GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L’OMOTRANSFOBIA. Il documento proposto a Bruxelles in occasione della Giornata internazionale contro l’omotransfobia. Meloni sul fronte orbaniano. Roccella rivendica: «Non firmiamo e non lo faremo perché promuove il gender»
Manifestazione contro l'omotransfobia - LaPresse
«Dal 17 maggio 2023 a oggi gli organi di informazione hanno riportato 149 casi di violenze o discriminazioni generate dall’odio verso le persone Lgbtqi+». In occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, l’Arcigay fa il punto sui crimini d’odio. Mentre, secondo un sondaggio condotto dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Ue, in Italia il 18% della popolazione Lgbtqia+ dichiara di aver subito tentativi di «conversione» o «guarigione» dall’omosessualità. In un caso su 5 questo tipo di violenza avverrebbe in famiglia.
EPPURE, L’ITALIA È UNO dei 9 Stati sui 27 dell’Ue (insieme a Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Rep. Ceca e Slovacchia) a non aver firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+ presentata dalla presidenza di turno belga. I diciotto Stati che invece hanno firmato la dichiarazione proposta come testo conclusivo di una conferenza di alto livello organizzata a Bruxelles in occasione dell’Idahot, la Giornata internazionale contro l’omotransfobia, si impegnano ad attuare le strategie nazionali Lgbitq e a sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l’Uguaglianza quando sarà formata la prossima Commissione. La quale viene invitata a perseguire e attuare una nuova strategia per migliorare i diritti delle persone Lgbtiq+ durante la prossima legislatura, stanziando risorse sufficienti e collaborando con la società civile.
MALGRADO LA DECISIONE sia stata presa qualche giorno fa, la notizia emersa ieri ha sollevato la rivolta di tutte le opposizioni contro il «modello culturale orbaniano» del governo Meloni. E pensare che proprio il presidente Mattarella aveva sottolineato ieri mattina che il Paese «non è immune da episodi di omotransfobia» e che sono evidenti «lacerazioni alla convivenza democratica». «Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità», aveva ammonito il capo dello Stato invitando le istituzioni a impegnarsi «per una società inclusiva e rispettosa delle identità». L’esortazione di Mattarella ha sortito la reazione – protocollare e subdola – della premier Meloni: «Discriminazioni e violenze inaccettabili, che ledono la dignità delle persone e sulle quali i riflettori non devono mai spegnersi. Anche su questo fronte, il Governo è, e sarà, sempre in prima linea», ha detto senza il minimo accenno di autoironia.
Prontamente smentita, tra l’altro, dalla ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Eugenia Roccella, che ha rivendicato la mancata firma sulla dichiarazione Ue accusando la sinistra di usare «la sacrosanta lotta contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale come foglia di fico per nascondere il suo vero obiettivo, e cioè il gender». «Noi – ha aggiunto – siamo molto chiari: il nostro governo ha firmato la dichiarazione europea contro omofobia, bifobia e transfobia. Non abbiamo invece firmato e non firmeremo nulla che riguardi la negazione dell’identità maschile e femminile, che tante ingiustizie ha già prodotto nel mondo in particolare ai danni delle donne».
IN SOSTANZA, come riassume Gaynet, «dopo un comunicato di facciata per la giornata contro l’omolesbotransfobia, il governo italiano e la ministra Roccella si scagliano contro la dichiarazione proposta dalla presidenza belga del consiglio Ue». E la sinistra c’entra poco, stavolta, se perfino la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è così espressa su X: «Riaffermiamo il nostro impegno per un’Europa in cui tutti siano liberi di amare e vivere senza paura. Dove puoi semplicemente essere te stesso. Oggi e ogni giorno sono orgogliosa di sostenere la comunità Lgbtiq+»