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«Parleremo di terreni e centrali elettriche, vedo ottime possibilità di porre fine alla guerra…». Trump punta tutto sulla telefonata prevista per oggi con Putin, quasi un colloquio d’affari privato per spartirsi il bottino, che taglia fuori l’Ucraina e irride il riarmo dell’Europa

Non riattaccare Sul tavolo, dicono fonti anonime, il riconoscimento della Crimea «russa». Con o senza Onu

Putin al telefono nell’ufficio di San Pietroburgo foto Ap/Alexander Kazakov Putin al telefono nell’ufficio di San Pietroburgo – foto Ap/Alexander Kazakov

Dopo la mezzanotte di lunedì, ora di Washington, è arrivata la notizia: dall’Air Force One che lo riportava da Mar-a-Lago alla Casa bianca, Donald Trump ha annunciato di voler parlare al telefono con Putin e che lo avrebbe fatto nella mattinata di oggi, martedì.

In un’intervista alla Cbs Steve Witkoff, inviato della Casa bianca per il Medio Oriente, aveva già annunciato la telefonata entro la settimana: stavolta, ha detto Witkoff, il confronto tra i due potrebbe segnare una svolta reale per la guerra in Ucraina, visto che «le distanze tra le due parti si sono ridotte» e ci possono essere «progressi reali» nelle trattative.

LA TELEFONATA DI OGGI è la prima conversazione nota tra i due leader da quando Putin ha esposto le sue condizioni per un cessate il fuoco e Kiev ha accettato di aderire a una tregua di un mese, accordo sostenuto dagli Usa a patto che la Russia faccia lo stesso. Trump ha detto di aspettarsi di discutere con Putin di questioni territoriali e del destino delle centrali elettriche ucraine.

Secondo fonti anonime riprese da Semafor, l’amministrazione Trump starebbe valutando il riconoscimento della Crimea come russa nel tentativo di mettere fine alla guerra, o per lo meno la possibilità per gli Stati uniti di premere sull’Onu affinché riconosca la Crimea come territorio russo. «Vogliamo vedere se possiamo porre fine a quella guerra – ha detto Trump – Forse possiamo. Forse non possiamo, ma penso che abbiamo ottime possibilità». Quando gli è stato chiesto quali concessioni avrebbe fatto la Russia, Trump ha risposto che si sono svolte conversazioni su una «divisione» dei beni: «Parleremo di terreni. Parleremo di centrali elettriche. Penso che molto di ciò sia già stato discusso a lungo da entrambe le parti, Ucraina e Russia».

MENTRE SCRIVIAMO non è ancora chiaro quali garanzie di sicurezza riceverà l’Ucraina per proteggersi da futuri attacchi russi, o se Trump otterrà delle concessioni significative da parte di Putin, ma il morale alla Casa bianca è alto.

IL SEGRETARIO di stato Marco Rubio ha definito «promettente» sia la telefonata di oggi che il recente incontro tra Witkoff e il presidente russo. Intervenendo sulla

Cbs Rubio ha delineato l’approccio in due fasi dell’amministrazione statunitense: prima un cessate il fuoco, poi gli incontri tra i leader. «Il piano A è far cessare gli spari in modo da poter passare al piano B – ha detto Rubio – la fase due, che consiste nel far sedere tutti a un tavolo. O forse no, forse in un po’ di intermediazione per trovare un modo per porre fine definitivamente a questa guerra». Anche se Rubio si è astenuto dal rivelare i dettagli dei negoziati, è rimasto ottimista: «Nessuno sta dicendo che la seconda parte sarà facile, ma non possiamo arrivare a una seconda parte se non superiamo la prima».

«SIAMO SULLA LINEA delle 10 yard della pace – ha detto ha detto ai giornalisti Karoline Leavitt, addetta stampa della Casa bianca – e non siamo mai stati più vicini a un accordo di pace di quanto lo siamo in questo momento. Il presidente è determinato a farne uno».

Se al momento l’unica cosa certa è che il Canada ha invitato Volodymyr Zelensky a partecipare al vertice del G7 di giugno ad Alberta, da Mosca la telefonata viene commentata ai più alti vertici. Ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov l’ha confermata, negando però ci sia all’orizzonte un incontro faccia a faccia: «Siamo sulla buona strada per rianimare le nostre relazioni bilaterali», ha detto Peskov per poi criticare i paesi europei e l’idea di alcuni di un possibile invio di truppe di peacekeeping in Ucraina: «Una tendenza pericolosa», l’ha definita il portavoce di Putin, l’Ue crea «un nemico esterno» per «giustificare la sua militarizzazione». Ha concluso con la linea rossa che per Mosca è invalicabile: nessuna forza della Nato ai suoi confini.

C’È PERÒ una novità. Mosca è aperta a delle concessioni, dice il viceministro degli esteri Alexander Grushko: «Se le parti concordano che il pacchetto per la pace richiede un sostegno internazionale…questo potrebbe includere osservatori disarmati, una missione civile che potrebbe monitorare l’applicazione dei singoli aspetti di questo accordo, o i meccanismi di garanzia».