta perché non accettarono di votare la fiducia al governo Draghi alla quale aveva lavorato con forza proprio Beppe Grillo. Ma proprio questo è il rischio che incombe sulla testa di Conte: che una coalizione senza alcuna coerenza logica prima che politica si formi attorno a Grilo per rivendicare il ritorno alle origini