«Giorgia Meloni dimentica che molti cittadini italiani che vivono in altri paesi europei beneficiano di misure analoghe all’assegno unico, quindi è giusto che anche i cittadini francesi o spagnoli che lavorano in Italia abbiano questo diritto. È una conquista di civiltà, altro che follia. Meloni rispetti le regole europee» cosi Ugo Biggeri, fondatore di Banca etica e attuale candidato alle europee nelle liste del M5S risponde alle dichiarazioni della presidente del consiglio sulla «follia» della procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea sull’assegno unico del governo.
Meloni si dice sicura che la prossima Commissione Ue cancellerà questa procedura. Lei che maggioranza immagina dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno?
Io penso che i partiti di destra saranno più forti ma non decisivi. La spaccatura dentro Id è insanabile e li indebolisce parecchio, inoltre anche dentro Ecr ci sono partiti impresentabili, penso a Zemmour o al polacco Pische è incompatibile con il popolare Tusk. Le forze europeiste devono sotterrare l’ascia da guerra e collaborare per il bene comune. Per quanto ci riguarda faremo valere i nostri voti, non firmeremo nessuna cambiare in bianco ma lotteremo per spostare l’asse della futura maggioranza verso politiche progressiste, di pace e di maggiore giustizia sociale.
È stato uno dei promotori della legge 185 del 1990 sul controllo del commercio di armi. Pensa che oggi quella legislazione venga elusa?
L’attuale governo vorrebbe modificare la legge e avere così mani libere sull’export di armi. Mediobanca ha recentemente pubblicato uno studio in cui stima la spesa globale per la difesa nel 2023 al 2,3% del PIL mondiale, è il suo massimo storico. Queste spese sottraggono risorse preziose alla sanità e all’istruzione e ci costano due volte: con la sottrazione di risorse ai bilanci pubblici e con i costi umanitari, ambientali e delle distruzioni che comportano.
Applicherebbe tutto ciò in Ue?
La legge 185 andrebbe esportata in Europa imponendo, sul modello della finanza etica, trasparenza sugli affari delle banche con le industrie belliche.
Quale fondatore di Rete Lilliput e poi come delegato al Wto ha osservato da vicino la fase della globalizzazione vincente. La guerra è figlia anche della crisi di quel modello economico?
Sì. Ho molto apprezzato la recente analisi pubblicata lo scorso primo maggio dal premio Nobel Joseph Stiglitz che lega l’ascesa delle destre fanatiche e nazionaliste alle storture della globalizzazione governata dai principi che Stiglitz definisce neo-liberali. Il neoliberalismo non ha realizzato quello che ha promesso e anzi, in alcuni paesi ha aumentato le diseguaglianze e la precarietà. In Italia dopo la crisi del 2009-2011 sono stati chiusi centinaia di piccoli ospedali e le scuole sono state accorpate creando le cosiddette classi pollaio. La nostra critica a questo modello di sviluppo è radicale: non ha solo peggiorato l’economia, il che sarebbe già grave di per se, ma ha creato le condizioni per il ritorno dei nazionalismi che hanno funestato la storia europea. Ai leader europei che in questi giorni stanno facendo a gara a elogiare i vari Meloni, Abascal o Wilders io dico: fermatevi e leggete i libri di storia. L’alternativa c’è ed è rappresentata dal rafforzamento dell’Europa sociale, dal reddito minimo europeo e a da politiche di sviluppo che non lascino nessuno indietro.
Dalla finanza etica al M5S: come descriverebbe il suo percorso?
La parola giusta è coerenza. Ho dedicato tutta la mia vita contro il commercio sfrenato di armi e per una finanza etica che sostenesse cittadini e imprese senza speculare sui loro risparmi. Nel M5S e in Giuseppe Conte ho trovato grande attenzione e sensibilità su questi temi. Quindi considero la mia candidatura con loro come un passaggio naturale, poi ho molto apprezzato l’idea di inserire nel simbolo la parola pace. Gli attuali leader europei hanno dimenticato che i padri fondatori dell’Ue l’hanno concepita come antitesi alle guerre. Contro l’attuale corsa al riarmo, condivisa nel voto al parlamento europeo da tutti i partiti di destra e sinistra, gli italiani che si riconoscono nei valori della pace devono impugnare la matita e dare un segnale forte nell’urna.
Che campagna elettorale sta facendo?
Il mio punto di forza sono i contenuti e su questo baso la mia prima campagna elettorale. Ho visto sui social che c’è chi fa leva su meme costruiti con l’intelligenza artificiale nascondendo così il vuoto di proposte e idee. Io invece incontro il mondo della società civile, le associazioni cattoliche e quelle dell’ambientalismo e del pacifismo. Ho avviato anche un dialogo con le piccole e medie imprese: transizione ecologica e gestione delle migrazioni possono essere delle opportunità se indirizziamo adeguatamente le politiche europee