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L’appello Da quando è presidente della Repubblica Erdogan si susseguono gli arresti di militanti, giornalisti, artisti, avvocati o semplici autori di post sui social media considerati «insulti al presidente della Repubblica» […]

Giovani in piazza a Istanbul contro il governo foto Ap/Khalil Hamra

Da quando è presidente della Repubblica Erdogan si susseguono gli arresti di militanti, giornalisti, artisti, avvocati o semplici autori di post sui social media considerati «insulti al presidente della Repubblica» o «apologia del terrorismo». Il 19 marzo, Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul, ha pubblicato un video sui social mentre decine di poliziotti bussavano alla porta di casa sua. Domenica 23 marzo, Ekrem Imamoglu sarebbe stato nominato candidato alla presidenza al congresso del suo partito, il Chp, un partito laico e nazionalista fondato da Mustafa Kemal Atatürk.

La popolarità di Imamoglu è cominciata con la sua elezione a sindaco di Istanbul nel 2019. Erdogan la fece annullare, ma due mesi dopo Imamoglu vinse di nuovo in modo ancor più clamoroso. Imamoglu è stato rieletto a valanga ancora nel marzo 2024, sebbene condannato a due anni e sette mesi di carcere e bandito dalla vita politica nel dicembre 2022.

Condannato nell’ambito di un processo in cui era accusato di aver risposto agli insulti dell’allora ministro dell’interno definendolo «idiota». Il processo d’appello è ancora in corso. Questa volta i giudici hanno rincarato pesantemente le accuse: «dirige un’organizzazione criminale», «aiuta l’organizzazione terroristica Pkk».

Il giorno prima, l’Università di Istanbul ha annunciato che avrebbe revocato la laurea rilasciata trentacinque anni prima a Imamoglu, poiché il riconoscimento del passaggio dall’università iniziata nel Cipro del Nord a quella di Istanbul, non avrebbe rispettato le regole amministrative. La revoca precluderebbe a Imamoglu la candidatura alla presidenza, poiché la Costituzione turca richiede che tutti i candidati siano laureati. L’arresto del sindaco è stato accompagnato da altre 106 carcerazioni in città (tra cui due di sindaci distrettuali) in nome di presunte frodi negli appalti pubblici e l’assunzione presso il municipio di persone sospettate di «terrorismo» per presunti legami ideologici con i curdi del Pkk.

Facciamo appello a tutti i docenti delle università italiane e degli altri paesi perché sollecitino le loro istituzioni accademiche a conferire al sindaco di Istanbul la laurea o il dottorato honoris causa.

Gaetano Azzariti, Filippo Barbera, Tommaso Baris, Paolo Borioni, Luciano Brancaccio, Giovanni Carrosio, Laura Cassi, Maria D’Agostino, Dimitri D’Andrea, Claudio De Fiores, Juan Carlos De Martin, Maria Rosaria Ferrarese, Domenico Fruncillo, Francesca Governa, Elena Granata, Vincenzo Guarrasi, Alfio Mastropaolo, Giampietro Mazzoleni, Enrica Morlicchio, Manuela Naldini, Salvatore Palidda, Francesco Pallante, Barbara Pezzini, Michele Prospero, Franca Roncarolo, Laura Ronchetti, Andrea Roventini, Angelo Salento, Luca Scuccimarra, Giorgia Serughetti, Francesco Strazzari, Gianfranco Viesti