«Si stringe i denti e si tira il carro» risponde Luca Scacchi, responsabile del Forum dei docenti della Flc Cgil alla domanda se sarà raggiunto il quorum al referendum contro il Jobs Act e per la cittadinanza. «È un obiettivo ambizioso- aggiunge- Abbiamo una possibilità: accompagnare questi referendum agli scioperi dei metalmeccanici sui rinnovi contrattuali, alle occupazioni dei precari dell’università, alla difesa del diritto di sciopero dei ferrovieri. Serve veramente costruire una rivolta perché un voto diventi momento di svolta sociale».
«Bisogna fare un bel percorso vista la bocciatura dell’autonomia differenziata – osserva Francesca Priami, segretaria provinciale della federazione dei trasporti Filt Cgil di Lucca – Io lavoro negli appalti ferroviari, a volte gli stipendi arrivano in ritardo dagli enti appaltatrici, altre volte non vengono pagati. Questo è un vero problema. Se non esistessero questi intermediari la nostra vita sarebbe più sicura e trasparente. Ecco, uno dei referendum che andremo a votare cambierà la vita a tantissimi lavoratori. C’è anche un elemento politico: avere già un voto in più rispetto alla maggioranza che ci governa».
«Porteremo a votare chi non vota alle politiche – sostiene Simone vecchi, segretario della Fiom di Reggio Emilia che ha individuato un’altra questione discussa tra i delegati – La metà dei nostri operai ad esempio non lo ha fatto. Quello del referendum è un voto utile perché c’è la possibilità concreta di cambiare una condizione di precarietà generalizzata. Diremo alle persone che hanno ora il potere di modificare la realtà senza mediazione mentre c’è un parlamento dove i lavoratori non sono rappresentati sufficienza. Questa situazione tocca tutti: in ogni famiglia c’è un precario o chi vive negli appalti».
A Roberto Iovino, segretario della Cgil Roma e Lazio abbiamo chiesto qual è il clima tra i lavoratori. «Nelle assemblee emerge la consapevolezza di mettere in campo iniziative forti, perché così non si può lavorare né vivere. Sono tutti consapevoli delle difficoltà, ma sentono anche che è un’occasione di riscatto, attraverso la partecipazione. Questo in fondo è il senso della rivolta di cui abbiamo bisogno”.
«Tutti ci indigniamo quando c’è un morto sul lavoro, ora c’è la possibilità di fare qualcosa di concreto – osserva Simona Marchesi, coordinatrice Flai Cgil Umbria della Rsu Perugina Nestlé, prima donna eletta in questo ruolo – Non basta mettere più un “mi piace” sui social. I referendum sono un bivio: o siamo complici, o dimostriamo il nostro dissenso».