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A Parigi si chiudono le olimpiadi, a Washington si riapre la campagna elettorale. Le folle entusiaste ai comizi di Harris allarmano Trump, solitario e confuso a Mar-a-Lago. Si rifugia negli insulti e tace sull’aborto. Pur di attirare l’attenzione, accetta il dibattito tv

Giochi aperti. Le tv statunitensi mettono a confronto il comizio della democratica in mezzo alla gente e la conferenza solitaria del repubblicano. Il tycoon spiazzato dall’abbandono di Biden cerca di attirare l’attenzione riscrivendo la realtà

L’ultima conferenza stampa di Donald Trump, giovedì scorso, a Mar-a-Lago foto Ap/Alex Brandon L’ultima conferenza stampa di Donald Trump, giovedì scorso, a Mar-a-Lago - Ap/Alex Brandon

Dopo alcuni tentennamenti Donald Trump ha ceduto: anche se il candidato democratico è cambiato, il 10 settembre farà il dibattito con Kamala Harris su ABC. Parlando dal suo resort di Mar-a-Lago in Florida, Trump ha detto che «non vede l’ora» di discutere con Harris e ha rilanciato, chiedendo non uno ma tre dibattiti televisivi, uno dei quali sull’emittente amica Fox news.

Dal canto suo Harris ha confermato la sua partecipazione alla resa dei conti del 10 settembre: sarà «felice» di confrontarsi con il tycoon anche in ulteriori dibattiti. I dettagli su luoghi, regole e moderatori saranno determinati e resi noti nelle prossime settimane.

Da quando Joe Biden si è ritirato dalla corsa e la sua vice è diventata candidata democratica alla presidenza, Trump ha cercato di ricalibrare tutta la sua campagna presidenziale. La conferenza stampa organizzata nella sua tenuta di Mar-a-Lago è sembrata un palese tentativo di riacquistare l’attenzione dei media che ora si è spostata tutta sui democratici.

È STATO il primo incontro con la stampa dopo molto tempo, ma l’intera faccenda è sembrata molto più uno sfogo personale di Trump che il discorso su temi politici di un candidato presidenziale, mentre la sua rivale e il suo vice sono impegnati in un giro di comizi che sembrano quelli di rock band in tour, visto l’entusiasmo con cui vengono accolti.

Questo parallelo stridente è stato sottolineato da tutti i principali canali tv che hanno coperto entrambi gli eventi in contemporanea, ricorrendo allo split screen: metà schermo dedicato alla conferenza di Trump e metà al comizio del ticket democratico.

Così si è visto Trump solo, sul palco vuoto, con uno sfondo di bandiere statunitensi, rispondere in modo erratico alle domande e insistere su quanto la sua campagna sia in realtà più animata, di successo e seguita di quella democratica, mentre Harris e Tim Walz parlavano a migliaia di sostenitori che scandivano i loro nomi ed esplodevano in applausi ogni due minuti.

Durante il comizio al suo solito Trump ha insultato

l’avversaria («Non ha rilasciato un’intervista. Non può farne, è incompetente») e, citando il suo ex avversario Joe Biden, ha detto di non essere «un grande fan del suo cervello, ma penso che in realtà Harris non sia intelligente quanto lui». Per poi aggiungere, parlando della capacità di Harris di mobilitare la base, «beh, è una donna. Rappresenta alcuni gruppi di persone».

Ha poi affermato di essere stato un avversario «molto protettivo» nei confronti di Hillary Clinton che ha accusato di essere stata il «male», «instabile», «pericolosa» e una bugiarda «patologica», senza ricordare il suo grido di battaglia, «lock her up», che aveva scaldato il cuore della sua base.

MA QUESTO non è stato l’aspetto principale della conferenza stampa, bensì, ancora una volta, la completa ricostruzione del reale da parte di Trump che ha accusato i media di dipingere la campagna democratica come più animata della sua. Per dimostrare la malafede dei media, Trump ha affermato di aver richiamato una folla più numerosa al suo raduno del 6 gennaio a Washington prima dell’insurrezione del Campidoglio di quella di Martin Luther King per il discorso «I have a dream», tenuto nello stesso luogo, nel 1963.

Tralasciando il contenuto dei due comizi (in uno si incitava a un colpo di stato e in un altro si parlava della lotta per i diritti civili) e le affermazioni di Trump secondo cui il 6 gennaio non è morto nessuno, le fotografie dei due eventi parlano da sole, a raccontare il numero di persone accorse. «Stesso luogo, stesso tutto, stesso numero di persone. Se non di più», ha invece sostenuto Trump.

Oltre all’universo parallelo dipinto dal candidato del Gop, la conferenza stampa ha anche rivelato come Trump non abbia il controllo su una delle questioni più urgenti per gli elettori: il diritto all’aborto. Ha cercato di minimizzare l’importanza del tema per l’elettorato e si è rifiutato di dire come intende votare su una proposta di emendamento alla costituzione della Florida che metterebbe fuori legge i divieti di aborto prima del battito cardiaco. «La questione dell’aborto è molto mitigata – ha detto Trump – Sembra essere molto meno problematica, soprattutto per chi rientra nelle eccezioni»