Hanno sfilato cortei piccoli e grandi, tutti sotto la stessa insegna arcobaleno, dall’estremo nord di Aosta fino all’isola di Lampedusa. La staffetta pacifista lanciata da Michele Santoro ha raccolto la mobilitazione di migliaia di persone, distribuite sul percorso di 4mila chilometri che ha attraversato e unito il Paese. Nonostante l’assenza di qualsiasi forma di copertura sui media tradizionali, per Santoro l’iniziativa è andata oltre ogni aspettativa: “Quello che si è visto oggi è un unico abbraccio della pace che tiene insieme tutte le motivazioni, quella religiosa e quella laica. Un movimento che va dai giovani delle associazioni fino a padri centenari, come don Bettazzi, una figura di primo piano del cristianesimo mondiale, amico personale di Papa Francesco”.
Luigi Bettazzi ha preso parte alla manifestazione di Ivrea, di cui è vescovo emerito, a fianco di Piergiorgio Odifreddi. “Sono stato per 17 anni presidente di Pax Christi – ha detto il prelato – quindi sento la pace come una mia missione di vita, ma oggi quando ne parlo, mi sento dire che sono a favore di Putin. Papa Giovanni ha dichiarato che la guerra è fuori dalla ragione e Papa Francesco l’ha confermato: è una follia. Chi potrà dire di aver vinto una guerra con centinaia di migliaia di persone morte e milioni di esuli da città distrutte?”
Tra i “chilometri” più partecipati della staffetta c’era quello di Roma, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Fiorella Mannoia, Moni Ovadia, Fausto Bertinotti, Massimiliano Smeriglio, Massimo Wertmuller, Donatella De Cesare, Marco Travaglio e Maddalena Oliva (direttore e vice del Fatto Quotidiano). “Io ho sempre sventolato questa bandiera ai miei concerti – ha detto Mannoia, mostrando un vessillo arcobaleno – e oggi scopro che è diventata un simbolo divisivo. Diremo fino allo sfinimento che in questa guerra c’è un aggressore e un aggredito, ma loro ci vogliono dire qual è il loro piano per far finire questo massacro?”.
La staffetta, frammentata e capillare, è partita a mezzogiorno e ha coinvolto poche grandi città e tantissimi piccoli centri. Don Renato Sacco di Pax Christi ha scelto simbolicamente di camminare da Novara a Cameri, dove c’è la fabbrica di Leonardo che assembla i caccia da guerra F-35: “Ci andiamo con i simboli della pace e con un fiocco verde, il colore degli obiettori. Siamo contro tutte le guerre e tutte le fabbriche di armi”.
A L’Aquila un enorme drappo arcobaleno è stato sventolato lungo il chilometro che partiva dalla Chiesa di San Bernardino verso il centro della città. Video e testimonianze da ogni parte d’Italia sono state diffuse dagli organizzatori: Bolzano, Piacenza, Sarzana, Ferrara, Velletri, Montefiascone, Caserta, Benevento, Altamura, Portopalo. A Trento Ugo Mattei ha raccolto firme per il referendum contro l’invio di armi in Ucraina. A Padova c’era anche Massimo Cacciari: “La stampa nazionale e le televisioni – ha detto – non restituiscono assolutamente l’immagine corretta della sensibilità del nostro paese in merito a questa tragica guerra. Questa manifestazione e i quesiti del referendum non hanno nulla di ideologico, sollevano solo una questione: non è evidente, dall’articolo 11 della Costituzione, che per l’Italia il metodo fondamentale per risolvere le controversie internazionali è quello politico e diplomatico?”.
Il corteo di Cagliari si è messo in cammino verso il molo Ichnusa, dove sono attraccate le navi da guerra della marina militare. I manifestanti hanno protestato anche contro le esercitazioni Nato che sono programmate per tutto il mese di maggio in Sardegna, ma la marcia verso il molo è stata interrotta da uno schieramento di Carabinieri. A Palermo si è svolta la staffetta più colorata e numerosa, in piazza c’era anche Vauro: “Sono emozionato – ha detto il vignettista – sembrava una scommessa azzardata, questa staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa, ma nonostante il silenzio dei media la gente ha partecipato alla grande. Qui a Palermo molti si sono uniti al corteo mentre stava già sfilando, è diventato sempre più grosso. Abbiamo trovato un luogo dove esprimere le proprie istanze in nome della pace e contro le armi”.
La manifestazione è stata chiusa idealmente da Santoro a Lampedusa, di fronte al centro d’accoglienza simbolo della condizione di chi dalle guerre, o dalla miseria, è costretto a fuggire e arriva sulle coste italiane. “A Lampedusa o si fa l’Europa o muore”, ha detto il giornalista. In questo momento nell’hub lampedusano ci sono 1400 persone, invece delle 400 che dovrebbe contenere. Santoro ha affidato una bandiera da portare all’interno del centro al parlamentare Aboubakar Soumahoro. Anche in assenza di numeri ufficiali sulla partecipazione ai 4mila chilometri – il numero whatsapp usato come punto di riferimento per l’organizzazione è andato in crash a 48 ore dalla staffetta – il giornalista ha mostrato il suo entusiasmo: “Abbiamo ottenuto un risultato incredibile”