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Dura la Cgil: “Le cifre a nove zeri evocate da Meloni sono virtuali. La realtà è una totale assenza di risorse aggiuntive”

“Su anziani e non autosufficienza, la presidente del Consiglio, la ministra e la viceministra delle Politiche sociali superano Zuckerberg in quanto a realtà virtuale, nel descrivere un mondo che non c'è. Insomma un governo già nel metaverso, peccato che i 3,8 milioni di anziani vivono e soffrono in Italia, nel mondo reale”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi.

“Dopo gli annunci trionfalistici della presidente del Consiglio del ‘governo della Propaganda’ - prosegue la dirigente sindacale - ministra e viceministra del neo ‘Minculpop’ non vogliono essere da meno nell’annunciare le misure per anziani non autosufficienti contenute nel Decreto appena varato in attuazione della Legge 33/2023, evocando suggestive cifre a nove zeri”.

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“Peccato che la realtà dei fatti - aggiunge Barbaresi - sia ben diversa a partire dalla totale assenza di risorse aggiuntive per finanziare le nuove misure. In particolare, non c’è nessun euro in più per sostenere la cosiddetta ‘prestazione universale’ (di 1.000 o 850 euro?) che di universale ha ben poco visto che i destinatari sono individuati con criteri molto restrittivi: almeno 80 anni, Isee non superiore a 6 mila euro, titolare di assegno di accompagnamento ed essere non autosufficiente con un bisogno assistenziale gravissimo (da definire con prossimi decreti)”.

“Una misura - sottolinea la segretaria confederale della Cgil - che riguarderà un numero di persone che potrebbe variare da 25 mila a 30 mila al massimo, a fronte di una platea di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui 1,4 milioni con l’assegno di accompagnamento. Dunque solo lo 0,7% di essi potrà accedere alla nuova misura. E tutti gli altri? Quale risposta avranno? E con quali risorse? Con i 500 milioni in due anni che già il Piano nazionale destinava alla non autosufficienza? Non vengono, infatti, previste risorse aggiuntive, si fa riferimento solo alle risorse dei fondi a legislazione vigente”.

“La riforma - conclude Barbaresi - deve garantire la presa in carico universale della condizione di fragilità della persona anziana da parte del sistema pubblico, superando divari territoriali. Pensare di farlo a colpi di annunci e con risorse date, che già oggi non bastano a garantire nè Leps - Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali - nè i Lea sanitari, può funzionare nel metaverso del governo Meloni, ma nella realtà, fatta di persone reali, con le loro fragilità e i loro drammi, le cose sono molto diverse e spesso drammatiche”.