MEDIO ORIENTE. «Le chiediamo di programmare quanto prima una visita a Rafah - chiedono i firmatari a Meloni - È indispensabile un salto di qualità nell’azione politica e diplomatica italiana»
La carovana solidale italiana ha lasciato l’Egitto con un messaggio al governo italiano: cessate il fuoco immediato e liberazione degli ostaggi, come da indicazione del parlamento italiano, sostegno umanitario alla popolazione di Gaza, cancellazione del taglio dei fondi all’Unrwa e misure che diano seguito alla decisione della Corte internazionale di Giustizia che il 26 gennaio ha individuato a Gaza i sintomi di un plausibile genocidio.
Le richieste sono contenute in una lettera indirizzata alla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e firmata da chi la carovana l’ha organizzata e da chi ha aderito: l’Associazione delle organizzazioni di solidarietà e cooperazione internazionale (Aoi), Assopace Palestina e Arci; e poi i 14 deputati di Avs, M5s e Pd e i due docenti di diritto internazionale, Alessandra Annoni e Triestino Mariniello, presenti nella delegazione che ha raggiunto il valico di Rafah.
«L’obiettivo della missione è ribadire dalla frontiera più esposta del conflitto la necessità di un immediato cessate il fuoco, chiedere la liberazione degli ostaggi, seguire il percorso dei convogli umanitari, compresi quelli dell’Aoi ed esprimere la nostra vicinanza al popolo palestinese che vive la prova più difficile dal 1948», si legge nella lettera che ripercorre le testimonianze di esponenti della società civile palestinese, agenzie Onu e ong internazionali incontrate in Egitto.
Si parla della fame che attanaglia Gaza e delle pratiche dell’offensiva israeliana che ha provocato oltre 30mila uccisi, la stragrande maggioranza donne e bambini, dello sfollamento di 1,9 milioni di palestinesi e del collasso del sistema sanitario.
«Le chiediamo di programmare quanto prima una visita a Rafah – chiedono i firmatari a Meloni – È indispensabile un salto di qualità nell’azione politica e diplomatica italiana».
«Il 9 marzo saremo a Roma alla manifestazione nazionale e riporteremo la nostra esperienza, che va ripetuta anche in altri contesti – ci spiega Alfio Nicotra di Un Ponte Per e membro dell’esecutivo di Aoi – Una sinergia tra istituzioni, movimenti e stampa, mentre proseguiamo la raccolta fondi di Aoi, Emergenza Gaza. Ma senza cessate il fuoco gli aiuti non possono essere distribuiti: deve cambiare l’atteggiamento dell’Italia e dell’Europa verso la questione palestinese».
A emergere è il ruolo svolto dalle ong italiane impegnate in Medio Oriente e che da subito si sono attivate a sostegno dei rispettivi staff a Gaza e della popolazione. «L’idea di una carovana è nata con l’obiettivo di coinvolgere società civile, politica e stampa – ci racconta Ilaria Masieri di Terres des Hommes Italia, membro di Aoi – e dalla frustrazione e la difficoltà a compiere azioni concrete per il cessate il fuoco».
«Sentivamo l’esigenza di mettere stampa e politica davanti alle proprie responsabilità – continua Masieri – L’obiettivo è mostrare che ci sono interlocutori credibili, esperti di diritto internazionale e operatori umanitari che in Palestina ci lavorano. Siamo noi gli interlocutori in una crisi umanitaria. La carovana è l’inizio di un lavoro congiunto tra persone che fanno lavori diversi e da diverse prospettive. E speriamo in un impegno dei gruppi parlamentari che hanno partecipato»