FRANCIA. L’adesione sofferta alla Nuova unione popolare scatena la bufera nel Ps, giovedì il voto al Consiglio nazionale sull’intesa raggiunta. Accordi, non esattamente identici, sono stati già siglati con verdi e comunisti
Jean-Luc Mélenchon Ap
Dopo aver concluso un accordo con Europa-Ecologia (Ee) qualche giorno fa e aver firmato con i comunisti (Pcf) nella notte del primo maggio, La France Insoumise (Lfi), che guida la danza della coalizione a sinistra per le legislative forte del 21,9% ottenuto da Jean-Luc Mélenchon al primo turno della presidenziale, ieri, dopo giorni di discussioni, ha concluso un’intesa anche con il Partito socialista. Nel pomeriggio il dialogo è continuato con gli anticapitalisti dell’Npa. La sinistra dovrebbe quindi arrivare unita all’imminente appuntamento elettorale, con l’obiettivo di essere maggioranza e di imporre al presidente rieletto Emanuel Macron una coabitazione, con Mélenchon primo ministro. I manifesti sono pronti da giorni: «Eleggetemi primo ministro» chiede il leader Lfi.
La coalizione intende rivolgersi alla Francia popolare, che da anni si è buttata nelle braccia dell’estrema destra, e mostrare che esiste un’alternativa: il senso di questa coalizione è ritrovare la strada per parlare a un elettorato arrabbiato e disilluso, lontano mille miglia dalla politica di Macron.
Intanto, l’attuale governo di Jean Castex rimarrà in carica fino alla fine del primo mandato di Macron, che scade a mezzanotte del 13 maggio. Il 7 maggio ci sarà la cerimonia ufficiale di investitura per il secondo mandato e Macron prende tempo per nominare un governo transitorio in attesa del risultato delle legislative.
LA FRANCE INSOUMISE aveva sperato di poter spodestare l’estrema destra dal ballottaggio. Non ci è riuscita e ha accusato senza guanti le troppe candidature a sinistra, Fabien Roussel del Pcf e Yannick Jadot dei Verdi, di aver fatto mancare una manciata di voti per battere Marine Le Pen. Nella campagna delle presidenziali ci sono state tensioni e anche insulti tra le varie formazioni, Mélenchon è stato accusato di voler schiacciare i partner, di cercare l’egemonia, è stato criticato soprattutto da socialisti e verdi per le posizioni internazionali, l’Europa, l’Ucraina, la Russia, la Nato. Ma tutto sembra dimenticato in queste ore.
LFI HA NEGOZIATO in forma bilaterale con gli altri partiti. Il risultato sono dei testi di accordo non esattamente identici, con Ee, con il Pcf e con il Ps. Per Mélenchon il progetto è mettere tutti d’accordo dietro un programma che ricalca nei punti-chiave quello dell’Avvenire in comune di Lfi, anche se ha dovuto cedere un po’. Il programma finale della Nuova unione popolare ecologista e sociale (Nupes), che verrà svelato il 7 maggio, giorno del lancio delle investiture per le 577 candidature in tutte le circoscrizioni, contiene l’aumento del salario minimo di 100 euro, a 1.400, la pensione a 60 anni, il blocco dei prezzi per i beni di prima necessità, la fine della monarchia presidenziale con la VI Repubblica. Più controversa, per Verdi e Ps, la questione della “disobbedienza” ai Trattati europei nel caso contraddicano il programma di governo e per il Pcf la questione del nucleare.
NELL’ACCORDO CON IL PS è scritto che c’è «un obiettivo comune: mettere fine al corso liberista e produttivista della Ue e costruire un nuovo progetto al servizio della biforcazione ecologica e solidale. In ragione delle nostre storie, alcuni parlano di disobbedienza, altri di derogare in modo transitorio, ma puntiamo a un eguale obiettivo: poter applicare pienamente il programma di governo». L’Ucraina è stata messa da parte, la Nato anche, sul nucleare i testi di accordo restano vaghi.
Mentre a Europa-Ecologia l’accordo è passato senza troppi contrasti (ma Jadot è silenzioso) e nel Pcf Roussel ammette che «è duro, ma è il prezzo da pagare per ottenere una grande coalizione», nel Ps c’è bufera. I socialisti voteranno sull’intesa della Nupes al Consiglio nazionale, convocato per giovedì, dove il segretario Olivier Faure ha una maggioranza risicata.
Ieri, si è scatenato l’attacco dei vecchi notabili, l’ex presidente François Hollande denuncia «la morte del Ps», i due ex primi ministri Bernard Cazeneuve e Jean-Marc Ayrault annunciano che lasceranno il partito, c’è poi un’opposizione tra gli eletti locali, che apre la strada a candidature dissidenti socialiste. Verdi, Pcf e Ps hanno firmato anche per la prospettiva di avere un gruppo parlamentare (ci vogliono 15 deputati), che significa finanziamenti: Lfi ha concesso 100 circoscrizioni a Ee, 70 al Ps, 50 al Pcf, il resto dei 577 candidati è per il partito di Mélenchon.
NELL’ACCORDO CON IL PS è scritto che c’è «un obiettivo comune: mettere fine al corso liberista e produttivista della Ue e costruire un nuovo progetto al servizio della biforcazione ecologica e solidale. In ragione delle nostre storie, alcuni parlano di disobbedienza, altri di derogare in modo transitorio, ma puntiamo a un eguale obiettivo: poter applicare pienamente il programma di governo». L’Ucraina è stata messa da parte, la Nato anche, sul nucleare i testi di accordo restano vaghi.
Mentre a Europa-Ecologia l’accordo è passato senza troppi contrasti (ma Jadot è silenzioso) e nel Pcf Roussel ammette che «è duro, ma è il prezzo da pagare per ottenere una grande coalizione», nel Ps c’è bufera. I socialisti voteranno sull’intesa della Nupes al Consiglio nazionale, convocato per giovedì, dove il segretario Olivier Faure ha una maggioranza risicata.
Ieri, si è scatenato l’attacco dei vecchi notabili, l’ex presidente François Hollande denuncia «la morte del Ps», i due ex primi ministri Bernard Cazeneuve e Jean-Marc Ayrault annunciano che lasceranno il partito, c’è poi un’opposizione tra gli eletti locali, che apre la strada a candidature dissidenti socialiste. Verdi, Pcf e Ps hanno firmato anche per la prospettiva di avere un gruppo parlamentare (ci vogliono 15 deputati), che significa finanziamenti: Lfi ha concesso 100 circoscrizioni a Ee, 70 al Ps, 50 al Pcf, il resto dei 577 candidati è per il partito di Mélenchon.