Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

La dichiarazione del presidente La France Insoumise: «Finalmente, ma basta proclami privi di effetto»

Macron: «Stop alle armi per colpire Gaza», ma il corteo è scettico Il corteo pro-Pal di Parigi foto di Christophe Michel/Abacapress.com

«La priorità oggi è di ritornare a una soluzione politica, di smettere di consegnare le armi destinate ai combattimenti a Gaza», ha detto il presidente della Repubblica Emmanuel Macron alla radio pubblica France Inter, in un’intervista realizzata martedì sera ma diffusa ieri.

«La Francia non consegna armi» a Israele, ha precisato Macron alla radio, malgrado le inchieste giornalistiche e le accuse da parte di numerose Ong hanno documentato il contrario. Lo scorso marzo, infatti, un’inchiesta del media Disclose aveva rivelato che «la Francia ha autorizzato alla fine del mese di ottobre 2023, la consegna a Israele di almeno 100.000 componenti di munizioni per fucili mitragliatori suscettibili di essere impiegati a Gaza contro i civili».

Dopo la pubblicazione dell’intervista su France Inter, l’Eliseo ha precisato al canale all-news Bfmtv che la Francia continuerà in ogni caso a esportare verso Israele i componenti necessari alla difesa dello Stato ebraico, in particolare quelli impiegati dal sistema anti-missile Iron dome.
Per l’inquilino dell’Eliseo, la priorità è di «evitare l’escalation» proprio mentre l’esercito israeliano invade il Libano e bombarda Beirut. «Il popolo libanese non può essere sacrificato a sua volta», ha detto Macron, «il Libano non può divenire una nuova Gaza». La Francia, ha annunciato il presidente, organizzerà a ottobre una Conferenza internazionale a sostegno del Libano.

La formula utilizzata da Macron non è priva di ambiguità, ma colpisce perché, finora, la diplomazia francese si era mostrata restia a prese di posizione simili nei confronti di Israele. Per questo, nella piazza parigina dove si svolgeva una manifestazione in solidarietà con il Libano e con la Palestina, le dichiarazioni del presidente sono state accolte con un certo scetticismo.

«Macron mente, e non sarebbe la prima volta» ha detto Omar Alsoumi, uno dei fondatori del collettivo Urgence Palestine e tra gli organizzatori della manifestazione. «Vi sarebbero molte ragioni per contestare la legittimità di Macron», ha proseguito Alsoumi, «il fatto che – come gli ha detto una donna palestinese durante la sua visita in Canada – non sia capace di fermare il proprio alleato è una di queste».

Il 26 settembre scorso, Macron era stato accusato di «avere del sangue sulle mani» da dei contestatori durante una conferenza stampa col premier canadese Justin Trudeau a Montreal. Accuse echeggiate nella manifestazione di ieri da numerosi poster col viso del presidente e la scritta: «complice», appesi un po’ ovunque lungo il percorso.

Avvolta in una bandiera libanese e con in testa una kefiah rossa, Mariane si è detta invece più ottimista. «È un po’ tardi, ma spero sia vero, sarebbe una buona cosa», ha detto, rispetto alle dichiarazioni di Macron. Questa giovane lavoratrice dello spettacolo libanese è originaria di Nabatiye, una città nel sud del paese che già da mesi subisce i bombardamenti israeliani. «La mia famiglia è ancora là, stiamo cercando di farli uscire dal paese, io ora sono bloccata qua», dice.

Alla manifestazione erano presenti anche alcuni sindacati – come la Cgt e Solidaires – e degli esponenti de La France Insoumise, tra i quali Jean-Luc Mélenchon e il presidente insoumis della commissione finanze della Camera, Eric Coquerel.

Per i partiti del Nuovo Fronte Popolare, le parole del presidente della Repubblica sono positive, seppur tardive: «Finalmente, e tanto meglio», ha commentato per esempio il segretario dei socialisti Olivier Faure su X.

«Bisogna smettere di inviare armi a Israele come diciamo da mesi», ha detto dal canto suo il coordinatore di Lfi Manuel Bompard, per il quale tuttavia «contano solo gli atti» e non «le frasi prive di effetti»