In questi giorni i Consigli Comunali che detengono quote azionarie della proprietà di Hera hanno votato o stanno votando delibere con le quali si modifica lo Statuto di Hera e il patto di sindacato dei soci pubblici e la relativa vendita di azioni, procedendo lungo una strada per cui alla fine la proprietà pubblica scenderà dall’attuale 57% al 38%. Si va verso la definitiva privatizzazione di Hera, rendendo più debole un controllo pubblico che comunque già non veniva esercitato e si tenta di rendere irreversibile il processo. Questo contraddice platealmente l’esito referendario del giugno 2011, che aveva sancito il pronunciamento della maggioranza assoluta dei cittadini italiani a favore di una gestione pubblica. La scelta della definitiva privatizzazione è dunque molto grave e i Comitati Acqua Bene comune dell’Emilia-Romagna continueranno a contrastarla, a partire dai presidi sotto i Consigli Comunali già effettuati o previsti a Modena, Bologna, Ferrara e in molti altri territori della nostra regione. Del resto, la partita è ancora aperta. Lo stesso accordo sindacale raggiunto ieri tra le Segreterie nazionali CGIL-CISL-UIL e il Comitato soci pubblici è del tutto insufficiente perché si muove entro una logica di “riduzione del danno”, eppure testimonia che, almeno fino alla partenza del nuovo patto di sindacato prevista per l’inizio di luglio, la scelta della definitiva privatizzazione si può ancora fermare. Per parte nostra, continueremo a muoverci con quell’obiettivo, chiedendo il sostegno ai cittadini alla petizione che abbiamo lanciato per impedire la definitiva privatizzazione di Hera, insistendo perché il Consiglio regionale discuta di questa scelta, promuovendo ulteriori mobilitazioni. In questo quadro i Comitati Acqua Bene Comune dell’Emilia-Romagna, assieme al Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua, chiederà nei prossimi giorni un incontro al sindaco di Imola Manca, in qualità di rappresentante dei soci pubblici, per esporre le proprie ragioni e fermare la definitiva privatizzazione di Hera. Pensiamo di poterlo fare avendo il consenso della maggioranza assoluta dei cittadini emiliani ed italiani che si sono già espressi con il referendum del 2011 ed oggi chiedono che il loro voto vada rispettato. I Comitati Acqua Bene Comune, di fronte a questi avvenimenti, ritengono che solo percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico e dei vari servizi pubblici locali, come sta accadendo a Reggio Emilia, possano garantire la salvaguardia del diritto all’acqua e all’ambiente. |
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