La battaglia in difesa dell’ospedale e della sanità pubblica deve continuare con rinnovato impegno. Questo ha detto l’incontro del 6 ottobre a Palazzo Manfredi – presenti molti cittadini – fra i sindaci e i consiglieri comunali dell’Unione della Romagna faentina, il direttore generale dell’Usl Romagna Marcello Tonini e il direttore sanitario Giorgio Guerra. Di risposte chiare e positive ai tanti problemi aperti, in effetti, ne sono giunte ben poche.
Sbagliando clamorosamente registro, nel suo primo intervento Tonini – con toni inopportuni, giudicati al limite dell’insolenza – ha riproposto criteri generali a tutti già noti con un intento fin troppo evidente: la legge impone il contenimento, sono i tecnici ad applicarla. Il dibattito ha invece puntato in tutt’altra direzione: la gestione della sanità in tutti i suoi aspetti, il dare risposte adeguate ai bisogni e alle attese delle popolazioni, è materia che compete alla politica.
E’ stato Edward Eddy Necki, consigliere de L’Altra Faenza, a esprimere per primo disappunto per la piega che l’incontro stava prendendo: “Non è questa la riunione che ci aspettavamo”. Altri l’hanno seguito, riproponendo interrogativi precisi e sollecitando risposte convincenti, soprattutto in relazione al Piano di riordino dei presidi ospedalieri, al punto nascita e alla pediatria.
Di risposte Tonini e Guerra ne hanno infine fornito, ma sono risultate tutt’altro che tranquillizzanti.
Circa il futuro dell’ospedale, si è parlato di sinergie fra Faenza e Lugo non escludendo altre in direzioni diverse. Cosa significa? Tutto e niente, se si tiene conto che, com’è stato riaffermato, in Emilia Romagna “si lavora in rete e quindi gli ospedali non vengono classificati”. Ciò vuol dire che non esistono parametri di riferimento e che la stessa richiesta – riproposta a più riprese anche dal sindaco Malpezzi – di avere un ospedale di 1º livello articolato sui presidi di Faenza e Lugo, rischia di tradursi in una soluzione indeterminata quand’anche venisse perseguita.
Di sicuro invece ci sono i tagli ai posti letto: 24 a Faenza, 17 dei quali in reparti di degenza e i restanti sette di day hospital. Tagli tutt’altro che “irrilevanti” se si considerano le pesanti penalizzazioni già subite dal nostro ospedale.
Sui casi pediatria e punto nascita, Tonini ha fatto ripetutamente appello alla “sicurezza” suscitando malumore e proteste fra il pubblico. Nella sostanza: non verrà ripristinata la degenza pediatrica, si farà il possibile per conservare l’unico posto letto ora esistente ospitato in chirurgia o in ortopedia, si potranno forse riportare a Faenza i parti cesarei programmati con la creazione di un’équipe unica di pediatria, guidata da un primario, per i distretti di Ravenna, Lugo e Faenza.
Questo, per stare al concreto, quanto è emerso dall’incontro. In definitiva poco, troppo poco. E non sono neppure stati sfiorati, negli interventi del direttore generale dell’Usl, altri temi di grandissima rilevanza che pure erano stati richiamati in più interventi da sindaci e consiglieri: la Casa della salute, i servizi sul territorio, il Pronto soccorso e altri ancora.
La battaglia continua, deve continuare.
Faenza, 7 ottobre 2016
L’Altra Faenza