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EUROPEE. Un emendamento in commissione affari costituzionali al Senato cambia in corsa le regole per le presentazione delle liste. Passo indietro di De Magistris da portavoce di Unione popolare, che entra «in crisi»

 Una manifestazione di Unione popolare - Ansa

La commissione affari costituzionali del Senato ha approvato l’emendamento che ha tolto ai partiti europei riconosciuti il diritto all’esenzione delle firme. Significa, ad esempio, che Rifondazione comunista, che fino all’altro ieri non doveva raccogliere le firme in quanto affiliato al Partito della Sinistra europea che è presente nell’albo dei partiti del parlamento europeo, dovrà adesso mettersi a raccogliere le firme. Cosa nient’affatto semplice, visto che ne occorrono 150 mila, certificate e distribuite in tutto il paese.

«L’emendamento, presentato da Fratelli d’Italia e approvato dalla maggioranza, cambia le regole del gioco a partita iniziata – protestano dal Prc – L’Unione europea raccomanda di non modificare le regole nei 6 mesi precedenti alle elezioni. Inoltre in base alla normativa vigente si potevano raccogliere le firme dal 1 gennaio ma ovviamente chi aveva diritto all’esenzione non ha intrapreso la raccolta perché pensava di non necessitarne. Si tratta di un blitz antidemocratico per colpire le voci scomode come la Lista per la pace a cui abbiamo aderito. La destra italiana dimostra ancora una volta il suo volto prepotente, illiberale e antidemocratico». Ci sarebbe ancora tempo per rimediare: il provvedimento deve infatti passare al vaglio della Camera.

Proprio due giorni fa, il documento approvato a maggioranza dal Comitato politico nazione di Rifondazione confermava l’adesione alla lista di Michele Santoro e Raniero La Valle e impegnava «la segreteria e tutte le strutture territoriali alla massima mobilitazione sulla raccolta delle firme per la presentazione in tutte le circoscrizioni della lista». A questa mobilitazione, tuttavia, non sembra essere destinata a partecipare Unione popolare, il soggetto al quale Rifondazione aderiva insieme a Potere al Popolo e DeMa, il movimento di Luigi De Magistris. Proprio l’ex sindaco di Napoli, infatti, ha lasciato la carica di portavoce di Unione popolare, con un comunicato a causa di «non più rinviabili ragioni di natura professionale e personale, su cui si sono aggiunte riflessioni anche politiche».
Alle dimissioni di De Magistris ha fatto seguito un comunicato di Popolo che certifica le difficoltà dentro Up e ribadisce le incomprensioni con il progetto della Lista per la pace. «In questi mesi Unione popolare è entrata in una evidente crisi – dicono quelli di Pap – Per diverse ragioni politiche e uno stallo organizzativo, in particolare per le diverse valutazioni al suo interno su come confrontarsi con la lista elettorale per le europee lanciata da Michele Santoro»