Parigi I timidi accenni all’inclusività bastano a Trump per sfilarsi. Piovono investimenti, Macron chiede libertà di movimento
Il summit mondiale di Parigi sull’intelligenza artificiale si è chiuso ieri con una dichiarazione sottoscritta da Europa, India e Cina ma non da Stati Uniti e Regno Unito, e un’ingentissima quantità di denari mobilitata per spostare al di qua dell’Atlantico il baricentro del settore. Per il padrone di casa Emmanuel Macron e il suo co-presidente del summit, l’indiano Narendra Modi, la due giorni ha permesso di ricordare al mondo – presenti tutti i leader o quasi – che la competizione sull’intelligenza artificiale non sarà limitata a Stati Uniti e Cina.
COME SPESSO AVVIENE in queste occasioni, il documento finale approvato al Grand Palais è una sequenza di affermazioni tra l’ovvio e il benintenzionato. Il testo promuove «un approccio aperto, multi-stakeholder e inclusivo» all’intelligenza artificiale che la coniughi con «i diritti umani», affinché sia «incentrata sull’uomo, etica, sicura, protetta e degna di fiducia». L’accento sui «modelli di intelligenza artificiale aperti» – citati ben quattro volte in una paginetta e mezza di testo – però non è solo fuffa buonista. I sistemi informatici aperti possono essere utilizzati da tutti senza barriere di proprietà intellettuale, abbassando così i costi per chi vuole entrare in questo mercato e aggirando le prevedibili barriere protezionistiche. Anche per questo l’ingresso sul mercato della start-up cinese DeepSeek – con un prodotto «aperto» e dai costi assai più bassi dei concorrenti statunitensi di Google e OpenAI – ha terremotato il mercato.
Più interessante del documento è la lista dei Paesi che hanno aderito al documento e soprattutto di quelli che mancano all’appello. Tra le firme «pesanti» c’è quella cinese. Pechino è sempre interessata a mettere in discussione la leadership tecnologica statunitense. Ma il vicepremier Zhang Guoqing a Parigi ha sottolineato la volontà di costruire un «futuro di condivisione per il genere umano». Manca, invece, la firma degli Usa. I timidi accenni all’inclusività dell’intelligenza artificiale sono bastati all’amministrazione Trump per prendere le distanze dal documento. «Riteniamo che un’eccessiva regolamentazione del settore dell’Intelligenza artificiale possa uccidere un’industria profondamente innovativa» ha detto il vicepresidente J.D. Vance dal palco, criticando le norme europee sulla protezione dei dati e sulla stessa intelligenza artificiale introdotte negli ultimi anni. Non ha firmato neanche il Regno Unito del laburista Keir Starmer, che a Parigi non si è visto e ha citato «interessi nazionali» da difendere, così come i Paesi di stretta fedeltà trumpiana: Argentina, Israele e Arabia Saudita. Russia, Bielorussia, Iran e Venezuela non erano da prendere in considerazione.
E POI CI SONO I SOLDI. Uno degli obiettivi del padrone di casa Macron era attrarre in Europa, e possibilmente in Francia, una massa critica di investimenti che permetta la nascita di un’industria europea dell’intelligenza artificiale competitiva con quella statunitense. Almeno sulla carta, l’operazione è riuscita.
MACRON HA ANNUNCIATO 109 miliardi di euro tra fondi pubblici e privati a favore delle imprese francesi del settore. Tra i 30 e i 50 arriveranno dagli Emirati Arabi Uniti per realizzare un ateneo tematico e un centro di supercalcolo, approfittando dell’energia elettrica fornita dai reattori nucleari francesi. Il presidente ha inoltre lanciato la fondazione CurrentAI, che proverà a dare all’intelligenza artificiale europea un volto umano. Ma è soprattutto un’operazione di immagine: non diversamente da Vance, anche Macron ha chiesto all’Europa più libertà di movimento per chi vuole usare dati e algoritmi a scopo commerciale o militare. Altri 150 miliardi annunciati a Parigi planeranno sull’Ue grazie al fondo di investimento General Catalyst che ha radunato decine di imprenditori statunitensi ed europei. Anche la Commissione europea farà la sua parte: a Parigi Ursula von der Leyen ha annunciato ulteriori 50 miliardi di euro di finanziamenti europei, per metà destinati a costruire quattro grandi fabbriche di batterie elettriche.
NEL COMPLESSO, gli investimenti europei nel settore toccheranno i 300 miliardi di euro, una cifra non distante dai 500 mobilitati dal programma statunitense Stargate. Donald Trump ci ha conquistato i cuori degli amministratori delegati della Silicon Valley ma non è riuscito a farli andare d’accordo. Mentre a Parigi Sam Altman – l’amministratore delegato di OpenAI proprietaria di chatGpt – Sam Altman discuteva di intelligenza artificiale sostenibile con i leader mondiali, Elon Musk dagli Usa lanciava un’offerta di acquisto per ben 97,4 miliardi di dollari contro la compagnia. Altman l’ha rifiutata via tweet, con un sospiro di sollievo del pubblico del Grand Palais prima dei saluti finali, con l’appuntamento in India per la prossima edizione del summit