Emergenza clima . Deludente la presenza dell’Unione Europea segnata da ipocrisia e vero e proprio greenwashing. Via libera per autorizzare in modo accelerato infrastrutture del gas fossile, inserite nella proposta di Tassonomia (per definire cosa è “sostenibile”) assieme al nucleare
Manifestazioni per il clima in Portogallo © Ap
La distanza tra l’urgenza delle azioni necessarie e la lentezza negoziale non è certamente una novità, ma questa volta è scritta nero su bianco. Infatti, guardando tra i pochi aspetti positivi del documento, sopravvive il riferimento allo scenario del contenimento entro il 1,5°C e la conseguente necessità di tagliare del 45 per cento le emissioni di gas serra entro il decennio. Ma il gap tra l’attuale tendenza (di almeno +2,4°C) e gli impegni per realizzare l’obiettivo non ci sono. Si rimanda al 2022 la presentazione dei nuovi obiettivi volontari, in ritardo dunque rispetto alla tabella di marcia fissata a Parigi nel 2015.
La Cop26, lo ricordiamo, si doveva tenere l’anno scorso e fu rimandata causa pandemia. La sua importanza stava proprio nel fatto che, passati 5 anni dall’Accordo di Parigi, era prevista la presentazione di impegni più ambiziosi come previsto dal meccanismo negoziale. Infatti, sin dal 2015 era evidente che l’andamento delle emissioni e degli impegni già assunti portavano verso un aumento molto maggiore della temperatura media globale, ben oltre i 2°C e dunque fuori dall’obiettivo di rimanere “ben al di sotto” di quella soglia e possibilmente verso 1,5°C.
La nota più dolente riguarda il carbone. L’emendamento proposto dall’India di passare
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