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ovvero: le novità del 2016, sono fotocopia di film già visti.

Quando si sente parlare di queste tre parole (esuberanza, esuberi, esodati), si pensa subito a qualcosa che non sta assieme. Neppure utilizzando la miglior colla esistente.
La prima parola, consumata a sproposito dal presidente del consiglio Renzi, si trova subito in contrasto con quelle che seguono sempre nel titolo. Chi governa dovrebbe sapere che, se non si risolvono le condizioni dei soggetti che vengono considerati esuberi e degli esodati, che sono parte integrante della condizione reale, non è politicamente e neanche letteralmente, utilizzabile nello stesso contesto, neanche la prima parola, esuberanza,. Per Renzi, le seconde sono (scusate il bisticcio voluto) “secondarie” e non se ne fa carico. L'importante è apparire. Di esuberi ed esodati si continua a parlare nel dibattito reale: il primo fenomeno si manifesta ancora in molte realtà produttive in tutte le aree del Paese. Del secondo, tra giravolte e piroette, si parla meno per non disturbare il manovratore - specie da parte di certa stampa - ma ci sono ancora, e ancora non c'è la soluzione definitiva. Non si dimentichi che, gli esodati sono il prodotto di un provvedimento sostenuto ieri e non risolto oggi dal Pd prerenziano e renziano. Ma queste sono cose che non interessano il presidente del consiglio. 

Il tasso di giovani che hanno un lavoro è risalito solo di 0,9 punti rispetto al periodo peggiore della recessione, contro il +2,7% della Germania, il +4,2% della Gran Bretagna e il +1,9% della Spagna.
A proposito di entusiasmo esuberante sui dati occupazionali, che spesso sono costruiti sulla deformazione della verità! Esempio più lampante di questo, non ci può essere. Quando si afferma

che si riduce la precarietà del lavoro con il Jobs Act, si mente. La precarietà si è accentuata. Con le regole del provvedimento governativo cioè, fino alla fine del terzo anno, considerato il periodo tirocinante si può essere licenziati senza neanche più la tutela dell' articolo 18.

Quanto al livello della produzione industriale, in base ai dati contenuti nel “Cruscotto congiunturale” messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico, sulla base dei dati Eurostat, è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre-crisi. Il recupero rispetto ai minimi toccati durante la recessione si è fermato al 3%, mentre la Francia ha recuperato l’8%, la Germania il 27,8%, la Gran Bretagna il 5,4% e la Spagna il 7,5 per cento. E se, volesse il caso, per premiare il vincitore di questa gara, ci fosse una maglia a colore, come per il giro d' Italia, noi non saremmo mai in “Maglia Rosa”. Il dato sul settore delle costruzioni resta negativo per la scelta del governo, di puntare allo sviluppo di nuove costruzioni (SbloccaItalia). Scelta che impone investimenti molto onerosi per chi li fa. Senza garanzia di riscontro nelle vendite. La bolla immobiliare è finita. Mentre, sarebbe giusto puntare sul recupero ricostruttivo, che occupa più persone ed è molto meno oneroso: in quanto non c'è il costo delle aree e della struttura intera.
Fuga dei cervelli. Continua nel 2014 e non si è arrestata nel 2015 l' uscita dall' Italia di soggetti in cerca di lavoro. Se ne vanno i più qualificati e chi esce dalla formazione universitaria. (L' Italia e le famiglie spendono e gli altri ne godono i benefici). L' abbandono dell' Italia da parte dei giovani più colti, non è solo la fotografia di una condizione attuale. E' sopratutto l' indice di un impoverimento culturale e professionale per il futuro Paese. Ciò significa che, la crescita insignificante - quando essa ci sia - dei dati occupazionali, interessa quasi esclusivamente le professioni di media e bassa qualificazione. Ciò, tradotto in qualità dei prodotti, non crea condizioni di crescita, ma il suo contrario.

Quanto alla tanto decantata situazione dei redditi. Aumentano i redditi delle famiglie ma la quota è insignificante rispetto al necessario per segnare una tendenza. Negli altri paesi EU ci sono altri ritmi. Alcune misure di sostegno al reddito contribuiscono, ma non sono strutturali. Le imprese continuano a non investire. Non si creano nuove opportunità di lavoro e di reddito. Il quadro non produce una crescita. E' insufficiente il risanamento del debito pubblico, in quanto ciò che deve spendere l' economia reale, lo spende lo Stato, con regalie alle imprese.
Sul piano sociale poi, Renzi impone alle regioni di fare tagli sulla sanità pubblica, ma consente di sforare il patto di stabilità per le convenzioni con le cliniche private. Creando profonde disarmonie e conflitti tra operatori e le loro istituzioni. Disarmonie compromettenti del funzionamento e della efficienza-efficacia del servizio. Istituzioni le quali avrebbero il dovere (obbligo) di sostenere gli sforzi professionali che - viceversa - umiliano costringendoli al conflitto che spesso e involontariamente, si riversa sull'utenza.

Sul piano invece, della moralità; trasparenza, quello di alcuni esponenti governativi in carica, manifesta un “notevole conflitto di interessi”; di Renzi e Boschi oggi, con le vicende del salvataggio delle banche da cui ne traevano interessi i genitori e di Poletti prima per il Jobs Act che ha favorito gli interessi Coop. (provenienza e posto assicurato per il, quando sarà, ex ministro Poletti, per assunzioni e licenziamenti facili, con soldi pubblici. Aspetto, quest' ultimo, che propone una riflessione sullo stato del movimento cooperativo attuale, il quale resta utile e indispensabile ma la sua utilità è condizionata al ritorno alle sue funzioni sociali e solidali per le quali è sorto e sviluppato. Il Movimento Cooperativo è stato anche un forte deterrente di contrapposizione al potere di discriminazione sui lavoratori, che avveniva (fino alla presenza dell' Articolo 18) nei luoghi di lavoro privati.
In quanto a legalità e trasparenza, poi, non siamo certo in una buona posizione di classifica. Come qualcuno afferma, abbiamo un partito al governo - il Pd - che ha strillato con Berlusconi e lo fa quando si scopre (come è avvenuto con il comune di Quarto) che anche nel M5s c'è qualche pecca. Ma non si capisce perché il Pd si tenga e difenda un presidente di regione - la Campania - che non è certo più pulito e limpido di altri sospettati o sotto accusa.
Sul piano istituzionale e costituzionale, le cose non vanno certo meglio. Anzi.

Perché, allora nascondere che, l'Italia va velocemente verso un regime totalitario: sia il parlamento che le altre istituzioni che possono essere condizionate dalla volontà popolare; le organizzazioni sindacali e politiche di rappresentanza, sono tutte messe a tacere nel loro ruolo di fondo, da un partito e da un governo che concentra tutto il potere sulla finanza e sull' “uomo solo al comando”, voluto dalla finanza stessa e dai poteri forti. Che - tra l'altro - non hanno legittimazione popolare. Sono piloti del Paese senza patente democratica.

Se questo è un “buon inizio d' anno”. Non tira buon vento.

Germano Zanzi