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“Ricostruire velocemente e mettere in sicurezza il territorio, sono le parole d’ordine di questi giorni. Nella realtà sembra andare tutto a rilento. Prima l’ordinanza 1010 del dipartimento di Protezione Civile del 22 giugno 2023, poi il Decreto legge 5 luglio 2023, n. 88 e la nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo a Commissario straordinario alla ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione verificatasi a far data dal 1° maggio 2023 che resterà in carica sino al 30 giugno 2024. Speriamo in una accelerazione e a degli sviluppi concreti, alla possibilità di intervenire il prima possibile su un territorio devastato; se non si interviene prima delle piogge, e siamo già a fine luglio, il numero degli attuali sfollati raddoppierà. Oggi è il 20 luglio, due mesi fa in Romagna avevamo appena passato il secondo evento meteo-idrogeologico del 16 e 17 maggio con fiumi straripati e frane in montagna, noi romagnoli immaginavamo qualcosa di difficile, sicuramente non un’apocalisse, la memoria anche in questo caso ci ha tradito. Parlo della memoria, che ci avrebbe dovuto ricordare quanto accaduto nel 1939, le cronache di allora, e la memoria di tutte le situazioni di criticità succedutesi negli anni”. Ad affermarlo è Paride Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna. 

“L’enorme quantità di pioggia dello scorso maggio, superiore anche a quella del 1939, non ci esime però dal lanciare l’ennesimo appello (forse inutile) per una maggiore attenzione nella gestione del nostro territorio e di adeguarci a quelli che sembrano gli standard futuri del clima. Se continuiamo a invocare quali principali problemi la pulizia dei fiumi e l’eliminazione delle nutrie, delle volpi, dei tassi, degli istrici e l’innalzamento degli argini sicuramente non abbiamo capito nulla  – continua Antolini – e ci prepariamo al prossimo catastrofico evento. Il vero tema è dare spazio all’acqua, dare spazio ai fiumi, e imparare a convivere con un sistema molto complesso, solo così possiamo affrontare il futuro e continuare ad interagire con il territorio.”
 

“Nello stesso tempo occorre un’attenta valutazione per rimediare agli errori del passato e, soprattutto, un’attenta analisi sulle aree edificate e in previsione edificatoria situate in prossimità dei fiumi. A monte della via Emilia le aree allagabili, i così detti “terrazzi alluvionali di fondovalle”, formati dai depositi dei fiumi negli ultimi 2000 anni, devono mantenere una destinazione agricola e non essere interessati da costruzioni. Queste aree classificate, nella carta geologica regionale, con la sigla AES8a, devono essere mantenute libere da edifici, e costituire aree di laminazione naturale per i fiumi. Da ora in avanti occorre un energico intervento sulla pianificazione, una revisione generale delle previsioni di sviluppo scegliendo o, meglio, imponendo il massimo rigore” conclude Paride Antolini.

Frana