CRISI UCRAINA. Dnipro è il nuovo crocevia di chi fugge dal Donbass. A processo nel Donetsk un altro combattente straniero
Soldato ucraino manovra un drone che mostra la posizione dei russi a Severodonetsk - Ap/Oleksandr Ratushniak
Mentre l’esercito ucraino e quello russo si contendono i territori del Donbass continua la fuga dei civili verso ovest. Ieri più di 300 persone sono state evacuate da un treno speciale partito da Pokrovks e diretto verso Dnipro. Se durante la prima fase della guerra Leopoli era diventata il principale centro di raccolta e partenza dei profughi di tutto il Paese, ora che stiamo per entrare nel quarto mese di ostilità Dnipro viene identificata sempre più come il crocevia obbligato di quanti cercano scampo dal tragico contesto del fronte orientale. Il treno partito da Pokrovks ospitava sfollati di Severodonetsk, Slovjiansk, Bakhmut e Popasna. Ovvero dai principali centri degli oblast di Donetsk e Lugansk interessati dagli scontri nelle ultime due settimane. A Severodonetsk, che al momento sarebbe per un terzo sotto il controllo ucraino, ieri è stato bombardato di nuovo l’impianto chimico “Azot”, ormai famoso per esser diventato il più grande rifugio della città. Secondo il governatore regionale, Serhiy Haidai, intervenuto alla televisione nazionale dopo l’attacco, gli ordigni avrebbero scatenato un «potente incendio» causato da una perdita di tonnellate di petrolio. Al momento non è chiaro se l’incendio sia stato domato e quale sia il numero delle vittime e dei feriti.
PROPRIO SU QUESTE CITTÀ si è soffermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo consueto video-messaggio notturno alla nazione, dichiarando che «la Russia vuole distruggere ogni città del Donbass». «Non è un’esagerazione» ha spiegato Zelensky, «come Volnovakha e Mariupol che oggi sono rovine di città un tempo felici» dove si vedono solo «le tracce nere degli incendi e i crateri delle esplosioni». «Questo è tutto ciò che la Russia può dare ai suoi vicini, all’Europa e al mondo» ha concluso il presidente, insistendo ancora una volta sulla necessità di ricevere più armi Occidentali e, soprattutto, più in fretta.
SE È VERO, come affermano molti analisti internazionali, che il governo di Kiev e il suo stato maggiore iniziano a temere la disparità di potenza di fuoco rispetto agli invasori russi, bisogna anche sottolineare che le forniture di armamenti continuano ad arrivare e a essere annunciate senza sosta. Di contro, sembra che le riserve dell’esercito russo inizino a scarseggiare. Nelle scorse settimane abbiamo parlato più volte delle colonne corazzate individuate dai satelliti in direzione di Belgorod e dei depositi nei pressi della frontiera ucraina che continuavano a ricevere nuovi pezzi d’artiglieria e mezzi. Ebbene, questi mezzi ora sarebbero entrati nel Donbass ucraino attraverso le repubbliche separatiste e si sarebbero rivelati per quello che realmente sono: vecchi armamenti dell’epoca sovietica dislocati dai magazzini periferici della Federazione Russa e rimessi in sesto per la guerra in corso. Il problema, ed è questo il principale motivo di preoccupazione degli analisti, è che queste vecchie armi sono molto meno accurate di quelle contemporanee. Di conseguenza, ci si aspetta un aumento significativo dei danni collaterali in seguito a ogni attacco insieme a un numero di morti molto maggiore.
LE AUTORITÀ della repubblica separatista di Donetsk hanno poi annunciato che un altro combattente straniero catturato a Mariupol sarà sottoposto a un processo per «tentato sovvertimento dell’ordine repubblicano». L’uomo, un cittadino sudcoreano catturato insieme ad altri combattenti della legione straniera ucraina, sarà sottoposto a processo nella città di Donetsk nei prossimi giorni, come rivelato dall’agenzia russa Interfax, che non ne ha specificato il nome. Il 9 giugno i primi tre combattenti stranieri processati, due inglesi e un marocchino, erano stati giudicati dallo stesso tribunale e condannati alla pena capitale.
INTANTO, A POCA DISTANZA dal confine, nella regione di Kharkiv, continuano i bombardamenti. Il sindaco di Kharkiv, Igor Terekhov, ha dichiarato che la città, considerata un obiettivo militare fondamentale nelle prime fasi dell’invasione russa, continua a subire bombardamenti regolari. «L’intensità dei bombardamenti è diminuita» ha spiegato il sindaco, «ma in città vengono utilizzate bombe e razzi di maggiore potenza. La distruzione che vediamo oggi è molto, molto grave». Secondo Terekov la volontà di Mosca sarebbe quella di sabotare il «ritorno alla normalità di Kharkiv». In seguito agli ultimi bombardamenti, secondo i servizi di emergenza regionali, almeno due civili sono stati ricoverati in ospedale. Venerdì le squadre di emergenza hanno rinvenuto altre vittime a Derhachi, una città situata 12 chilometri a nord-ovest di Kharkiv, che è stata bersaglio di una serie di pesanti attacchi nelle ultime settimane.
Anche Sumy è stata nuovamente colpita e il bollettino di sabato ha fatto registrare tre nuovi morti nei villaggi intorno al capoluogo regionale.