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Trump congela per un mese i dazi al Messico (in cambio di 10mila soldati anti-migranti), tratta con Canada e Cina ma ora minaccia il Sudafrica, chiude la grande Agenzia di aiuti umanitari. Balbetta l’Ue, prossimo bersaglio. La guerra commerciale mondiale è partita

Libero mercante Il prezzo: 10mila soldati schierati al confine e rapporto ogni mese. La guerra commerciale «più stupida della storia» è già iniziata

Il presidente Usa Trump firma un rodine esecutivo nell'ufficio Ovale alla Casa bianco foto Ap Il presidente Trump firma un ordine esecutino – foto Ap

Il comitato editoriale del Wall Street Journal l’ha ripetutamente definita «la guerra commerciale più stupida della storia», affermando che la ragione sostenuta dal tycoon per sferrare questo attacco economico non ha alcun senso, e che il mondo dell’autarchia «non è il mondo in cui viviamo, o quello in cui dovremmo voler vivere, come il signor Trump potrebbe presto scoprire».

Con il Wall Street Journal americano è d’accordo anche il Financial Times britannico: la guerra commerciale è «assurda» e «dannosa per l’economia e il potere diplomatico degli Stati Uniti»). Sono i due giornali del grande capitale mondiale, proprietà Dow Jones e Nikkei, rispettivamente. Larry Summers, segretario al Tesoro dell’era Clinton, ha definito i dazi «uno shock dell’offerta autoinflitto. Significa meno offerta perché stiamo tassando i fornitori esteri, e questo porterà a prezzi più alti e quantità più basse»,

E LE CRITICHE sono arrivate anche dall’ex leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, un uomo che incarna il partito repubblicano, che pur non amandolo ha sostenuto Trump in ogni minuto della sua prima presidenza, e che è disposto a qualsiasi cosa pur di sostenere il Gop. Nonostante queste premesse di lealtà, McConnell, durante un’intervista alla Cbs, ha dichiarato che i dazi del 25% a Canada e Messico «aumenteranno il costo di tutto» e ha chiesto per quale ragione il tycoon «vuole entrare in conflitto con i suoi alleati?».

A questo flusso di dichiarazioni ha fatto seguito la prova tangibile dei mercati, che hanno chiuso e riaperto sempre in flessione, in preda ai timori che i dazi possano dare inizio a una guerra commerciale mondiale. Anche il nuovo pupillo di The Donald, Bitcoin, è sceso del 3,5% in 24 ore.

La polizia municipale adotta misure mentre i migranti venezuelani vengono sfrattati dall'accampamento sulle rive del Rio Grande tra Ciudad Juarez ed El Paso foto David Peinado/Getty Images
La polizia municipale adotta misure mentre i migranti venezuelani vengono sfrattati dall’accampamento sulle rive del Rio Grande tra Ciudad Juarez ed El Paso foto David Peinado/Getty Images

Alla fine, forse grazie anche grazie a questi segnali, Trump ha congelato per un mese la sua minaccia dei dazi nei confronti del Messico. Su Truth Social il tycoon ha scritto che

il rinvio è stato deciso nel corso di una chiamata con la presidente messicana Claudia Sheinbaum, durante la quale Sheinbaum ha accettato di inviare 10mila soldati al confine tra Stati Uniti e Messico, mentre dal canto loro gli Usa si sono impegnati a combattere il traffico di armi verso i cartelli. «Questi soldati saranno specificamente designati per fermare il flusso di fentanyl e di migranti illegali nel nostro Paese» ha affermato Trump, che ha aggiunto di voler raggiungere un accordo tra Usa e Messico.

«Abbiamo questo mese per lavorare e convincerci a vicenda che questa è la strada migliore da seguire», ha detto Sheinbaum in una conferenza stampa a Città del Messico.

CHIUSO, PER ORA, il capitolo Messico, Trump ha aperto quello con il Canada, dicendo di aver parlato con il primo ministro canadese Justin Trudeau, e che ci sarebbe stata una seconda conversazione nel tardo pomeriggio – troppo tardi per noi. Mentre stiamo scrivendo i dazi su Canada e Cina restano al loro posto, pronti a entrare in vigore alla mezzanotte di oggi, e il Canada ha annunciato dazi «simmetrici» in ritorsione. «Risponderemo dollaro su dollaro», ha detto Trudeau nel corso di un discorso lungo e articolato che ha ripercorso la storia delle relazioni fra Canada e Stati Uniti che sono state «l’invidia del mondo» per decenni e decenni.

Trump non ha cambiato atteggiamento, e durante un breve incontro con i giornalisti avvenuto nello Studio Ovale, ha continuato a sostenere che gli Stati Uniti non hanno bisogno del Canada per produrre automobili o legname, e ha riaffermato che gli piacerebbe vederlo diventare il 51° stato Usa. «Il Canada è un osso duro – ha continuato Trump – non veniamo trattati bene dal Canada e invece dovremmo essere trattati bene».

LA QUESTIONE del maltrattamento è apparsa anche nelle relazioni con l’Unione Europea, a cui Trump ha ribadito di avere la necessità di imporre dazi anche in quella direzione: «Quante Chevrolet vedete a Monaco? – ha detto il tycoon – Nessuna. Non ce le lasciano vendere. Ci vuole reciprocità». Domenica Trump aveva già indicato che l’Unione Europea sarebbe stata la prossima della lista ad essere colpita dai dazi, ma senza fare indicazione sui tempi, ne se l’intenzione sia quella di affrontare l’Unione nel suo complesso o Stato per Stato.

KEVIN HASSETT, direttore del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, ha cercato di smorzare un po’ i toni dicendo che è sbagliato definire queste mosse come una guerra commerciale, ma «una guerra alla droga». Ma il fentanyl non viene dall’Europa e il tycoon continua a ripetere di non essere interessato a nessun negoziato, visti gli squilibri commerciali fra gli Usa e l’Ue.