SENATO. Voto unanime in commissione. Il dem Giorgis: «Un piccolo segnale di resipiscenza della maggioranza, ma faremo di tutto per fermare un provvedimento che spacca l'Italia»
Il senatore Pd Andrea Giorgis - LaPresse
Il Pd riesce a infilare una correzione nel disegno di legge leghista sull’autonomia differenziata. Ieri in commissione Affari costituzionali al Senato è arrivato il via libera (unanime) a un emendamento del dem Andrea Giorgis che rende «modificabile» e persino «revocabile» l’autonomia che lo Stato, una volta approvata la legge, potrà concedere alla regioni che la chiederanno.
«Con questa modifica chiariamo che l’interesse nazionale prevale su tutto, e che esso viene tutelato se la differenziazione delle Regioni va a lederlo», spiega Giorgis. «Abbiamo registrato qualche primo piccolo segnale di resipiscenza da parte della maggioranza. Vedremo nel prosieguo dei lavori se ascolteranno le nostre fondate obiezioni su un testo che rischia di compromettere la coesione sociale e politica dell’Italia».
Calderoli esce dall’aula soddisfatto e così anche il presidente della commissione Alberto Balboni di Fdi: «È così che si deve lavorare in Parlamento. Alcune osservazioni dell’opposizione sono state accolte perché erano fondate». Il ministro per gli Affari regionali tira un sospiro di sollievo e spera di aver schivato l’ostruzionismo delle opposizioni: «Lo scontro nelle precedenti sedute era nato su contenuti estranei al disegno di legge». Approvato all’unanimità anche un emendamento di Fdi che riguarda le isole maggiori e prevede che, nel momento in cui verranno decisi i Livelli essenziali di prestazione (Lep) e relativi costi standard, si dovrà «tener conto degli svantaggi derivanti dall’insularità», a tutela di Sicilia e Sardegna.
Pd, M5S e verdi-sinistra puntano comunque a rallentare i lavori e, nonostante il clima di ieri, non rinunciano alla battaglia contro l’autonomia. «Vogliamo scongiurare il pericolo di un provvedimento che rischia di spaccare e dividere il Paese, a danno di tutta l’Italia e non solo della sua parte oggi più fragile. Noi faremo di tutto», spiega Giorgis. Le opposizioni, complice la legge di Bilancio che inizierà il proprio iter proprio in Senato a metà ottobre, puntano a far arrivare il via libera del Senato solo a inizio 2024. Visto che il ddl dovrà poi passare alla Camera, il sì definitivo potrebbe non esserci prima delle europee di giugno, indebolendo così la campagna elettorale della Lega che non potrebbe sventolare il trofeo davanti agli elettori di Lombardia e Veneto.
La mossa di Calderoli di dare il via libera ad alcuni emendamenti Pd nasce dunque dalla volontà di allentare l’ostruzionismo, che era partito mercoledì. La Commissione tornerà a riunirsi il 12 settembre, per concludere il voto degli emendamenti sul primo articolo, che enuncia solo principi e criteri, per poi proseguire con quelli al secondo, che tratta delle procedure per stabilire le intese tra lo Stato e le Regioni. Si attenderà l’audizione di Sabino Cassese, presidente del Comitato per i Lep, attorno al 20 settembre, prima di iniziare l’esame degli emendamenti all’articolo 3, che riguarda la definizione degli stessi Lep e dei relativi fabbisogni standard. Ad oggi sono stati esaminati circa 30 emendamenti su 600