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Scrive Piero Ignazi su "la Repubblica" del 20 marzo 2015:

Il Parlamento francese ha appena adottato una legge sul fine vita attraverso una “sedazione profonda e continua” di malati in fase terminale che avevano lasciato precise indicazioni in merito. In Italia se ne parla da tempo ma nulla si muove. Il riformismo renziano sembra infatti procedere con due diverse velocità. Sul piano istituzionale e su alcuni aspetti socioeconomici esprime una forza propulsiva molto forte. Anzi, a volte si muove a passo di carica, usando ogni accorgimento, dal canguro alla tagliola, pur di arrivare in tempi brevi alla approvazione. Sul piano dei diritti civili, invece, si sconta una certa sedentarietà.
 Il matrimonio omosessuale, le adozioni monoparentali, un effettivo diritto all’’interruzione di gravidanza, il fine vita, la libera somministrazione della pillola del giorno dopo (Ru486) e di cinque giorni dopo (EllaOne), il diritto di cittadinanza rimangono indietro. Soprattutto non hanno centralità nel dibattito politico. Anche la questione del divorzio breve, approvato al Senato alcuni giorni fa, ha scontato una resistenza passiva al limite dell’’ostruzionismo da parte degli stessi esponenti del partito della maggioranza pur di

evitare uno snellimento radicale delle procedure. La componente cattolica del Pd si è imputata a “difendere la famiglia”, utilizzando una espressione che si pensava appannaggio della destra tartufesca, quella che sfilava in piazza durante il family day, nonostante tutti i leader del centrodestra fossero divorziati. In questi casi viene invocata la libertà di coscienza, come se i diritti civili fossero un problema soggetto alla sensibilità etica. Ovviamente si possono avere opinioni diverse ma non le si può utilizzare per limitare i diritti di chi la pensa diversamente e chiede riconoscimenti che non violano la libertà di nessuno. Leggi qui l'intero articolo