ISRAELE/PALESTINA. Sale a 1.100 il numero degli uccisi palestinesi, 1.200 gli israeliani. Ospedali al collasso: «Sono dei cimiteri». Pioggia di razzi ad Ashkelon
Il quartiere di Rimal a Gaza, distrutto dai bombardamenti israeliani - foto Ap/Mohammed Talatene
Ci si può spingere solo un po’ più avanti di Ashkelon. Poi i soldati israeliani ti fermano. Non si passa. Tutta l’area intorno a Gaza è zona militare chiusa. Il passaggio continuo dei veicoli dell’esercito dice che l’offensiva di terra è sempre più vicina, imminente. Da Ashkelon si riesce a vedere con fatica solo la parte di Gaza che si affaccia sul mare. Ma le colonne di fumo grigio in lontananza e i boati delle bombe sganciate da F-16 e droni israeliani, indicano la direzione per Gaza.
Sono sempre più drammatiche le notizie e le immagini che arrivano dal piccolo lembo di territorio palestinese, chiuso da ogni punto e sotto un violento bombardamento israeliano. I prossimi giorni si annunciano ancora più duri per la popolazione senza elettricità dopo lo spegnimento dell’unica centrale elettrica di Gaza rimasta senza carburante. Il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Benny Gantz ieri hanno deciso di formare un governo d’emergenza nazionale. In realtà è un gabinetto di guerra ristretto che esisterà con l’unico compito di attaccare Gaza e Hamas che
Commenta (0 Commenti)Israele sigilla la striscia di Gaza e bombarda l’unica via di fuga dei palestinesi verso l’Egitto. Distrutti interi quartieri, civili annientati.
I militari di Tel Aviv scoprono le stragi nei villaggi di confine. A Kfar Aza decine di morti, molti bambini, racconti di atrocità. Hamas non si ferma e lancia missili su Ashkelon
7 OTTOBRE. Kfar Aza, Beeri, Saad. Gli abitanti raccontano le stragi di sabato scorso. A Gaza la popolazione è in trappola, sotto incessanti bombardamenti israeliani. Il bilancio dei morti continua a salire
Soldati portano via i corpi dei civili israeliani uccisi da Hamas nel kibbutz di Kfar Aza - Afp/Jack Guez
Naama Rotenberg, un assistente sociale, vive dal 2009 a Saad un kibbutz religioso ad appena 4 km da Gaza e adiacente a un altro kibbutz, Kfar Aza, un po’ più grande. Ieri raccontava ai giornalisti di sabato 7 ottobre, un giorno che difficilmente si dimenticherà. «Siamo stati svegliati dal suono delle esplosioni e dalle sirene di allarme rosso. Mio marito ed io siamo entrati nel rifugio con i nostri quattro figli e un altro amico». In quei momenti, non lo sapeva, centinaia di palestinesi armati si stavano riversando in Israele da Gaza via terra, mare e aria. E migliaia di missili correvano nel cielo verso sud. «A un certo punto ci siamo resi conto che stava succedendo qualcosa di veramente grosso, gli addetti alla sicurezza ci hanno detto di rimanere nel rifugio. Ci siamo rimasti per tutto il giorno».
Poi sono cominciati ad arrivare i giovani scampati dalla morte al raduno musicale di Reim dove, all’improvviso, era cominciato un fuoco di armi automatiche indiscriminato da parte di uomini arrivati con le moto. «Li abbiamo accolti, erano sconvolti, terrorizzati». I morti sono stati 260 a Reim. I miliziani negli stessi minuti si rendevano responsabili di altre uccisioni indiscriminate a Kfar Aza. Un generale dell’esercito Itai Veruv ieri ha raccontato a un gruppo di reporter stranieri il «massacro» di «bambini, madri e padri…nelle loro camere da letto» compiuto dagli uomini di Hamas. Non avrebbero però decapitato «alcuni bambini» come è stato riportato da alcuni quotidiani italiani. Un giornalista che ha partecipato al tour ha detto che, a una domanda specifica, i responsabili del kibbutz hanno risposto di «non poter confermare la notizia». Anche gli inviati di New York Times, Guardian, Washington Post e l’agenzia Reuters non hanno riferito di bambini ai quali sarebbe stata tagliata la testa. Fa eccezione la Cnn che parla di decapitazioni di persone.
La tensione si percepisce forte girando a piedi per Gerusalemme. Con i quartieri ebraici con i negozi in buona parte chiusi, poca gente in strada e traffico scarso. E la zona Est, palestinese, un po’ più viva dove girano numerose le jeep della guardia di frontiera e le auto della polizia. La frattura tra le due Gerusalemme non è mai stata così ampia come in questi giorni. L’atmosfera avvelenata ricorda quella dell’inizio della seconda Intifada, nell’autunno del 2000. Nissim gestisce un h24 in Baqa. «Adesso ci vuole la forza militare contro Hamas, dobbiamo colpire quella gente (i palestinesi), avete visto cosa hanno fatto a tante persone, hanno perfino sequestrato una anziana di 80 anni. E voi europei sempre pronti a difendere e dare soldi ai palestinesi» ci dice.
Invece per Farid, che abita ad a-Thuri, «sono finiti i tempi in cui noi subivamo e basta. Non mi sono piaciute quelle uccisioni (fatte da Hamas) ma Israele non fa lo stesso con noi da sempre? Guarda cosa accade a Gaza, gli israeliani uccidono donne e bambini». Anche lui coglie
Leggi tutto: Strage nel kibbutz. A Gaza spariti interi quartieri - di Michele Giorgio, GERUSALEMME
Commenta (0 Commenti)Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare.
La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta.
Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese.
Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani.
Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. E’ evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente.
Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura.
Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo
Leggi tutto: Israele-Palestina: fermiamo la violenza, riprendiamo per mano la Pace
ISRAELE/PALESTINA. Come rispondiamo alla domanda sulla sorpresa? Su come sia stato possibile tutto questo per un rodato e costosissimo apparato di sicurezza riconosciuto come inviolabile nel mondo?
Missili di Hamas su Ashkelon - foto Ap
Non esitiamo a definire l’attacco di Hamas come terrorista e barbaro. Uccidere a sangue freddo civili o sequestrarli, offendere i vinti, devastare i corpi delle donne.
E di chi non è della tua religione, non corrisponde ad alcun principio di liberazione e nemmeno di guerra asimmetrica; al contrario, per la sua efferatezza, rischia di legittimare l’oppressione che si vorrebbe combattere e di alimentare nuovo odio. E non c’è bisogno di ricordare il dolore di nostri interlocutori e collaboratori che in questo momento piangono cari e amici uccisi, per provare orrore. L’unica vera ideologia che sembra sorreggere questo crimine è la «vendetta», così la chiamano, per «l’usurpazione dei luoghi sacri di Al Aqsa», a cui i palestinesi associano i torti, le umiliazioni, le uccisioni subite da chi da decenni sta chiuso nella Striscia di Gaza, definita non a torto «prigione a cielo aperto» per più di due milioni di persone, un orrore esistenziale quotidiano – il manifesto titolò il 7 aprile 2018 Poligono di tiro quando l’esercito israeliano mirava ai corpi di giovani palestinesi indifesi.
Ora si avvia l’operazione militare di Israele che, dalle parole di Netanyahu, anch’essa è motivata dalla «vendetta». Mentre si sprecano gli esempi con l’11 settembre, varrebbe invece la pena ricordare le guerre scellerate che produsse, in Afghanistan – anche quella per «vendetta dell’11 settembre, non per la democrazia afghana» dichiarò Biden nell’estate 2021 del drammatico ritiro Usa-Nato -, e poi in Iraq per le armi di distruzione di massa che non c’erano. Ma l’odio e le distruzioni provocate hanno intanto motivato altro odio, altra vendetta e altro integralismo religioso.
Ma come rispondiamo alla domanda sulla sorpresa? Su come sia stato possibile tutto questo per un rodato e costosissimo apparato di sicurezza riconosciuto come inviolabile nel mondo? Israele si scopre vulnerabile, dov’era l’apparato d’intelligence – e quello Usa anch’esso violato?
Semplicemente non c’era, perché le forze di sicurezza israeliana da mesi sono impegnate nella
Leggi tutto: La vendetta, la sorpresa e la memoria - di Tommaso Di Francesco
Commenta (0 Commenti)ISRAELE/PALESTINA. Molti si chiedono sui social e nelle rassegne stampa: “Perché Gaza? Perché proprio ora? Com’è possibile?”. Joe Biden ha appena espresso il concetto che Israele ha il diritto di difendersi costi quel che costi, sottolineando: punto e basta
8 ottobre 2023, Gaza: l'area degli edifici distrutti dall'attacco aereo israeliano - Mohammed Talatene - AP
Dal minimo al massimo. Lancinante la richiesta del perché. Tombale quel “punto e basta”. Punto e basta quanto alla legalità, alla giustizia? Perché l’orrore si è scatenato, nel modo più disperato, tragico e autodistruttivo oltre che distruttivo? L’ONU ha emesso innumerevoli pronunciamenti sull’illegalità di un’occupazione militare crudele e, negli ultimi due anni, sanguinosa come un conflitto vero e proprio, dove la potenza occupante sarebbe invece responsabile della protezione dei cittadini dei territori occupati. Dal giorno dopo gli accordi di Oslo del ’93-’95 gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania si sono moltiplicati fino a divorare la quasi totalità del territorio che era stato assegnato dall’ONU ai palestinesi per il loro futuribile stato. Dai 260.000 circa che erano allora, i coloni sono passati a ottocentomila, con centinaia di migliaia ancora previsti.
In compenso Amnesty International prevede altre 150.000 espropriazioni forzate di abitazioni e terre palestinesi, mentre gli insediamenti dei coloni hanno ormai non soltanto mangiato una gran parte della Cisgiordania, ma distrutto ogni continuità territoriale, isolando i centri abitati dai terreni coltivabili, erigendo quel famoso sistema di muri che lungi dal garantire sicurezza agli israeliani serve a proteggere le colonie illegali, dunque non alla sicurezza di Israele (che semmai ne viene assai diminuita) ma alla “sicurezza” dell’occupazione.
E vogliamo parlare dell’escalation che ha visto quest’anno già oltre 250 vittime fra i civili palestinesi, a fronte della trentina di vittime di azioni terroristiche palestinesi, prima di questa orrenda esplosione della disperazione omicida e suicida? Gli attacchi quotidiani dei coloni armati senza nessuna sanzione o intervento da parte delle forze militari israeliane, le continue violenze spessissimo mortali da parte dell’esercito contro i civili in Cisgiordania, le carcerazioni amministrative senza capi di accusa né protezione giuridica, i bombardamenti a tappeto, ricorrenti, interminabili, lungo gli anni e i decenni, della “prigione più grande del mondo”, come l’ha descritta Noam Chomsky, Gaza: questo no, naturalmente non si può chiamare
Leggi tutto: L’orrore di Gaza e l’altra faccia della verità - di Roberta De Monticelli
Commenta (0 Commenti)Attacco senza precedenti: Hamas abbatte le barriere al confine di Gaza e penetra in Israele. Che risponde bombardando la Striscia: 200 morti israeliani, 230 palestinesi. Scontri in Cisgiordania e a Gerusalemme, i coloni aprono il fuoco. Medio Oriente sull’orlo del baratro
LA SORPRESA DELLA GUERRA. Duecento gli uccisi israeliani, oltre 230 i palestinesi. Soldati e civili presi in ostaggio. Per ore pezzi di città controllati dai miliziani
Uno dei missili lanciati da Hamas verso il territorio israeliano foto - Ap/Hatem Moussa
Per Israele «L’alluvione di Al Aqsa» di Hamas è, cinquant’anni dopo, una nuova guerra del Kippur quando gli eserciti arabi colsero di sorpresa e per qualche giorno fecero vacillare lo Stato ebraico.
È quello che hanno pensato in tanti ieri mattina quando il movimento islamico palestinese ha colto di sorpresa Israele con un attacco senza precedenti, prima con il lancio di centinaia di razzi – a fine giornata saranno almeno 2.500 – e poi con incursioni di uomini armati che, dopo aver superato le barriere di separazione, sono entrati in villaggi e cittadine adiacenti a Gaza. Lì hanno ucciso un numero imprecisato di militari e civili – 200 hanno riferito in serata fonti israeliane – e portato trenta, forse cinquanta o più ostaggi, tra cui anche donne, nella Striscia. L’attacco a sorpresa è stato uno dei peggiori fallimenti dell’intelligence israeliana.
ISRAELE ha risposto con massicci attacchi aerei nelle profondità dell’enclave costiera uccidendo, fino a ieri sera, oltre 230 palestinesi e ferendone altre centinaia in una ritorsione violenta. «Il nostro nemico pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto», ha avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu. «Siamo in guerra e la vinceremo». E una guerra lunga e sanguinosa è prevista da tutti. Nessuno si attende uno sviluppo diverso. Una guerra che non pochi avevano visto già da tempo, di fronte alla mancata soluzione della questione palestinese, all’occupazione militare che dura dal 1967, al blocco totale di Gaza dal 2007. È precipitato tutto e a pagare il prezzo più alto sono i civili.
ERANO LE 6.30, le 5.30 in Italia, quando Hamas ha lanciato nello stesso momento
Leggi tutto: Senza precedenti, Hamas attacca Israele. Bombe su Gaza - di Michele Giorgio
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