REGIONALI. La destra regge, con il sostegno di Iv e Azione. Renzi esulta: «Il centro è determinante». Il campo largo di Marrese almeno dieci punti sotto l’ex generale berlusconiano
Con l’affluenza alle urne sotto il 50% la Basilicata ha confermato le previsioni, assegnando di nuovo a Vito Bardi il compito di amministrare la Regione nel corso dei prossimi cinque anni.
LA PARTITA per il campo largo, che ha deciso dopo parecchie traversie di puntare su Piero Marrese, sindaco di Montalbano Jonico e presidente della Provincia di Matera, non era affatto facile. Anche per ragioni di radicamento territoriale: Marrese è risultato competitivo attorno alla Città dei sassi ma non ha sfondato nel capoluogo di Regione, dove ieri ha assistito al voto Elisabetta Casellati, ministra delle riforme eletta al Senato in Lucania e segretaria regionale di Forza Italia. Ma per compiere il miracolo, al quale alcuni esponenti del centrosinistra hanno creduto spinti dagli imbarazzi della destra sul tema dell’autonomia differenziata e dalla campagna elettorale di basso profilo di Bardi, sarebbe servita un’affluenza alle urne da record, segno di una mobilitazione straordinaria che evidentemente da parte degli elettori non c’è stata. Va detto, tuttavia, che il dato del 49,7% di affluenza non rappresenta il record negativo. I votanti furono ancora meno nel 2013, quando in seguito allo scandalo della «rimborsopoli lucana» si tornò al voto e la punto Marcello Pittella, allora espressione del Partito democratico. Con questi votanti, la vittoria della destra è abbastanza facile: è mancato il voto d’opinione e Marrese non è riuscito a mobilitare gli scontenti della politica. Ci aveva sperato, tanto che al suo ultimo appello al voto aveva tirato fuori un claim quasi grillino, invocando il sostegno dei cittadini «né di destra né di sinistra». Ma quando a votare sono in pochi, prevalgono le cordate più strutturate e le filiere meglio oliate.
QUESTA VOLTA, Pittella sosteneva Azione di Carlo Calenda e insieme ai renziani di Italia Viva ha scelto di appoggiare la corsa di Bardi nonostante anni di polemiche tra l’ex presidente e l’vice comandante generale della Guardia di finanza passato alla politica attiva su spinta di Silvio Berlusconi. E proprio Renzi, guardando anche all’ottimo risultato di Forza Italia, esulta per la vittoria del la destra: «Il centro è determinante», dice il leader di Italia viva. Che già da presidente del consiglio aveva contribuito a cambiare la Basilicata: grazie al decreto «Sblocca Italia», infatti, vennero facilitate di molto le trivellazioni e le estrazioni di gas dai giacimenti locali. Bardi, dal canto suo, si produce in una dichiarazione canonica e poco sorprendente, incolore come la sua passata amministrazione e come la campagna elettorale che pure lo ha condotto a vincere facile: «Si delinea a ogni modo una vittoria chiara della nostra coalizione – ha detto in serata, quando ancora i risultati non erano definitivi ma veniva dato al 57% contro il 42 di Marrese – Voglio ringraziare i lucani per la fiducia che mi hanno accordato, per la seconda volta. È una grande responsabilità che sento verso tutti loro, anche verso i lucani che non mi hanno votato o che non si sono recati alle urne. Continuerò ad essere il presidente di tutti».
IL M5S alle precedenti regionali e alle ultime politiche era sempre andato oltre il 20%, ora non va oltre l’8. Il Pd a scrutinio in corso regge attorno al 15% e la lista Basilicata Casa Comune di Angelo Chiorazzo (il re delle coop bianche che in un primo momento avrebbe dovuto essere lo sfidante di Bardi) lotta per arrivare al 10%. Avs, che qui si candida coi socialisti, è data sopra il 5%. Azione, che in Basilicata è associata all’ex presidente Pittella e che sta col centrodestra, supera il 10%. La Lega, che esprime il sindaco di Potenza, alle scorse regionali aveva sfiorato il 20%, ora si ferma attorno al 7. Fratelli d’Italia, attorno al 18%, confermerebbe il risultato delle politiche (alle regionali era al 5,6%). Marrese ammette la sconfitta e assicura: «Presenterò subito una mozione per contrastare l’autonomia differenziata».
NEL PD riparte il dibattito. «Dobbiamo riconoscere di essere arrivati al voto dopo errori che hanno condizionato il risultato – dice le la parlamentare europea Pina Picierno – Nel cosiddetto campo largo e nel rapporto con il M5S è necessario stabilire alcune regole»