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VERSO LE EUROPEE. «Eretici», ex sindaci e radicamento nelle città. «Abbiamo una proposta politica credibile, saremo noi la sorpresa delle urne»

Chiusura della campagna elettorale per le elezioni europee di Alleanza Verdi Sinistra Chiusura della campagna elettorale per le elezioni europee di Alleanza Verdi Sinistra - Stefano Porta / LaPresse

Due giorni fa, la chiusura ufficiale della campagna elettorale a Torino, in una piazza Castello gremite. Ieri, un ultimo evento a Monza, la città di Ilaria Salis. Dalle parti di Alleanza Verdi Sinistra circola un (prudente ma convinto) atteggiamento positivo nei confronti di questa tornata europea. Il cronista deve registrarlo perché è un sentimento diffuso che è indice anche di un dato politico, oltre che del consueto (e obbligatorio, per chi si trova in campagna elettorale) ottimismo della volontà

L’idea è che attorno alla questione, simbolica e al tempo stesso molto concreta, di Salis e del voto per liberarla dalle grinfie dell’Ungheria di Orban e sottrarla alle ombre della peggiore Europa, si sia coagulata una compagine plurale e aperta, contraddittoria come succede quando si aprono processi inediti e non del tutto pianificati a tavolino. L’impressione è che si siano mobilitate forze ed energie che eccedono il perimetro di Avs e che potrebbero fare davvero la differenza.

Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, ha detto a questo giornale che da domenica sera potrebbe addirittura chiudersi la più che decennale stagione della marginalità della sinistra in questo paese. «Saremo la sorpresa dell’appuntamento elettorale – ha ribadito ieri Fratoianni -. Perché Avs rappresenta con i propri candidati una proposta politica credibile, perché ha avuto parole nette sulle questioni cruciali con cui si misurano i cittadini, e perché ha costruito liste in grado di indicare un manifesto politico dell’Europa che vogliamo e di quella che non vogliamo».

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Sarà interessante capire in che misura quel «di più» che ha deciso di convergere a difesa della maestra antifascista costretta a Budapest (o a sostegno di Mimmo Lucano, per dire un altro dei candidati «eretici» e indipendenti nelle liste di Avs) marcherà le percentuali elettorali.

Questo pezzo di sinistra ampia, sociale, fatta di movimenti e opinione pubblica non rassegnata, non è l’unico fattore determinante. I profili di alcuni dei candidati di Avs mirano a raccogliere porzioni di elettorato più tradizionalmente di centrosinistra. Ignazio Marino, Leoluca Orlando e altre personalità meno note sul piano nazionale ma significative nei contesti locali parlano a quel popolo largo che un anno e mezzo fa ha contribuito (ribaltando il giudizio degli iscritti al Pd) a far diventare Elly Schlein segretaria del Pd e che adesso scegliendo Avs vuole continuare quell’operazione corsara provando a trascinare tutta la potenziale coalizione su posizioni più riconoscibili.

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A cavallo di questi due mondi, a far da tramite tra una sinistra sociale diffusa sul territorio e una galassia di centrosinistra che ha bisogno di trovare maggiore decisione per costruire l’alternativa a Meloni, ci sono figure come quella di Massimiliano Smeriglio, che da tempo anima una rete nazionale di esperienze civiche: è la sinistra che si ritrova spesso nei territori ma che fatica a trovare spazio sulla scena politica nazionale.

La scommessa di Avs, tutt’altro che già vinta, si gioca sulla possibilità che questi mondi, che da anni non dialogano o faticano a ritrovarsi, facciano massa critica alle urne. Si gioca su di un terreno che per certi versi assomiglia a quelle che hanno condotto al successo negli anni scorsi diversi partiti della sinistra in Europa (con una differenza sostanziale: qui non c’è un unico leader e non è prevista la verticalizzazione del «populismo di sinistra» teorizzata da Ernesto Laclau) e che per paradosso arriva proprio quando quelle esperienze in giro per il continente sono in preda a rotture, divisioni e crisi che ricordano la storia della sinistra italiana. Se la partita delle urne dovesse andare come sperano, inoltre, se ne aprirebbe una più grande e rischiosa: Fratoianni, Bonelli e compagni avranno il compito di gestire e aprirsi alla composizione plurale che hanno attraversato nella campagna elettorale