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POLITICA. Lettera della premier a Bonaccini: «Stanziati già 4,5 miliardi», ma per il presidente dell’Emilia-Romagna e i sindaci: «Nulla è arrivato»

La ferrovia di Conselice (Ravenna) un mese dopo l’alluvione Ansa La ferrovia di Conselice (Ravenna) un mese dopo l’alluvione - Ansa

È sempre più feroce lo scontro sui fondi destinati alla Romagna colpita dall’alluvione. Dopo la lettera scritta al governo da Stefano Bonaccini e dai sindaci delle zone colpite per sollecitare lo stanziamento di fondi, Giorgia Meloni ha risposto con una missiva di cinque pagine indirizzata al presidente della Regione: «Il governo ha già stanziato 4,5 miliardi per la ricostruzione delle zone alluvionate. Uno degli obiettivi dell’Esecutivo è anche quello, oltre alla messa in sicurezza e alla ricostruzione delle infrastrutture, di risarcire tutti i privati che hanno subito danni». Meloni insiste poi sulla «richiesta di acquisire i dati relativi alla cura e manutenzione di questo territorio, richiesti già nel primo incontro e ancora oggi non trasmessi dalla Regione e che si rendono comunque indispensabili per verificare quale fosse la situazione di cura e sicurezza idrogeologica prima dell’alluvione. Chi abita e lavora in quelle zone ha il diritto di vivere senza il timore di trovarsi ciclicamente colpito da eventi simili come invece sta avvenendo sempre più spesso in Romagna». Ed in effetti sul lato della sicurezza idrogeologica e cura del territorio, da tempo anche le associazioni ambientaliste e l’Ispra evidenziano che l’Emilia Romagna svetta per consumo di suolo in zone alluvionali e a rischio.

La lettera di Meloni ha fatto però infuriare Bonaccini e sindaci. «Al di là di quanto attivato da me insieme al Dipartimento nazionale di Protezione civile, nulla è arrivato in termini di indennizzi a famiglie e imprese colpite: certo, i due Decreti adottati dal Governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese».

Anche secondo il sindaco di Ravenna Michele de Pascale «la lettera purtroppo è totalmente negativa, prosegue nella narrazione surreale dei 4,5 miliardi già spesi dal governo per cittadini, imprese e opere pubbliche; rinvia ad ottobre le nostre due proposte per avere subito risorse reali per gli indennizzi a famiglie e imprese ed elude completamente la nostra richiesta di incontrarla subito personalmente per decidere insieme come procedere. In analogia con il Terremoto dell’Emilia nel 2012 chiedevamo anche di prevedere un credito di imposta, finanziato con mutuo contratto dallo stato, che permetta a famiglie e imprese di detrarsi dalle tasse tutte le spese sostenute per il ripristino dei danni. La premier ci ha risposto che la misura è in fase di studio da parte del Governo sin dal primo decreto ma ancora le strutture tecniche non hanno elaborato una proposta. Tre mesi per studiare un meccanismo già utilizzato? – chiede De Pascale, sottolineando – sarebbe meglio che la premier tornasse in Romagna, nei luoghi più colpiti, e che, se non si fida dei Sindaci (anche di quelli di centrodestra a quanto pare), dei sindacati e di tutte le associazioni di impresa, ascoltasse direttamente le persone colpite». Ma al fate presto, la prima ministra risponde: «È necessario non cedere ad una fretta e una frenesia che pare rispondere più al desiderio di qualcuno di avere un po’ di visibilità alimentando polemiche utili a qualche parte politica».

«Con i propri limitati bilanci, i Comuni non hanno più margini per intervenire economicamente oltre a quanto già fatto – sottolinea al manifesto il sindaco di Faenza Massimo Isola – Non è una polemica politica, è una questione ormai pratica. I cittadini a parte il piccolo contributo di sollievo dato dalla Regione e Protezione Civile, non hanno la certezza che neppure una piccola parte delle loro spese per la ristrutturazione della casa possa essere rimborsata, e non parliamo certamente del 100% come promesso in origine dalla Meloni. Come comuni abbiamo inoltre bisogno di personale in più per far fronte alle richieste anche burocratiche dei cittadini alluvionati. La struttura commissariale deve essere messa a fianco dei comuni».

Il sindaco di Cesena, Enzo Lattuca è colpito dalla freddezza che traspare dalla lettera di Meloni: «La premier mi sembra distante dalla realtà, e conferma la distanza con cui si sta occupando delle nostre vicende. Il tempo invece è vitale, sia per i Comuni che devono ricostruire che per i cittadini. Da quando è stato nominato commissario Figliuolo – fa notare Lattuca – il governo non ha più parlato dell’alluvione, come se la volesse nascondere. Da maggio la premier non è più tornata in Romagna, e questo è molto strano».

Anche a Lugo il primo cittadino Davide Ranalli commenta amareggiato: «Nei nostri territori i cittadini stanno vivendo nell’incertezza più totale e sentono forte la paura di essere dimenticati, di non essere considerati. I colleghi sindaci hanno avanzato proposte, se non le si vuole considerare si diano alternative ma soprattutto si agisca»