La popolazione di Gaza senza riparo dalle bombe – 19.454 morti dall’inizio dell’offensiva – e alla fame. Striscia senza cibo, Human Rights Watch accusa i vertici israeliani di perseguire una strategia deliberata con «l’intento di affamare i civili come metodo di guerra»
ARMAS . La denuncia di Human Rights Watch. Dentro Israele monta lo scetticismo sulla vittoria. E in Qatar riprende il negoziato
Rafah, camion umanitari presi d'assalto da palestinesi affamati - Ap
Dei 19.453 palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani dal 7 ottobre ad oggi, 109 sono della famiglia allargata dei Doghmush. Si è saputo solo ora, dopo giorni, il bilancio di morte e lutto che ha devastato la famiglia più grande di Tel Al Hawa, alla periferia del capoluogo Gaza city. Sara Doghmush, 26 anni, con studi da poco conclusi all’Università di Siena, segue da Milano, dove ora vive, le notizie drammatiche che riguardano la sua famiglia. «Il nostro quartiere è stato uno dei più bombardati di Gaza city» racconta al manifesto «sapevo che molti Doghmush sono stati uccisi, ma non immaginavo così tanti, è terribile». Suo padre e sua madre sono salvi. «Si trovano a Rafah come tanti sfollati dal nord e stanno bene. Invece i miei due fratelli sono stati feriti, uno in modo grave. Sono preoccupata perché da 15 giorni non riesco a raggiungere i miei genitori al telefono, delle volte sono presa dallo sconforto e immagino gli scenari peggiori»», prosegue Sara che appena qualche settimana prima del 7 ottobre aveva festeggiato il suo matrimonio con la famiglia. «Vivo nell’ansia, non so come avere notizie, posso solo pregare e sperare che siano vivi».
Migliaia di palestinesi originari di Gaza vivono la stessa angoscia, tra notizie di massacri di civili, blackout nelle comunicazioni telefoniche e di Internet – l’ultimo qualche giorno fa è durato 72 ore – e il dolore di sapere la propria famiglia sfollata, senza un riparo e alla fame. Human Rights Watch lancia un’accusa durissima a Israele. «Per oltre due mesi – denuncia Omar Shakir, direttore di Hrw per Israele e Palestina – «Israele ha privato la popolazione di Gaza di cibo e acqua, una politica incoraggiata o appoggiata da funzionari israeliani di alto rango e che riflette l’intento di affamare i civili come metodo di guerra». L’ong per la tutela dei diritti umani, ha intervistato 11 palestinesi sfollati tra il 24 novembre e il 4 dicembre. Hanno descritto le loro difficoltà nel trovare beni di prima necessità. «Non avevamo cibo, né elettricità, né internet, niente di niente», ha detto un uomo che aveva lasciato il nord di Gaza. «Non sappiamo come siamo sopravvissuti». Nel sud di Gaza, gli intervistati hanno descritto la
Leggi tutto: La strategia israeliana contro la Striscia: molte bombe, poco cibo - di Michele Giorgio
Commenta (0 Commenti)La ricorrenza internazionale del 18 dicembre mentre si fa luce sulle dinamiche di soccorso per il naufragio di due giorni fa nel Mediterraneo costato la vita a 61 persone
I 61 migranti annegati nel naufragio di sabato a nord della città libica d Zuwara sono la dimostrazione che “il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo” e che “non si fa abbastanza per salvare le vite in mare”. Il virgolettato non riporta l’opinione di una delle tanto criminalizzate ong, ma di un organismo istituzionale come l'Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite (Oim).
Alla vigilia della Giornata internazionale del migrante, che si celebra il 18 dicembre dal 2000, si è consumata l’ennesima tragedia in mare, l’ultima di una lunga serie alla quale non mettono fine le norme che il governo italiano, e non solamente, mette in campo con continui decreti. Perché "sono oltre 2250 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale quest'anno. Un numero drammatico che purtroppo dimostra che non si fa abbastanza per salvare vite in mare", afferma sui social Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Oim.
Sabato scorso erano in 86 a bordo di un gommone, c’erano anche donne e bambini, erano partiti qualche giorno prima dalla Libia, poi sono subentrate le cattive condizioni del mare, secondo le ricostruzioni, il 14 dicembre la guardia costiera libica ha richiesto che dal centro di ricerca e soccorso di Roma venisse diramato il primo alert che ha fatto partire due velivoli di frontex. Nell’area di mare nella quale si cercava il gommone in pericolo, transitava anche la nave della ong Sos Mediteramèe, la Ocean Viking, che aveva appena effettuato un altro soccorso e, secondo le norme imposte per decreto dal governo, veniva indirizzata dal Mar libico al porto di Livorno con il divieto di collaborare alle ricerche in mare che erano in corso.
Per i migranti non c’è stato più scampo, il gommone si è rovesciato
Leggi tutto: 18 . 12 - IL TEMA Giornata del migrante, giornata di lutto - di SIMONA CIARAMITARO
Il riassetto prevede la nomina di due assessore in sostituzione delle dimissionarie Milena Barzaglia e Federica Rosetti e la riassegnazione di alcune deleghe agli attuali amministratori
Il sindaco e le due nuove assessore
l sindaco di Faenza Massimo Isola ha presentato oggi nel primo pomeriggio le nuove designazioni che riguardano la Giunta comunale. Il riassetto prevede la nomina di due assessore in sostituzione delle dimissionarie Milena Barzaglia e Federica Rosetti e la riassegnazione di alcune deleghe agli attuali amministratori. Nuova assessora al Bilancio e al Patrimonio sarà Denise Camorani, con esperienza in consulenza, contabilità, formazione e progettazione del terzo settore mentre le deleghe al Turismo e alle Parità di genere andranno a Simona Sangiorgi, docente e ricercatrice universitaria, già facente parte della precedente Giunta guidata dal Sindaco Malpezzi.
“In accordo con il sindaco e con Italia Viva ho deciso di fare un passo indietro rispetto al mio incarico di assessore al turismo nella Giunta comunale di Faenza - ha detto Rosetti - Sono consapevole di come l’alluvione, insieme alle dimissioni dell’assessora Barzaglia per motivi personali, abbiano determinato la necessità di una modifica degli assetti all’interno della Giunta comunale, che prevede sia l’introduzione di nuove competenze relative alle deleghe del bilancio concesse a Italia Viva, sia una ripartizione diversa delle responsabilità dei singoli assessori e dei partiti che compongono l’attuale maggioranza, compresa Italia Viva. Per questo motivo lascio la Giunta con serenità, perché Italia Viva ottiene una delega più importante e di prestigio e sapendo che le scelte sono state concordate nel solo interesse di consolidare la capacità dell'azione amministrativa dei prossimi anni per affrontare le sfide che Faenza avrà davanti. Ringrazio in ogni caso il sindaco Massimo Isola, il capogruppo Alessio Grillini e Italia Viva per l’opportunità che mi è stata data, un’esperienza per me totalmente nuova a cui ho dedicata tutta me stessa. Nel panorama turistico romagnolo Faenza deve continuare ad essere ambiziosa giocando al meglio le proprie peculiarità territoriali e culturali uniche. Lascio una serie di progetti a cui stavo lavorando da tempo che spero potranno essere portati a termine. Il mio impegno attivo a favore della comunità proseguirà all’interno di Italia Viva in qualità di dirigente a livello provinciale”.
“Con questi due innesti – dichiara il sindaco Massimo Isola – rafforziamo la compagine amministrativa di Giunta. Denise e Simona sono persone di esperienza, conosciute e molto stimate. Le ringrazio di cuore per avere accettato questa sfida in un momento delicato per Faenza. Le alluvioni di maggio con la prima fase di emergenza e ora di ricostruzione
Commenta (0 Commenti)STRATEGIE. Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina: lo ha detto il presidente Michel. «L’Ucraina è Europa, l’Europa è Ucraina» ha dichiarato Metsola, presidente dell’Europarlamento; […]
Bruxelles, il primo ministro ungherese Viktor Orbán stringe le mani a Emmanuel Macron - foto Ap
Il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina: lo ha detto il presidente Michel. «L’Ucraina è Europa, l’Europa è Ucraina» ha dichiarato Metsola, presidente dell’Europarlamento; «un fatto storico» ha commentato Ursula von der Leyen. Anche se l’apertura dei negoziati vuol dire che l’adesione vera e propria avverrà tra qualche anno è una svolta istituzionale e simbolica.
Ma facciamo solo un passo indietro, a 24 ore prima dell’annuncio. Il viaggio di Zelensky negli Usa per avere più fondi a sostegno della continuazione della guerra è finora stato un fallimento, per diretta opposizione dei Repubblicani ma anche per un a diffusa e generale «stanchezza» americana, tanto più che le fonti d’intelligence confermano la stallo sostanziale sul campo dei combattimenti. La soluzione militare al conflitto non c’è, ma nonostante questo decine di miliardi di dollari devono a tutti i costi arrivare all’esercito ucraino, il cui capo di Stato maggiore Valery Zaluzhny è in conflitto aperto con il presidente, proprio sulla conduzione della guerra e sulla trattativa possibile.
Putin, che si ricandida la quinta volta, avverte che una tregua ci sarà quando lui avrà compiuto i suoi obiettivi. Stanchezza, stallo, fallimento della controffensiva ucraina – riconosciuta
Leggi tutto: Di fronte allo stallo, lo scaricabarile degli Usa - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)COP28. Intervista a Brandon wu, protagonista delle Ong a Dubai
Brandon Wu è Director of policy and campaigns di Actionaid USA. Veterano delle Cop, la sua è stata una delle figure di riferimento per movimenti e ong durante la Conferenza sul clima di Dubai.
Con che umore si prepara a rincasare?
Sono deluso. Avevamo la grande opportunità di ottenere parole forti sia sull’abbandono dei combustibili fossili, sia sul supporto alle nazioni in sviluppo. Ma non abbiamo ottenuto niente di tutto ciò. Certo, è nato il fondo loss&damage. Ma dentro ci sono centinaia di milioni quando al mondo servirebbero centinaia di miliardi. Il linguaggio sui fossili è debole, con obiettivi lontani nel tempo e molte scappatoie. Bisogna capire che questi due problemi sono interconnessi. I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di soldi per uscire dal fossile. Senza supporto, spesso, semplicemente non possono. Non solo a questo negoziato le nazioni sviluppate non hanno messo sul piatto il necessario: hanno anche diluito gli impegni sul tema. La finanza è la chiave di questa trattativa. Lo è sempre stata.
Chi sono i cattivi nella stanza?
Gli Stati Uniti. Sono primi per emissioni storiche, hanno la massima quota di contribuzione dovuta secondo principio di equità, e sono molto indietro. Washington non ha ancora raggiunto nemmeno l’obiettivo di 3 miliardi di dollari al Green Climate Fund che si era data nel 2014. Qui a Dubai hanno guidato la carica contro l’uso di un linguaggio che suggerisse l’obbligo da parte dei paesi ricchi di contribuire alla finanza climatica. Anche il Regno Unito è problematico. L’Unione Europea fa un
La Cop28 è ufficialmente chiusa ma l’accordo di compromesso sui combustibili fossili e i fondi per la transizione e l’adattamento nel Sud globale ancora non c’è. Sul più bello, mentre si tratta a oltranza, il ministro dell’ambiente per caso Pichetto Fratin lascia la conferenza sul clima
UNA BRUTTA ARIA. Sorpresi? Il circo è (quasi) finito. Si attendono miracoli in dirittura d’arrivo e chissà se domani tireremo un bel rantolo di sollievo. I commentatori favoleggiano mille e una notte di […]
La protesta degli attivisti a Dubai - Ansa
Sorpresi? Il circo è (quasi) finito. Si attendono miracoli in dirittura d’arrivo e chissà se domani tireremo un bel rantolo di sollievo. I commentatori favoleggiano mille e una notte di trattative febbrili per inserire la parolina magica e salvare almeno la faccia (phase out), noticina a margine di un documento finale che suonerà come una pasticciata dichiarazione di intenti. L’ennesima. Se questo è l’esito della Cop28, la fuoriuscita dai fossili resta una chimera. È un fatto, non è disfattismo catastrofista: il mondo, mentre la pubblicistica «green» promette un futuro rinnovabile, non ha mai consumato tanta energia fossile come nel 2023. E siamo a otto anni dagli accordi di Parigi.
Del resto la storia recente dei trattati internazionali sul clima è piuttosto desolante e qui ce la stiamo raccontando a Dubai, dove le petromonarchie giocano in casa. Davvero c’è qualcuno in buona fede che ha creduto fosse possibile qualcosa di diverso?
Siamo andati a casa di Dracula a chiedere di tamponare l’emorragia provocata da un sistema autodistruttivo e tossico che senza tanti giri di parole dovremmo tornare a chiamare “capitalismo”, e adesso ce ne torniamo a casa scornati soppesando le tonnellate di Co2 che ci separano dal punto di non ritorno e spacciando per buone le briciole di risarcimento riservate ai paesi in via di sviluppo per compensare la
Leggi tutto: Cop28 in cerca di una eco-pezza per salvare la faccia - di Luca Fazio
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