INTERVISTA. L'ex ministro, candidato con i 5S: «Per i rigassificatori di Piombino e Ravenna il governo ha eliminato la Valutazione di impatto ambientale e il Rischio di incidente rilevante. Non sapremo se c’è pericolo per emissioni o esplosioni»
Sergio Costa - LaPresse
Generale dei Carabinieri Forestali, ministro dell’Ambiente nel Conte 1 e 2, Sergio Costa è candidato 5S a Napoli, voluto dall’ex premier che lo ha inserito nel listino di 15 scelti di persona.
Crisi del gas, servono il price cap e la tassa sugli extraprofitti?
Il tetto al prezzo del gas passa dall’accordo all’unanimità a Bruxelles, vincendo quindi le resistenze dell’Olanda. Immaginando che la negoziazione vada a buon fine, prima di applicarlo effettivamente passano alcuni mesi. In sede di accordo, poi, si deve ottenere la separazione del costo del gas da quello delle rinnovabili, a cui adesso sono agganciate, nonostante abbiano un costo di produzione bassissimo. Le decisioni in Ue e la loro applicazione implicano alcuni mesi quindi bisogna intervenire subito sul costo delle bollette di imprese e famiglie. Non interventi spot ma una programmazione fino alla prossima legge di Bilancio. Serve riscuotere la tassa gli extraprofitti delle aziende energetiche: per superare i ricorsi al Tar, che hanno fermato il pagamento dell’anticipo, occorre un provvedimento di legge urgente giustificato dall’emergenza. E poi c’è un ulteriore elemento: quest’anno il governo Draghi ha voluto aumentare le spese militari fino al 2% del Pil, si tratta di 13,5 miliardi su base annua. Soldi che possono invece essere spesi per famiglie e imprese.
La crisi viene utilizzata per fermare la transizione e insistere con le fonti fossili.
Negoziare con urgenza la separazione del prezzo delle rinnovabili serve a dare una risposta in termini di transizione ecologica a cittadini, attività artigianali e negozi riducendo la necessità di energia fossile del 40, 50%. Si può fare grazie alla norma sulle comunità energetiche voluta dai 5s, sposata da tutto il parlamento. Una disposizione che sconta il ritardo dei decreti attuativi del Mite. Le comunità energetiche, grazie al fotovoltaico, consentono a comuni associati o quartieri di una certa dimensione di erogare energia a costo zero utilizzando i fondi del Pnrr per gli investimenti, bastano 6 mesi. A Napoli est una comunità energetica è stata realizzata, a regime mezzo quartiere non pagherà la bolletta ma ora è necessario un grande sforzo amministrativo e burocratico.
Il governo vuole i rigassificatori.
Rientrano in una norma in deroga dell’esecutivo Draghi: per fare presto si eliminano gli atti preliminari per i due impianti. Piombino è previsto per la primavera 2023 e Ravenna per l’inizio del 2024. Perché tagliare la Valutazione di impatto ambientale e il Rischio di incidente rilevante che invece si applicano in questi casi? Il cittadino non saprà se c’è un rischio ambientale per le emissioni a mare e nell’aria quando una commissione al Mite si occupa di questo. Il Rir è di competenza del Viminale e valuta il rischio di incidenti come un’esplosione. Capisco l’urgenza ma basta dare un tempo limite, come tre mesi, per stilare gli atti. Io, anzi, aprirei l’Osservatorio ambientale dei cittadini a Piombino e Ravenna, la norma l’ho fatta io e quindi so che si può fare.
Com’è cambiato il ministero con Cingolani?
Quando ero io il titolare mi occupavo di ambiente, natura, bonifiche, dissesto idrogeologico. Adesso è stato inserita una parte del Mise, molto robusta, sulle energie assorbendo una delle direzioni generali più grande tra tutti i ministeri, una cosa che ti cambia la mission. Il ministero dell’Ambiente è diventato il ministero dell’Energia. Non sento parlare di biodiversità, ecosistemi, tutela dell’ambiente, dei parchi, di foreste vetuste, fauna selvatica. Sul piano energetico poi c’è un problema: Cingolani dice che occorre portare il paese dal punto A al punto B, ma qual è il punto B? Mi devi far vedere la visione e gli step, per ora c’è il passaggio dal petrolio al gas, la prospettiva non la vedo e neppure gli step.
È stato al governo con la Lega.
Sono stato il ministro che più si è schierato contro Salvini pubblicamente, al Corriere feci l’intervista con il titolo «Salvini studia». Non ero proprio comodo in quella maggioranza.
Il Pnrr va messo in discussione?
Il Pnrr lo scrivemmo nel Conte 2 poi Draghi l’ha sviluppato. Su alcune cose non sono d’accordo perché trovo che al centro non ci sono le famiglie, la lotta a disuguaglianze e povertà, che noi avevamo messo. Ma se vai a ricontrattare quei soldi non li spendi più, il 2026 è domani. Mi pare una sciocchezza.
L’Autonomia differenziata l’ha portata avanti sia il Conte 2 che il governo Draghi.
Io sono tra quelli che all’epoca resisteva, non volevo cedere le competenze dello Stato sull’Ambiente. La bozza di proposta del centrodestra dice che vale la spesa storica: chi ha di più continua ad avere di più. La Campania ha una ripartizione del fondo sanitario pro capite monore del Piemonte in base all’età media, più bassa. Eppure l’aspettativa di vita da noi è inferiore. L’autonomia significa che in Campania puoi morire prima strutturalmente. Questo non è cinismo, è proprio cattiveria.
È dispiaciuto che si sia rotta l’alleanza di centrosinistra?
Non sono di destra. In questo momento il Movimento porta avanti istanze progressiste su disuguaglianze, precariato, nuove povertà, sanità pubblica.