Si vota oggi in due Land orientali della Germania, Turingia e Sassonia. Ma non è solo un test locale: i sondaggi prevedono l’exploit della destra neofascista di Afd, il candidato di punta è un antisemita conclamato. Socialisti e sinistra in crisi ed è il primo atto della corsa elettorale
Vento dell'est. Il voto di oggi in Sassonia e Turingia è destinato a innescare un terremoto in tutto il Paese, che andrà alle urne tra un anno. Il muro dei partiti tradizionali contro i deliri negazionisti di Höcke & co.
I sostenitori del partito di estrema destra AfD durante il discorso di Bjorn Höcke a Erfurt - Ansa
«Mi pesa il cuore pensando al risultato di questa sera». La confessione di Saskia Esken, segretaria della Spd, poche ore prima dell’apertura dei seggi, riflette in pieno l’importanza della posta politica in gioco oggi. Sulla carta il valore delle urne in Sassonia e Turingia è appena l’equivalente del rinnovo di due giunte regionali italiane nell’area più depressa del Paese, anche se i Land tedeschi sono veri e propri Stati semi-autonomi.
In realtà il doppio voto nella ex Ddr è destinato a innescare un terremoto politico in tutta la Germania al di là del mero esito del conteggio delle schede: sarà l’anticipazione dell’identico bubbone nero e rossobruno pronto a scoppiare alle elezioni in Brandeburgo tra 23 giorni ma anche il trend politico destinato a condizionare il voto per il rinnovo del Bundestag fissato per il 26 settembre 2025.
Ma queste urne rappresentano un vero e proprio incubo per la comunità ebraica non solo tedesca: Bjorn Höcke, spitzenkandidat di Alternative für Deutschland (Afd) in Turingia, capo della corrente di ultra-destra del partito, è un antisemita conclamato già condannato dal tribunale per aver usato slogan del Terzo Reich a chiusura di un suo comizio a Erfurt. I primi a preoccuparsi sono i responsabili del Memoriale di Buchenwald per niente convinti che quelle dell’aspitante-governatore di Afd siano solo innocue sparate elettorali. Specialmente se Hoecke non può davvero sostenere di non sapere ciò che dice: oltre che deputato al Landtag di Erfurt il negazionista della Shoah è anche un insegnante di Storia, seppure in aspettativa.
Sassonia
Secondo i sondaggi la partita per la conquista del parlamento di Dresda si riduce alla sfida a due fra il governatore uscente della Cdu, Michael Kretschmer, 49 anni, astro crescente nella galassia democristiana, e il “moderato” di Afd, Jörg Urban, ingegnere sessantenne con un passato nella riforestazione del Madagascar con Green League, transitato dal partito dei Piraten ai fascio-populisti che secondo lui «non sono di estrema destra». Del resto si ritiene «un ambientalista».
All’ultima rilevazione risultavano testa a testa con la Cdu a quota 33% e Afd al 31%, seguiti dal vuoto pneumatico degli altri partiti a eccezione della marcia trionfale di Sahra Wagenknecht. La sua Alleanza (Bsw) gode del 12% del consenso, un record considerando la data di nascita del suo partito, l’8 gennaio 2024, in seguito alla scissione della Linke. In proporzione la crescita del Bsw è stata quattro volte più veloce della pur rapidissima ascesa di Afd.
Qui il peso sul cuore di Saskia Esken si deve essenzialmente al 7% alla Spd, passata da partito di massa a forza politica di nicchia, mentre il Sole dei Verdi rappresentato dalla capolista, Katja Meier, ministra aggiunta della Giustizia del Land dal 2019, con un passato da punk, acerrima nemica di Afd nella aule giudiziarie, piange incollato al palo 6%: un soffio sopra alla soglia di sbarramento per l’accesso al parlamento.
La Linke ci prova candidando simbolicamente i due co-leader locali del partito, l’infermiera Susanne Schaper e il consulente Stefan Hartmann, ma parte dal 3% nei
sondaggi. Dietro, solo le percentuali da prefisso telefonico dei liberali, semplicemente inesistenti, proprio come in Turingia. Con questi numeri la coalizione più probabile per la Sassonia indica un governo Cdu con partner ultra-minoritari Spd e Verdi e una maggioranza risicata. Sempre ovviamente se questa sera reggerà ancora il veto alle alleanze con Afd ribadito da tutti i partiti.
Turingia
Non ci sarà storia, tutto pare già scritto: il partito di Höcke si trova davanti alla Cdu di quasi dieci punti (30% contro 22%) e il distacco è impossibile da colmare. Mentre il Bsw di Wagenkecht accreditata di ben il 17% rischia di diventare il secondo partito del Land facendo il pieno di deputati sui banchi fino a ieri occupati dai partiti tradizionali, a partire dalla Linke da cui è fuoriuscita portandosi dietro gran parte degli elettori.
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Di fatto in Turingia non sarà possibile alcuna maggioranza matematica senza coinvolgere Afd o Bsw. Basterebbe questo a definire l’epocale sconfitta dei partiti tradizionali. E poiché solo Wagenkecht è ufficialmente sdoganabile dalla Cdu, l’inedita alleanza sembra essere l’unica possibilità teorica. Secondo i rumors della stampa locale, il candidato Cdu, Mario Vogt, dovrebbe stringere un patto con la spitzenkandidaatin del Bsw, Katja Wolf (ex sindaca Linke di Eisenach appena passata con Wagenknecht) coinvolgendo anche la Spd in una insolita «geometria sperimentale». Difficile a credersi eppure si discute esattamente di ciò a Erfurt alla vigilia del voto.
La Linke del governatore Bodo Ramelow si prepara a difendere lo zoccolo duro del 14% dei turingiani ancora orientato a ridare fiducia per la terza volta all’attuale coalizione rosso-rosso-verde al potere, ma i socialdemocratici stavolta possono garantire solo il 6% e i Verdi appena il 4%. Certamente la Linke in Turingia non risulterà irrilevante come i comunisti sassoni. Però stasera all’apertura delle urne suonerà comunque il requiem per l’ultimo governo social-ambientalista della Bundesrepublik