LA MARCIA DEI 600MILA. Tutti i leader del Front Populaire in piazza. A sorpresa si candida anche Hollande. Tensioni interne alla sinistra sui nomi scomodi
Un particolare della manifestazione di Parigi - Ansa
Centinaia di migliaia di francesi hanno manifestato ieri contro l’estrema destra da un capo all’altro del paese, su invito dei sindacati, di numerose associazioni e dietro agli striscioni del Nouveau Front Populaire, la coalizione elettorale delle sinistre. Con la benedizione di Marcus Thuram, figlio d’arte, attaccante dell’Inter e della nazionale francese: «Bisogna andare a votare, e battersi giorno dopo giorno affinché il Rassemblement National non vinca».
Secondo la Cgt, almeno 600mila persone hanno marciato in tutta la Francia, delle quali 250mila a Parigi. Un «sussulto democratico e sociale» contro l’avanzata di Marine Le Pen, organizzato dal pezzo più grosso dell’intersindacale (tra le sigle, la Cgt, la Cfdt e Solidaires) che l’anno scorso aveva guidato il movimento contro la riforma delle pensioni voluta da Macron. Qualche incidente è scoppiato qua e là a Parigi e a Nantes, quando la polizia si è scontrata con la testa del corteo utilizzando gas lacrimogeni, senza troppe conseguenze. In testa al corteo parigino, uno striscione ha riassunto efficacemente il senso della giornata: sans la rue pas de Front Populaire, senza la mobilitazione generale, il Front Populaire ha poche speranze.
LA MOBILITAZIONE della base della sinistra francese, galvanizzata dall’unione delle sinistre e determinata a ostacolare l’arrivo dell’estrema destra al potere, è stata fondamentale per spingere i partiti a concludere un accordo storico, e lo sarà altrettanto per dare all’alleanza della gauche una chance di vittoria nelle urne.
«È un segnale molto forte di speranza», ha detto Sophie Binet, la segretaria della Cgt, assediata dai giornalisti, «non diciamo solo ‘no all’estrema destra’, ma diciamo anche che vogliamo delle alternative sociali e progressiste, vogliamo l’aumento dei salari e delle pensioni, l’investimento nei servizi pubblici, vogliamo il progresso sociale e ambientale».
I LEADER DEI PARTITI del Front hanno sfilato tutti assieme, dietro a un grande striscione nel mezzo del corteo, appena rallentato dalla fiumana di persone. «Emmanuel Macron ha voluto dividerci, ma in realtà ci ha riunito assieme», ha detto Manon Aubry, capolista della France Insoumise alle europee. Un ottimismo condiviso da Marine Tondelier, la presidentessa dei Verdi, che assicura che «spegneremo la fiamma del Front National», in riferimento al simbolo del partito lepenista, ispirato alla fiamma dell’Msi.
Se la massiccia partecipazione popolare alle manifestazioni è un dato incoraggiante per le sorti del Front Populaire, le divisioni interne ed esterne alla coalizione continuano a piagare le organizzazioni della sinistra, che stanno depositando le liste dei candidati proprio in questi giorni.
Mentre i manifestanti marciavano in tutto il paese, François Hollande ha annunciato a sorpresa la propria candidatura nel suo feudo della Corrèze. «Non ne sapevo niente», ha detto il leader socilista Olivier Faure in tv, «ma dal momento che sostiene la coalizione, l’essenziale è essere aperti a ogni tendenza».
L’EX-PRESIDENTE della Repubblica, di cui Macron è stato per un breve tempo il ministro dell’economia, ha detto che era necessario «prendere una decisione eccezionale, di fronte a una situazione eccezionale». Il Ps, dal canto suo, ha «preso atto» della scelta della federazione locale del partito di presentarlo sotto i colori del Front Populaire.
La candidatura di Hollande, figura della destra del partito socialista e detestato da una buona fetta della sinistra francese, si è aggiunta a un’altra candidatura controversa: quella di Aurélien Rousseau, ex-capo di gabinetto di Élisabeth Borne e tra gli artefici della riforma delle pensioni di Macron, poi uscito in polemica dalla macronie a dicembre. Rousseau è sostenuto da Place Publique, il partitino di Raphaël Glucksmann, capolista del Ps alle elezioni europee.
ANCHE NELL’EMISFERO sinistro della coalizione si sono registrate scosse telluriche. Lfi ha infatti deciso di non ricandidare alcuni deputati di lungo corso, come Alexis Corbière e Danielle Simonnet. Quest’ultima ha denunciato una «purga» in piena regola, volta a tagliare fuori dal partito delle figure giudicate, negli ultimi tempi, troppo critiche nei confronti di Jean-Luc Mélenchon.
La decisione ha creato scompiglio tra gli alleati, che hanno invitato Lfi a reintegrare i «purgati», i quali hanno annunciato l’intenzione di candidarsi lo stesso, malgrado l’assenza di sostegno del partito. Una decisione che ha creato sconforto tra i militanti, in particolare dal momento che l’ex-figura di spicco di Lfi Adrien Quatennens, deputato di Lille, è stato riconfermato nonostante la condanna nel 2022 per violenze domestiche e le critiche dei movimenti femministi.
Davanti al rifiuto di Quatennens di fare un passo indietro, la giurista femminista Amy Bah, del collettivo Nous Toutes, ha deciso di presentarsi nella stessa circoscrizione. «Sostengo appieno il programma del Nouveau Front Populaire», ha detto Amy Bah ai media francesi, «ma non potevo più restare impassibile di fronte a questa situazione»