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Centrosinistra La leader Pd: «No ad accordi di palazzo, scelga dove stare. Con il M5S punti in comune sulla difesa europea». I dem avvisano Azione: a rischio le alleanze locali. Conte a Salvini: vota contro le armi

Elly Schlein con Carlo Calenda Elly Schlein con Carlo Calenda – Ansa

«Penso che Carlo Calenda debba decidere: non si può stare con i due piedi in due scarpe». Elly Schlein tira una riga dopo la due giorni di congresso di Azione, da cui si è tenuta debitamente alla larga. Due giorni in cui Calenda ha flirtato con Meloni, sparato a zero contro il M5S («Andrebbe cancellato») e auspicato la nascita in Italia di un gruppo di «volenterosi» pro-riarmo con Fi, + Europa e la destra Pd. Una sorta di forza di rincalzo pronta a sostituire la Lega in caso di crisi di governo dovuta ai ripetuti no di Salvini al piano von der Leyen.

UNO SCENARIO DA INCUBO, da cui hanno preso le distanze anche i riformisti Pd. Nonostante la presenza chez Calenda di Pina Picierno e Paolo Gentiloni, indicato come premier ideale. «Non mi è mai passato per la mente anche il solo pensiero di lasciare il Pd, i terzi poli hanno fallito», la risposta di Dario Nardella, uno dei citati dal capo di Azione.

Schlein ieri ha voluto mettere in chiaro un punto, che va molto oltre le sparate di Calenda, e riguarda il tentativo di arruolare il Pd nel fronte pro-riarmo. E addirittura come possibile ruota di scorta di Meloni, in uno scenario che lascerebbe fuori solo Lega, M5S e Avs. «La linea del Pd è una, è chiara: noi torneremo al governo vincendo le elezioni con una coalizione progressista, senza larghe intese, senza accordi di palazzo», ha detto a Tagadà su La7. «Questo è il mandato molto chiaro che ho ricevuto alle primarie che ho vinto. Calenda decida da che parte stare».

PER IL PD SOTTRARSI ad abbracci mortali con la destra nel nome delle larghe intese e dell’emergenza è sempre stato impossibile: da Bersani con Monti fino a Zingaretti con Draghi, anche le leadership più a sinistra sono sempre state risucchiate nel nome della responsabilità. Schlein fa capire che lei non seguirà l’esempio dei predecessori.

Quanto a Calenda, il messaggio che arriva dal responsabile organizzazione Igor Taruffi è secco: «Non si può continuare con la politica dei due forni. Anche sui territori». In autunno si voterà in 6 regioni, Azione è in trattativa per far parte delle coalizioni progressiste, dalla Campania alla Toscana. Sta nel centrosinistra anche a Genova, dove si voterà a maggio per il Comune.

«Contraddizione imbarazzante», fanno notare da Forza Italia. «Qui andiamo avanti, c’è la fiducia di tutti nel mio progetto», prova a scansarsi la candidata sindaca Silvia Salis. Ma è un tema destinato a riemergere, come alle scorse regionali d’autunno, quando Conte mise il veto sul simbolo di Italia viva nelle coalizioni in Emilia-Romagna e Umbria. E stavolta, dopo i proclami distruttivi di Calenda, nessuno potrà obiettare se Conte dirà no ad Azione nelle coalizioni di centrosinistra.

CALENDA, TONIFICATO dalla visibilità mediatica del weekend, replica ai dem. «Cara Schlein, noi stiamo al centro dove ci hanno messo gli elettori. Non andiamo dietro ai populisti filo putiniani e non ci asteniamo quando si tratta di Ucraina, riarmo europeo e difesa. Il resto è fuffa».

Quanto ai 5 stelle, la leader Pd usa i guanti di velluto: «Ci sono delle differenze tra di noi ma anche punti in comune sulla politica estera e, in particolare, sul tema della difesa europea», ha detto ieri. «Ho sentito spesso anche M5s e Conte parlare di difesa comune e ci sono anche delle similitudini nelle critiche fatte al piano Rearm». Sul sostegno militare all’Ucraina «è una delle differenze che ci sono tra noi. Dopodiché segnalo che si parla sempre delle differenze tra le opposizioni quando la responsabilità di una politica estera grava soprattutto sul governo e lì ci sono tre partiti con tre linee diverse».

Divisioni, quella nella destra, che secondo Schlein vengono poco enfatizzate dai media, mentre la premier la accusa di volere un’Europa come una «comunità hippy» e senza armi. «Si è mai visto un governo che in mancanza di una politica estera passa il tempo a attaccare l’opposizione? Un governo diviso che ha dovuto scrivere una mozione che non citava né la difesa europea né il piano di riarmo», l’attacco di Schlein. «La cosa assurda è che la presidente del Consiglio sostenga che non ci sia alternativa tra abbassare testa di fronte a dazi di Trump ee uscire dalla Nato».

CONTE ACCUSA Calenda di aver detto «cose gravissime e profondamente antidemocratiche» sul M5S. «Vogliamo cancellare il vostro modo di fare politica fondato sul trasformismo, populismo e prese in giro degli elettori», replica il leader di Azione. L’avvocato sfida Salvini sulle armi: «Non contano le chiacchiere nei talk show ma come voti in Parlamento. E Salvini è rigorosamente allineato alla maggioranza nella prospettiva guerrafondaia. Noi abbiamo presentato una mozione contro il piano di riarmo: la voti e vedremo se alle chiacchiere seguiranno i fatti».

Quanto al Pd, il leader 5S usa toni pacati: «Schlein, con fatica, sta provando a invertire la rotta rispetto alle componenti del suo partito che spingono per il riarmo. Mi auguro che ce la faccia». Dal Nazareno ancora nessuna conferma sulla partecipazione alla piazza 5S di sabato. E Renzi si dice pronto ad allearsi anche con Conte: «Se non ci uniamo regaliamo altri 5 anni a Meloni. Calenda la considera brava, io no»