Accedi Registrati

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *

Alla fine In 50 usciranno dal valico di Rafah per ricevere cure urgenti. Altri 14mila in lista d’attesa. Oggi Hamas libererà altri due civili e il capitano Bibas. E verranno in cambio scarcerati 183 detenuti politici. In Egitto proteste contro l’idea di ospitare i gazawi deportati. Trump insiste: «Lo farete»

Primi malati evacuati da Gaza. Ma è una goccia nell’oceano La vista su Khan Younis da una casa distrutta – Ap/Abed Rahim Khatib

Cinquanta palestinesi con necessità di cure mediche urgenti usciranno oggi da Gaza attraverso il valico di Rafah. È la prima operazione del genere dall’inizio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il Ministero della Salute della Striscia sta organizzando la procedura di evacuazione. Avverrà in coordinamento con l’esercito israeliano, che controlla la parte palestinese del passaggio al confine con l’Egitto.

L’APERTURA è un’ottima notizia, anche se si tratta di una goccia nell’oceano: l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stima che «dalle 12mila alle 14mila persone necessitano dell’evacuazione medica fuori da Gaza». L’Oms ha chiesto per questo che i trasferimenti avvengano a un ritmo accelerato, «attraverso tutte le possibili rotte, e che riprendano gli invii in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est». Quest’ultima possibilità non sembra rappresenti al momento per Israele un’opzione, anche se una volta usciti i palestinesi saranno trasferiti all’estero, in diversi Paesi, per poter avere accesso alle necessarie cure salvavita.

Anche l’Unione europea ha ufficialmente riavviato, ieri, la missione civile per monitorare il confine e supervisionare il trasferimento fuori da Gaza. Ma, intanto, ciò che entra non è abbastanza. Secondo Al Jazeera, i camion che hanno superato il confine sono meno di 8mila, 7.926 per la precisione. E trasportavano soprattutto cibo. Le tende portate nell’enclave, 208, sono assolutamente inferiori alle necessità della popolazione (circa 600mila persone ritornate nel nord distrutto). E lo stesso vale per le forniture mediche: i palestinesi che hanno bisogno di cure sono decine di migliaia, così come quelli rimasti senza casa. La protezione civile ha dichiarato che non sono entrati a Gaza macchinari né attrezzature pesanti, fondamentali per poter recuperare i corpi ancora intrappolati sotto le macerie.

DAL LATO EGIZIANO del valico di Rafah, ieri centinaia di persone si sono radunate per protestare contro il piano del presidente Usa Donald Trump che prevederebbe la deportazione della popolazione di Gaza in Egitto e in Giordania. Nonostante il netto rifiuto di Amman e del Cairo, Trump è tornato alla carica proprio ieri e in merito alla posizione dei due Paesi arabi ha dichiarato senza aggiungere spiegazioni: «Lo faranno. Noi facciamo molto per loro, e loro lo faranno».


La protesta egiziana al valico di Rafah (foto Ap/Mohammed Arafat)

L’Egitto è stato l’unico Paese, insieme a Israele, a rimanere fuori dal congelamento degli aiuti esteri degli Stati uniti ordinato da Trump la settimana scorsa. Insieme a Netanyahu, al-Sisi continuerà a ricevere dall’alleato lauti finanziamenti militari, per i quali il tycoon potrebbe chiedere una collaborazione straordinaria.

A Gaza, dove ieri è stato ucciso un altro pescatore di 19 anni, ci si prepara oggi al quarto scambio di prigionieri e ostaggi. Stavolta Hamas dovrà assicurare un’organizzazione migliore, se vorrà evitare che Israele si rifiuti di liberare i palestinesi, come accaduto giovedì. La folla dovrà essere controllata, anche se il gruppo islamico non rinuncerà alla rappresentazione trionfante della scena del rilascio.

SARANNO LIBERATI DUE CIVILI, l’israeliano-americano Keith Siegel, di 65 anni e Ofer Kalderon, 54. E poi il capitano di 35 anni, Yarden Bibas. La moglie di Siegel e i due figli di Kalderon, pure catturati da Hamas, sono stati rilasciati nello scambio di novembre 2023. Il gruppo islamico non ha dato notizie della moglie e dei due figli di Bibas, anche loro catturati nell’attacco del 7 ottobre. Le autorità israeliane ritengono alta la probabilità che non siano sopravvissuti. Il bambino più piccolo aveva nove mesi quando è stato portato a Gaza. Tel Aviv libererà invece 183 detenuti politici palestinesi, 18 condannati all’ergastolo e 54 a lunghe pene carcerarie.

In Israele si parla, in questi giorni, del coinvolgimento di due riservisti di 21 anni in una cospirazione iraniana. I militari sono stati arrestati per spionaggio. Uno dei due, secondo le accuse, aveva avuto accesso a informazioni riservate sul sistema di difesa Iron Dome, che avrebbe venduto a Teheran, causando danni significativi alle operazioni dell’esercito.

Nella Cisgiordania occupata, intanto, Israele continua le sue violente operazioni militari. Numerosi rinforzi sono stati inviati a Jenin, assediata ormai da 11 giorni consecutivi. Molti di più, se si tiene conto dell’isolamento e degli attacchi da parte delle forze dell’Autorità nazionale palestinese, durati più di un mese.

A Ramallah, due bambini di 11 e 12 anni sono stati feriti in un raid israeliano; a Burin, nei pressi di Nablus, un gruppo di coloni dell’avamposto di Givat Ronen, illegale secondo le leggi internazionali, ha dato alle fiamme gli uliveti degli abitanti. Le incursioni e le spedizioni punitive dei coloni vanno avanti da anni a Burin, ma gli insediamenti israeliani continuano a crescere annettendo nuova terra palestinese.

Storica, esperta di Paesi Islamici, documentarista