Quando leggo che Confindustria, Comune e Provincia di Ravenna, CGIL, CISL e UIL e varie ed eventuali a proposito del decreto che pone una moratoria di 18 mesi per nuove ricerche e trivellazioni, faranno una manifestazione nazionale a Ravenna il prossimo sabato 16 marzo '19 io, penso il contrario e dichiaro che non sfileranno in mio nome.
Il metano fossile non è la soluzione per la transizione alle rinnovabili. Ben venga un vero piano per la transizione energetica, che preveda la riduzione delle estrazioni e solo in aree compatibili, mantenendo i giacimenti come “riserva strategica” da utilizzare eventualmente in futuro e investendo da subito sulla transizione del modello energetico verso tutte le fonti rinnovabili (che già oggi occupa oltre 60mila addetti) e può avere grande espansione.
I consumi di idrocarburi in Italia stanno già progressivamente diminuendo e il contributo delle estrazioni italiane è minimo; se si potessero usare tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano si coprirebbe il fabbisogno di 7 settimane e con quelle di gas appena 6 mesi.
Ormai tutti (a parte Trump) riconoscono che le emissioni delle fonti fossili sono responsabili dei cambiamenti climatici, ma le estrazioni di idrocarburi, a terra e in mare, nelle nostre zone, già producono subsidenza, anche questi sono argomenti rilevanti, che non possono essere lasciati solo alle associazioni del turismo.Qualcuno ha sollevato il problema occupazionale per i lavoratori del settore, sono molto sensibile a quest'argomento, ma occorre confrontarsi su dati reali e non su quelli improbabili fatti circolare.
Da cittadina e insegnante mi sono occupata di transizione energetica e di come si possano riconvertire posti di lavoro che progressivamente saranno persi nei settori più legati al fossile (vale per le centrali a carbone, per l'oli&gas, per la filiera dell'automotive a combustione interna, ecc.) ma per questo servono precise scelte e investimenti pubblici e privati. Da quanto vedo ENI pensa solo a difendere la rendita di posizione del passato (e mi pare che lo stesso valga per Confindustria di Ravenna).
Coloro che pensano che il futuro possa vedere una diversa qualità dello sviluppo, dove la sostenibilità valga per l'economia, per l'ambiente, per il lavoro e per tutta la società, dovrebbero battersi per vere scelte innovative, contrastando tesi come quelle di Confindustria, a partire dalle Organizzazioni sindacali, che dovrebbero rivendicare queste innovazioni alle imprese.
Nel recente congresso della Cgil, da Ravenna, è stato approvato un documento dove si legge tra l'altro: "...la CGIL, in coerenza con le priorità dell’Onu e per l’Italia dell’Asvis, si batte insieme alla comunità scientifica e ai movimenti ambientalisti affinché si avvii un ambizioso processo di transizione che dall’economia globale conduca verso un’economia ecologica e circolare. È sempre più necessario, infatti, limitare i cambiamenti climatici, liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili, affermare nuovi modelli di consumo, raggiungere l'obiettivo dei rifiuti zero, e garantire a tutti, oltre che la sicurezza alimentare, anche l’accesso a uno dei beni più preziosi: l'acqua potabile. La diffusione di una cultura della sostenibilità - che privilegi la qualità rispetto alla quantità dello sviluppo - deve investire ogni comparto del sistema produttivo, della mobilità, dei consumi; deve vedere una assunzione di responsabilità del sindacato in tutta la sua pratica contrattuale, oltre che dei singoli individui.
Per questo, per quanto mi riguarda io non andrò a Ravenna sabato 16 marzo, invece ci sarò venerdì 15 e parteciperò allo sciopero FRIDAYSFORFUTURE!"