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Una sintesi delle principali proposte dei maggiori partiti italiani in vista della chiamata alle urne dell'8-9 giugno su energia, riciclo, mobilità sostenibile e politiche climatiche.

Le elezioni europee del 6-9 giugno potrebbero stravolgere i piani energetici e climatici impostati dalla maggioranza uscente, con diversi dossier ancora sul tavolo che rischiano di saltare se le previsioni di un’ondata di destra dovessero essere confermate.

In un recente sondaggio di Eurobarometro, condotto per conto della Commissione europea, i cittadini hanno indicato l’azione contro il cambiamento climatico come una delle quattro principali priorità che vogliono che il Parlamento europeo affronti nell’immediato futuro.

L’attuale legislatura, pur muovendosi in un frangente di particolare instabilità dettata dalle crisi geopolitiche (con conseguenze anche sulle politiche energetiche e climatiche) ha fatto una vera e propria corsa contro il tempo per chiudere il maggior numero possibile di dossier relativi al Green Deal prima che il Parlamento europeo venga rinnovato.

Dopo la COP28 di Dubai sono state concluse le discussioni su diversi temi cruciali: prodotti da costruzione, due diligence aziendale, direttiva sulle prestazioni degli edifici (“Case Green”), riforma del mercato elettrico, norme Euro 7 sui gas di scarico per le automobili e sui rifiuti da imballaggio e sulle emissioni di camion e autobus.

Restano in sospeso altri dossier, come la revisione dell’etichetta energetica degli impianti di riscaldamento nell’ambito del cosiddetto Ecodesign, che deve essere effettuata entro il 2025/2026.

Per capire come i partiti italiani si posizionano verso questi e altri provvedimenti, proponiamo un’analisi dei programmi (linkati tutti per intero in basso), in vista della chiamata alle urne che in Italia sarà l’8 e 9 giugno.

Cominciamo dalla maggioranza di governo.

Fratelli d’Italia

Il pensiero della premier Giorgia Meloni, che firma in calce il programma di Fratelli d’Italia, è particolarmente rilevante perché rappresenterà la posizione italiana ai principali tavoli istituzionali, oltre che quella del partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr), del quale Meloni è presidente.

Secondo FdI “l’ecologia è uno dei pilastri del pensiero conservatore”, ma il raggiungimento degli obiettivi climatici “deve essere economicamente e socialmente sostenibile, senza approcci ideologici, obiettivi irraggiungibili e oneri sproporzionati per cittadini e imprese”.

Il Green Deal varato dalla legislatura attuale sarebbe pieno di “eco-follie” e ci starebbe portando verso una “decrescita infelice”.  Tra le proposte per modificarlo primeggia l’applicazione dei principi di sussidiarietà affinché le strategie per il raggiungimento degli obiettivi climatici siano decise dai singoli Stati membri.

Tra i punti specifici toccati dal partito di maggioranza c’è la richiesta di escludere dal computo di deficit e debito le spese per investimento collegate alla transizione verde e digitale. La direttiva Case Green andrebbe “modificata radicalmente per tutelare i proprietari di immobili ed efficientare il patrimonio edilizio in modo graduale e sostenibile, prevedendo adeguati incentivi”.

Sulla mobilità una contraddizione: si chiede contemporaneamente di “sostenere la decarbonizzazione delle diverse modalità di trasporto e investire sulla mobilità urbana sostenibile” ma anche di “cancellare il blocco alla produzione di auto a motore endotermico dal 2035”. In che modo? Investendo su tutti i carburanti alternativi e non soltanto sull’elettrico.

Nello spingere per diversificare le fonti di approvvigionamento energetico e differenziare le fonti di energia, “con particolare attenzione alle rinnovabili e all’idrogeno”, il partito menziona anche il nucleare da fusione.

Lega

Meno puntuale e più “per concetti” il programma della Lega, che mette nel mirino il Green Deal europeo, visto come una sorta di autogol di fronte a Cina e Stati Uniti. Questi ultimi, infatti, si starebbero avvantaggiando dei vari “obblighi e penalizzazioni” che l’Ue si sarebbe auto-inflitta, motivo per cui – secondo il Carroccio – il primo provvedimento della prossima legislatura dovrebbe essere “un provvedimento omnibus che riveda da cima a fondo il Green Deal con un approccio intersettoriale”.

La transizione verde per la Lega ha comportato un “repentino ed eccessivo innalzamento del fabbisogno di materie prime critiche”, con conseguente rialzo dei costi. Al quale la risposta dovrebbe essere un impegno a favorire l’estrazione, la lavorazione e il riciclaggio all’interno dei confini Ue. Ambito in cui Bruxelles si è già mossa, ad esempio con il Critical Raw Material Act.

Anche la Lega chiede di investire sul nucleare, nella ricerca sui piccoli reattori modulari (della quale efficacia ci siamo già occupati) e sull’energia da fusione “per un mix energetico diversificato”. Tra le rinnovabili si chiede di concentrare maggiori risorse su quelle programmabili, come l’idroelettrico, il geotermico o le biomasse.

Se il Green Deal europeo va modificato, la direttiva Case Green per il Carroccio va invece totalmente cancellata. “Non possiamo sacrificare il nostro patrimonio immobiliare – si legge – sull’altare dell’efficienza energetica”.

Infine, sulla mobilità si chiede l’abolizione dello stop alle auto a motore endotermico entro il 2035 inserendo “piena legittimazione” ai biocarburanti. Una soluzione tutt’altro che a emissioni zero, perché coltivare richiede arature, fertilizzanti, pesticidi e lavorazioni industriali, spesso alimentate con energia fossile, ne riducono il beneficio.

Forza Italia

Gli Azzurri sono gli unici, nella galassia di destra, che menzionano esplicitamente il gas nei piani energetici. Oltre ad uniformarsi a Lega e FdI per quanto riguarda nucleare, biofuel e direttiva Case Green, Forza Italia propone di “sfruttare la centralità nel Mediterraneo e le infrastrutture strategiche (come il TAP e i rigassificatori) per svolgere un ruolo chiave nel facilitare il trasporto, lo stoccaggio, l‘interscambio e la distribuzione del gas naturale in tutta Europa”.

Questo per raggiungere un’indipendenza energetica da fonti fossili provenienti da Paesi terzi, così da rendere l‘Europa meno vulnerabile. Ma alla fine il metano da dove arriverebbe? Contemporaneamente però viene menzionata in un passaggio l’importanza di “promuovere le energie rinnovabili, l‘efficienza energetica e sfruttare i fondi del REPowerEU”.

Partito Democratico

Tra gli aggettivi che il Pd utilizza per descrivere “l’Europa che vogliamo” c’è “sostenibile”, che dà il titolo al capitolo del programma legato a politiche energetiche e ambientali. I dem chiedono che i nuovi investimenti verdi coordinati a livello comunitario prevedano restrizioni o agevolazioni al credito per le industrie in base all’impegno in processi di trasformazione green, in piena applicazione del principio “chi inquina, paga”.

Andrebbe inoltre potenziato il Fondo per la Transizione Giusta e il Fondo Sociale Europeo, per finanziare processi di formazione in lavori green e aumentare l’occupazione di qualità. Il Pd propone poi di creare le giuste sinergie con il Fondo di Investimento, il piano InvestEU e RepowerEU per catalizzare investimenti privati nei processi industriali chiave per l’economia circolare e la decarbonizzazione come gli impianti di recupero di materia di scarto e re-immissione sul mercato di materie prime secondarie, compresa la componentistica per i veicoli elettrici, la filiera per la produzione e l’utilizzo di idrogeno verde.

“Non possiamo rinunciare all’ambizione e al dovere di affrontare il cambiamento climatico – si legge – anche in virtù della nostra responsabilità storica in tal senso, per preservare la salute dell’ecosistema e non far pagare il prezzo di un modello di sviluppo insostenibile alle generazioni future”. Dai dem anche la proposta di rafforzare la direttiva europea sul monitoraggio del consumo di suolo e adottare una legge che contrasti il consumo di suolo in Italia.

Movimento 5 Stelle

In linea con la propria vocazione ecologica fondativa, il Movimento 5 Stelle è il partito che entra più nel dettaglio sui temi energetici e climatici, portando numerose proposte e analizzando più approfonditamente gli scenari attuali e futuri.

Per centrare gli obiettivi climatici il partito propone un maggiore e rinnovato impegno nella costruzione dell’Unione dell’Energia, con particolare riferimento al ruolo della ACER, l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia, che dovrà aiutare maggiormente a garantire il corretto funzionamento del mercato unico europeo del gas e dell’energia elettrica, con l’elaborazione delle norme sulla rete europea in grado di interconnettere efficacemente gli Stati membri e regolare le condizioni di accesso e di sicurezza operativa delle infrastrutture transfrontaliere.

Ancora, il M5s chiede la rimozione di nucleare e gas nel processo di revisione della tassonomia verde europea, e il contrasto alla Carbon capture and Storage, che “rischia di distrarre gli investimenti pubblici dalle infrastrutture green già disponibili, comprovate e mature”.

Si chiede inoltre l’estensione del mandato della Banca Europea degli Investimenti per la costituzione di una vera e propria Banca Europea per lo Sviluppo e la Transizione ecologica che sostenga lo sviluppo di filiere strategiche per la transizione, come quelle delle batterie di accumulo elettrico, delle pompe di calore (per le quali si richiede anche l’attuazione del piano rimandato dalla Commissione), dei pannelli solari, del riciclo di materiali quali i Raee per la produzione di pannelli solari e pale eoliche, dell’idrogeno verde e dei semiconduttori.

Un altro spunto riguarda la creazione di una piattaforma europea di acquisto gas a medio-lungo termine (dai due ai cinque anni), con una indicizzazione non trimestrale ma annuale dei prezzi e con una rivisitazione sostanziale del meccanismo di formulazione dei prezzi sul mercato elettrico.

Alleanza Verdi-Sinistra

Il partito che porta la questione ambientale nel proprio nome è molto diretto nelle proposte, alle quali dedica ampio spazio e un elenco di iniziative ben scandito. Le principali riguardano l’istituzione di un Fondo europeo per gli investimenti ambientali e sociali di almeno 2.000 miliardi di euro (per finanziare investimenti green, trasporto pubblico ed efficientamento energetico delle case) e la costruzione di un pacchetto legislativo “Fit for 1.5°C” che punti a ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030 per poter raggiungere la neutralità climatica già entro il 2040.

Ancora, Avs spinge l’esclusione di nucleare e Ccs dalle tecnologie strategiche e dai progetti prioritari del Regolamento Net Zero Industry Act. Sulle fossili si chiede un piano dettagliato per cessare l’uso di carbone entro il 2030 e di petrolio e gas tra il 2035 e il 2040 e la negoziazione di un trattato internazionale sulla non proliferazione delle fonti sporche e contro il lobbismo delle compagnie petrolifere, del carbone e del gas nelle istituzioni pubbliche. Sul riciclo la proposta è di approvare una Direttiva sulla gestione sostenibile delle risorse allo scopo di ridurre del 66% la quantità di materie prime consumate annualmente rispetto al 2022.

Stati Uniti d’Europa

La lotta al cambiamento climatico, per la lista Stati Uniti d’Europa (che incorpora Italia Viva, +Europa, Psi e radicali), deve “ispirarsi a un principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro”.

Nel programma non ci sono indicazioni specifiche, quanto più inviti generici alle istituzioni Ue affinché la produzione legislativa tenga conto delle differenze morfologiche, ambientali, territoriali dei Paesi che compongono l’Ue. “Industria e politiche dell’ambiente devono procedere di pari passo – si legge – perché non è immaginabile che in un mondo che va conoscendo accelerati processi di sviluppo industriale da parte di Paesi come India e Cina, l’Ue rinunci alla sua vocazione di innovazione strategica”.

Anzi, proprio un questa ottica l’Ue “può assumere un importante ruolo di attore sovra-nazionale capace di contemperare sviluppo e rispetto dell’ambiente, proponendo modelli che rappresentino un esempio anche per Paesi extra-europei”. La sintesi è: “l’Europa ha bisogno di produrre di più, e in modo più efficiente”.

Azione

Come fatto dal Movimento 5 Stelle, anche Azione analizza punto per punto le principali questioni energetiche e climatiche, proponendo per ciascuna di loro le criticità e le proprie proposte di miglioramento. Di fondo, la critica mossa è che le misure previste dal pacchetto Fit for 55 siano “caratterizzate da un forte impianto ideologico visto che ignorano il concetto di neutralità tecnologica, ovvero la libertà di scegliere la tecnologia più adeguata al raggiungimento all’obiettivo prefissato”.

Vien da sé quindi che su due argomenti come Ccs e nucleare Azione (schierata su posozioni pro-atomo) sia più “permissiva”. Sulla prima l’Ue è descritta anzi come “drammaticamente in ritardo”. Il programma propone di riformare la tabella di marcia di implementazione del Green Deal e di rimuovere gli obblighi di installazione di capacità rinnovabile, rinviando allo stesso tempo gli obiettivi del 2030 almeno al 2035 e rifiutando ulteriori innalzamenti dei target di decarbonizzazione. Similmente, sulla Direttiva Case Green, si chiede la cancellazione di obiettivi minimi di prestazioni.