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Il limite ignoto Zelensky all'Assemblea generale dell'Onu. Alleati scettici sull'ingresso di Kiev nella Nato, Biden non vorrebbe l'escalation con Mosca

Donetsk, un soldato ucraino vicino a un ammasso di bossoli Donetsk, un soldato ucraino vicino a un ammasso di bossoli – Ansa

Nessuno vuole la fine della guerra più di noi» ha dichiarato ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dallo scranno del Palazzo di vetro di New York. Ma la pace che il capo di stato ha invocato non è un mero cessate il fuoco, si dovrà trattare di un accordo «giusto e rispettoso dei principi della Carta delle Nazioni unite». In altri termini, Zelensky ha lasciato intendere che il suo Paese non cederà territori a Mosca, non transigerà sulle riparazioni di guerra e non presterà il fianco a un congelamento del conflitto. Questo in teoria, ma la pratica appare assai diversa e oggi, in occasione dell’incontro a porte chiuse con Joe Biden, l’Ucraina dovrà mostrare le carte e chiarire cosa vuole per poter avviare un eventuale negoziato con la Russia.

L’ASSEMBLEA GENERALE dell’Onu è stata monopolizzata ancora una volta dal conflitto in Europa dell’est e Zelensky non ha lesinato critiche a Mosca accusandola di voler causare una «catastrofe nucleare». Dal canto suo (ed è difficile pensare a una coincidenza) Vladimir Putin ha presieduto il Consiglio di Sicurezza nazionale dedicato alle proposte per un aggiornamento della dottrina sulla deterrenza nucleare e ha lanciato minacce urbi et orbi a chiunque «porrà minacce critiche per la sicurezza della Federazione russa» anche a quegli stati che non hanno a disposizione armi nucleari ma che sono spalleggiati da chi invece quelle armi le detiene.

Dunque il Cremlino si riserva «il diritto di usare armi nucleari in caso di aggressione contro la Russia e la Bielorussia» e su questo non c’è possibilità di fraintendimento. Certo, non è la prima volta che dai vertici russi arrivano minacce di questo tipo, anzi il vice-capo del Consiglio di sicurezza nazionale Medvedev non perde occasione per ricordare che le testate atomiche russe sono pronte a flagellare i nemici della nazione.

In un video creato con l’Intelligenza artificiale apparso ieri sui canali russi, per citare un caso di propaganda estrema, si mostrano le possibili conseguenze di un attacco nucleare su Londra. Ma, finora, oltre alle parole, non c’è un reale motivo di ulteriore allarmismo. Anche se le parole di Putin contribuiscono ad avvalorare i timori dell’amministrazione di Joe Biden che si è mostrata contraria a fornire all’Ucraina l’autorizzazione per colpire con le armi occidentali in territorio russo. Secondo fonti interne, la Casa bianca teme un inasprimento della tensione con Mosca e, alla vigilia delle elezioni presidenziali di novembre e del possibile scoppio di un nuovo conflitto in Medioriente, vuole evitarlo a tutti i costi.

ZELENSKY COMUNQUE si è mostrato fiducioso. Oggi sarà il gran giorno un cui il famoso piano di pace «che porterà alla fine della guerra» elaborato da Kiev nelle ultime settimane, sarà discusso con i principali alleati occidentali. Il presidente ucraino ha ribadito più volte che la conditio sine qua non per sedersi a un tavolo e trattare con il nemico è quella di ricevere «garanzie di sicurezza chiare», soprattutto negli Usa. E infatti la delegazione ucraina lo chiama «piano per la vittoria» e non «piano di pace».

CIRCOLANO diverse indiscrezioni sul contenuto della proposta ma per ora le più accreditate si basano su 5 concetti fondamentali riassunti da Bloomberg.

  1. Autorizzazione a colpire in territorio russo con i missili a lungo raggio forniti dall’Occidente. Gli attacchi della settimana scorsa ai depositi di munizioni in Russia con i droni hanno, secondo Kiev, dimostrato che colpire in profondità è necessario per cambiare gli equilibri al fronte e minare la capacità offensiva dell’esercito russo.
  2. Ricevere nuovi e ingenti aiuti militari per poter continuare a resistere all’offensiva russa nel Donetsk e foraggiare le truppe ucraine nel territorio russo del Kursk.
  3. Ricevere aiuti economici che aiutino il governo centrale a riparare (per quanto possibile) la rete energetica del Paese e a correre ai ripari durante l’inverno per evitare che la tenuta dell’opinione pubblica interna si sfaldi.
  4. Accelerare la procedura per l’ingresso di Kiev nell’Unione europea.
  5. Accogliere rapidamente Kiev nella Nato.

Gli ultimi due punti sono senz’altro i più importanti per Zelensky e, di contro, i meno fattibili per gli alleati. Rendere l’Ucraina un membro effettivo della Nato a guerra in corso comporterebbe automaticamente l’ingresso in guerra di tutta l’Alleanza atlantica, secondo il famoso Articolo 5 dello statuto che prevede l’intervento immediato in difesa di un membro impegnato in un conflitto.

APPARE improbabile che Kiev si impunti su questa soluzione e quindi potrebbe trattarsi di una via intermedia: un cessate il fuoco a condizione che Usa, Gb, Francia e (forse) Italia, si impegnino a intervenire contro la Russia in caso di una nuova aggressione. Tuttavia, anche questa seconda opzione al momento non sembra aver riscontrato particolari simpatie tra gli alleati.