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Fusione a freddo La mossa del ceo Orcel per diventare il terzo gruppo europeo agita Salvini, che vuole le nozze tra l’istituto milanese e Mps

Unicredit punta a Banco Bpm. Lo stop di Giorgetti Milano, grattacielo Unicredit – LaPresse

L’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit nei confronti di Banco-Bpm provoca un piccolo terremoto, più politico che economico-finanziario. La mossa del ceo di Unicredit, Andrea Orcel, risulta infatti subito indigesta alla Lega, che attraverso le recenti cessioni da parte del Mef di quote azionarie del Monte dei Paschi, acquisite in parte (5%) proprio da Banco Bpm, lavorava nemmeno troppo sottotraccia alla creazione di un terzo polo bancario italiano guidato dall’istituto milanese (Banco Bpm appunto), maggiore operatore nelle ricche regioni del nord Italia e con una forte base di clienti al dettaglio. Un progetto che sarebbe però vanificato dall’eventuale successo dell’operazione presentata da Orcel – che ha in parallelo escluso un interesse su Mps – e i cui effetti concreti saranno da verificare nel prossimo futuro.

ALLA IMMEDIATA REAZIONE di Salvini, che ha invocato addirittura l’intervento di Bankitalia («Mi sembra stravagante» la replica della responsabile economica dem, Maria Cecilia Guerra), si accompagna la presa di posizione di Giancarlo Giorgetti: «L’operazione è stata comunicata ma non concordata con il governo – ha detto gelido il ministro dell’Economia – e com’è noto esiste la golden power. Il governo farà le sue valutazioni, e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso».

DA GIORGETTI anche una digressione che rende l’idea del malcontento del governo: «Citando von Clausewitz, il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti, poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera». Un chiaro riferimento al tentativo di scalata lanciato a fine estate da Unicredit su Commerzbank. Un tentativo che però ha incontrato l’opposizione del governo di Berlino, tale da far puntualizzare a Orcel che l’operazione effettuata nel capitale di Commerzbank, di cui è stato rastrellato il 21%, va considerato «un importante investimento, con potenziale upside» ma che nei confronti della seconda banca tedesca, al momento, «non c’è una transazione, non c’è un deal, non c’è esecutività, solo un investimento effettuato». Parole di miele alle orecchie del nuovo ministro delle Finanze tedesco, Jörg Kukies, che ha detto di non credere a un’acquisizione ostile di Commerzbank: «Abbiamo un atteggiamento molto critico e il presidente di Unicredit ha detto che non vuole ignorare le critiche del governo federale. Pertanto suppongo che non lo farà».

AL CONTRARIO, l’offerta di pubblico scambio su Banco Bpm «è una transazione concreta». E nel motivare la mossa di Unicredit, che in caso di successo diventerebbe la terza banca europea e la prima italiana (e già oggi è il secondo istituto del paese con 60 miliardi di capitalizzazione) Orcel è esplicito: «Con questa acquisizione di uno dei nostri obiettivi storici, rafforziamo la posizione in Italia e incrementiamo ulteriormente il valore che possiamo creare per i nostri stakeholder e per i nostri azionisti».

PER GLI ANALISTI l’operazione Unicredit-Banco Bpm è sensata, anche se il prezzo – in caso di integrale adesione il valore dell’operazione sarebbe di 10,1 miliardi – è troppo basso. «L’integrazione presenterebbe una rilevante valenza industriale – annota Equita – con la possibilità di rafforzare il posizionamento nel nord Italia, fare scala sulle fabbriche prodotto, spazio per realizzazione di sinergie. Tuttavia il premio risulta limitato». Mentre per Mediobanca, che ieri ha alzato a 8,2 euro il target price di Banco Bpm nell’ipotesi di una fusione con Mps, la mossa di Unicredit «potrebbe avere lo scopo di evitare l’ulteriore crescita inorganica di Banco Bpm».

UNICREDIT presenterà alla Consob il documento di offerta per la totalità delle azioni di Banco Bpm entro 20 giorni, e al tempo stesso presenterà le comunicazioni necessarie sul controllo delle concentrazioni tra imprese, gli atti andranno anche alla presidenza del consiglio dei ministri in base al dl sulla golden power. A quel punto il governo dovrà valutare e, visto le parole di Giorgetti, potrebbe mettere alcuni paletti. Oggi un cda ordinario di Banco Bpm, già fissato da tempo, sarà l’occasione per portare una prima informativa anche sull’offerta pubblica di scambio di Unicredit.