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Il segretario Cgil: "Serve subito un intervento per famiglie e aziende, prima del voto: Draghi ci convochi subito. Redistribuiamo gli utili record di energia, banche e farmaceutici". E sulla campagna elettorale: "Il sindacato non è neutrale, ma autonomo. Sono i partiti che copiano pezzetti delle nostre idee, come la Lega con Quota 41"

Maurizio Landini (Cgil): “Prendiamo i profitti extra di tutte le imprese. Solo così il Paese si salva”

 

ROMA - "Siamo dentro una pandemia energetica e salariale, sono molto preoccupato che a un certo punto la situazione scappi di mano, con il gas razionato, i lavoratori in Cig a metà stipendio e le bollette raddoppiate", dice Maurizio Landini, leader della Cgil. "Sarebbe la tempesta perfetta, il rischio sociale elevatissimo. Ecco perché serve subito un nuovo intervento per famiglie e imprese da finanziare ridistribuendo tutti gli extraprofitti, non solo quelli delle aziende energetiche, ma ad esempio anche quelli di banche e farmaceutici, mai così alti da 10-12 anni".

Segretario, cosa si può chiedere a un governo dimissionario e con le elezioni tra meno di un mese?
"Non ci possiamo permettere di aspettare il nuovo esecutivo o le decisioni dell'Europa sul tetto al gas o su come sconnettere il prezzo dell'elettricità dal gas. Ora è il momento di agire già nei prossimi giorni, abbiamo bisogno di risposte e decisioni ai primi di settembre. Il premier Draghi convochi le parti sociali, imprese e sindacati, come durante il Covid quando il protocollo sulla sicurezza ha consentito al Paese di continuare a lavorare senza chiudere".

Cosa si aspetta dal premier?
"Il decreto Aiuti bis di luglio da 14 miliardi è in Parlamento, ma non basta e va adeguato. Bisogna definire interventi di emergenza e un piano strategico per l'autonomia energetica fondato sulle fonti rinnovabili che è anche un modo di guardare al futuro e a una nuova politica industriale. Capisco che siamo in campagna elettorale, ma servono risposte straordinarie a un momento straordinario. E la responsabilità di tutti, anche delle forze politiche".

 

Sospendere la campagna elettorale aiuterebbe?
"Non si sospende la democrazia. Anzi spero che in tanti vadano a votare perché lo scollamento tra le persone e la rappresentanza politica è impressionante visto che il 50% non vota più. Oramai non si parla più di lavoro da tanto tempo e non solo in questa campagna elettorale. Ma metà del Paese non arriva alla fine del mese, dilaga la precarietà, si continua a morire sul lavoro. In una strage permanente".

Ha segnali di deterioramento dell'economia italiana?
"Nei mesi di giugno e luglio molte aziende hanno cominciato a registrare un calo di ordini e molte di loro hanno allungato le chiusure estive. Tutti insieme dobbiamo evitare il rischio di avere nei prossimi mesi imprese che cessano, chiudono e licenziano".

Tassare gli extraprofitti delle aziende energetiche si sta rivelando più complicato del previsto. Molte non hanno versato l'acconto di giugno. E alcune utility vogliono impugnare la norma per incostituzionalità. Come si risolve?
"Non so se è chiaro, ma la situazione è drammatica. Chi fa extraprofitti - e li fa perché chi lavora ha pagato bollette esorbitanti per la speculazione oppure perché ha guadagnato moltissimo con la pandemia - ha una responsabilità sociale. Non stiamo parlando di un intervento strutturale, ma di redistribuire l'extra - non gli utili ordinari, ma l'extra - a lavoratori, pensionati e imprese che rischiano di saltare. Singolare poi che soggetti, alcuni dei quali a controllo pubblico, possano dire che la tassa è incostituzionale. È costituzionale impedire alle persone di arrivare alla fine del mese?".

Quanto pensa si possa ricavare dalla tassa?
"Se il governo dice che gli extraprofitti delle sole aziende energetiche valgono 42 miliardi e con il 25% - circa 10,5 miliardi - ci ha coperto i 200 euro per i redditi fino a 35 mila euro lordi, con il 100% potrebbe distribuire altri 600 euro per mangiare e vivere nei prossimi mesi quando la situazione precipiterà. La dignità viene prima dei profitti e degli extraprofitti. Non si capisce per quale motivo non si possano toccare".

Esiste un piano B? Proponete anche di fare nuovo deficit?
"Gli extraprofitti non sono deficit e bisogna prendere le risorse dove ci sono. Si pone comunque un tema in Europa: dopo il Pnrr è il momento di uscire da logiche di austerity. E poi vorrei dire anche che se ci troviamo in questa situazione è per una guerra nel cuore dell'Europa di cui non si parla più. Quando il cessate il fuoco dovrebbe essere l'obiettivo da raggiungere nei prossimi mesi".

Non si è pentito a luglio di aver preferito il taglio del cuneo temporaneo e la rivalutazione delle pensioni a un più corposo bonus?
"Il corposo bonus il governo non l'hai mai proposto. E in ogni caso rivendico la nostra scelta. Le due cose poi non si escludono. E anzi il 14 settembre, con migliaia di delegate e delegati della Cgil, lanceremo le nostre proposte prima del voto".

Il sindacato entra in campagna elettorale?
"Il sindacato non ha governi amici o nemici. Fa la sua parte chiedendo la riforma del fisco, del lavoro e delle pensioni e della loro rivalutazione. Per cancellare le leggi sbagliate degli anni passati".

Una neutralità di convenienza? Su Quota 41 siete con la Lega. Sulla patrimoniale con il Pd.
"Non siamo neutrali, ma autonomi e pronti a rispondere ai bisogni delle persone: esattamente l'opposto della neutralità. Ci siamo battuti in cinque anni con tre governi diversi, ma non abbiamo cambiato le nostre idee su salario minimo, legalità, precarietà, lavori gravosi. Sono i partiti che prendono pezzettini delle nostre proposte, non il contrario. Ma Quota 100 non ha risolto molto e nessuno ha toccato la Fornero, per cui ora a gennaio c'è uno scalone. La Flat tax è iniqua e non progressiva: lo diciamo da sempre".

Con la crisi energetica in atto, la transizione verde rischia?
"Già da maggio i sindacati avevano chiesto al governo di aprire un tavolo straordinario sulle politiche energetiche. Siamo di fronte a un passaggio epocale che riguarda il futuro della nostra manifattura. Abbiamo bisogno di uscire dalle fonti fossili, eppure ci sono decine e decine di imprese pronte a investire sulle rinnovabili con le pratiche bloccate. Non si può dire che tutto sta cambiando e poi non cambia nulla. Anzi con il rischio di tornare indietro".