Dopo il caos degli sbarchi, Meloni fa la passerella a Lampedusa annunciando l'ennesimo giro di vite, preludio del nuovo decreto sicurezza. Danesh, Cgil: "È un'idea fuori dalla Costituzione"
Siamo tornati in campagna elettorale. Lampedusa scoppia di migranti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo un lungo silenzio, atterra sull'isola siciliana, insieme alla presidente della Commissione europea Ursula Von der LEyen e alla commissaria Ue degli Affari Interni, Ilva Johansson. Una toccata e fuga, giusto per annunciare una serie di misure rigidissime che il governo è pronto a varare: “L'obiettivo sono i rimpatri, non la redistribuzione”. E ancora: cpr in ogni regione con mandato alla Difesa di individuare siti in ogni regione, aumento del periodo di trattenimento a 18 mesi, accelerazione delle procedure di espulsione, “ma per mamme e minori under 14 abbiamo in programma altre soluzioni”.
Sono serviti giorni di pressione da destra da parte di Salvini, prima che lo scorso 15 settembre la premier interrompesse con un video social la cena degli italiani per annunciare la sostanziale militarizzazione del fenomeno migratorio nel nostro Paese. Secondo quanto ha detto Meloni, infatti, la svolta sui migranti sarà durissima. Era evidentemente diventato troppo complicato tacere, quindi la presidente del consiglio ha deciso di esibirsi in uno spot a favore di telecamere per rimediare al fallimento della sua gestione degli sbarchi, frutto dei fallimentari accordi con Tunisia e Libia.
Meloni è infatti intervenuta quando il caos generato dal boom di arrivi sulla piccola isola siciliana era ormai troppo evidente. Lo stillicidio di
Leggi tutto: Migranti, siamo di nuovo in campagna elettorale - di Carlo Ruggiero
Domani in cdm la nuova stretta contro i migranti annunciata da Meloni. Salvini festeggia a Pontida con Le Pen, rilanciando i suoi decreti sicurezza. A Lampedusa situazione esplosiva, morta una neonata. Oggi attesa von der Leyen, ma l’Europa è prigioniera di se stessa
DERIVA DESTRA. Il leader leghista: «La premier sta facendo miracoli». E oggi a Pontida festeggia con Le Pen. Domani le nuove misure in cdm. Il vicepremier annuncia il ritorno dei suoi decreti: «Se ne occupa Piantedosi». Telefonata tra i ministri degli Interni di Italia, Germania, Francia e Spagna: nulla di concreto
Migranti a Lampedusa - LaPresse
Tra un omaggio al «grande uomo» Umberto Bossi e un’ovazione della platea per il generale Vannacci, Matteo Salvini, da Pontida, abbraccia virtualmente Giorgia Meloni coprendola di elogi: «Sta facendo miracoli. Di più a livello internazionale è difficile fare. Dalla presidente Ursula von der Leyen otterrà il massimo». L’escursione di oggi a Lampedusa della premier accompagnata dalla presidente della commissione Ue, invitata perché «si renda conto di persona della situazione», e l’incontro nelle stesse ore del capo leghista con Marine Le Pen «sono parte dello stesso obiettivo».
NON È CHE SALVINI abbia deciso di abbassare i toni. È che sa quando è il caso di incassare la vincita. Il proclama lanciato sui social la sera prima dalla premier è tutto spostato sulla sua linea. Verrà tradotto in pratica domani, non con un decreto ad hoc ma quasi con un maxiemendamento al dl Caivano. Il pezzo forte sarà la costruzione a passo di carica di centri di detenzione in zone poco popolate, blindati e sorvegliatissimi, con periodi di detenzione, pardon di soggiorno, portati al massimo consentito dalla Ue, 18 mesi.
Si aggiungeranno nuove regole per facilitare l’espulsione degli irregolari, e d’ora in poi, in caso di incertezza
Leggi tutto: Stretta sui migranti: Meloni rilancia, Salvini incassa - di Andrea Colombo
Commenta (0 Commenti)IRAN. Un anno fa la morte in custodia della polizia di Mahsa Amini: indossava male il velo. Il 16 settembre 2022 nasceva il primo movimento guidato da donne in un paese islamico. Il regime si prepara ll’anniversario con arresti, minacce, droni e migliaia di milizie
L’immagine di Mahsa Amini a una manifestazione a Berlino - Ap
Centinaia di arresti preventivi, licenziamento dei docenti universitari e degli insegnanti più critici, minacce alle famiglie delle vittime, obbligo per gli attivisti di prendere l’impegno, per iscritto, di non partecipare alle eventuali manifestazioni: così la Repubblica Islamica si è preparata ad affrontare l’anniversario della morte di Mahsa Amini. Come se non bastasse, sono state installate telecamere 3d con software sofisticati per il riconoscimento facciale in ogni angolo della città, e addestrate milizie, che saranno assistite dai droni, per soffocare eventuali disordini sul nascere.
UN ANNO FA si diffondeva la notizia della morte di Mahsa Amini, ventiduenne, fermata pochi giorni prima dalla polizia morale a Teheran perché indossava in maniera non corretta il velo obbligatorio. La notizia viene divulgata da una giovane giornalista, Niloofar Hamedi, e il funerale viene raccontato da un’altra collega, Elaheh Mohammadi. Entrambe vengono arrestate e rimangono tuttora in carcere.
La straziante morte di Mahsa enfatizza la discriminazione, la libertà negata e la
Leggi tutto: Donna, vita, libertà. Il cammino inarrestabile verso un altro Iran - di Francesca Luci
Hotspot di Lampedusa strapieno, gestione dell’accoglienza disastrosa, naufraga il memorandum firmato con la Tunisia. Saied vieta l’ingresso a una delegazione europea. Meloni isolata e la Lega l’attacca
IL FALLIMENTO. Le politiche europee e italiane di esternalizzazione dei controlli di frontiera con il coinvolgimento di paesi terzi, ritenuti a torto “sicuri”, sono definitivamente fallite
La tragedia umanitaria in corso a Lampedusa, l’ennesima dalle “primavere arabe” del 2011 ad oggi, dimostra che dopo gli accordi di esternalizzazione, con la cessione di motovedette e con il supporto alle attività di intercettazione in mare, in collaborazione con Frontex, come si è fatto con la Tunisia e con la Libia (o con quello che ne rimane come governo di Tripoli), le partenze non diminuiscono affatto, ed anzi, fino a quando il meteo lo permette, sono in continuo aumento.
Si sono bloccate con i fermi amministrativi le navi umanitarie più grandi, ma questo ha comportato un aumento degli “arrivi autonomi” e l’impossibilità di assegnare porti di sbarco distribuiti nelle città più grandi della Sicilia e della Calabria, come avveniva fino al 2017, prima del Codice di condotta Minniti e dell’attacco politico-giudiziario contro il soccorso civile.
La caccia “su scala globale” a trafficanti e scafisti si è rivelata l’ennesimo annuncio propagandistico, anche se si dà molta enfasi alla intensificazione dei controlli di polizia e agli arresti di presunti trafficanti ad opera delle autorità di polizia e di guardia costiera degli Stati con i quali l’Italia ha stipulato accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione “clandestina”. Se Salvini ha le prove di una guerra contro l’Italia, deve esibirle, altrimenti
Leggi tutto: L’imbroglio del governo oltre la propaganda - di Fulvio Vassallo Paleologo
Commenta (0 Commenti)EUROPA. Discorso sullo stato dell'Unione: arruola Draghi e accantona il clima. Il suo obiettivo è la candidatura alle elezioni europee, mentre si profila l’alleanza Ppe-Ecr
Ursula von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’Unione - Ansa
Calcio di inizio della campagna per le elezioni europee del giugno 2024. Ieri, all’Europarlamento a Strasburgo, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha tenuto il discorso sullo Stato dell’Unione, l’ultimo del suo attuale mandato, ma al tempo stesso la prima mossa per una prossima candidatura: ha rivendicato che più del 90% degli impegni presi sono stati realizzati. Nessuna dichiarazione esplicita, ma molti messaggi alla sua parte politica – Vdl è ex ministra Cdu – con l’obiettivo di essere la spitzenkandidat della destra Ppe. Dietro parole rassicuranti sul Green Deal per non perdere il centro-sinistra («non indietreggeremo» dobbiamo «finire il lavoro» prima del voto di giugno), dopo l’uscita del cavaliere del Patto verde Frans Timmermans (tornato in Olanda, candidato alle politiche), Vdl ha fatto slittare l’agenda climatica in un programma economico: «Mentre entriamo nella prossima fase del Green Deal, una cosa non cambierà: continueremo a sostenere l’industria europea attraverso la transizione». Vdl propone «dialoghi» agli industriali e agli agricoltori altamente corteggiati perché garanti della «sicurezza alimentare» (il Ppe si presenta esplicitamente come il “partito degli agricoltori”). Un’altra mossa a favore dell’alleanza che si profila tra Ppe e Ecr (Fratelli d’Italia, Pis), in caso di sfondamento delle destre a
Leggi tutto: Von der Leyen punta a destra in cerca del bis - di Anna Maria Merlo
Commenta (0 Commenti)Eventi estremi, territori fragili, dighe che non reggono l’urto dell’acqua. Il nuovo clima mediterraneo va in scena in Libia: il ciclone Daniel ha quasi cancellato la città di Derna. «5mila morti e 15mila dispersi, chiediamo aiuto alla comunità internazionale»
ECOTOMBE. L’area geografica di Derna, travolta da una micidiale e «impensabile» alluvione, è stata negli ultimi dieci anni straziata dalle guerre tra i jihadisti e il generale Haftar
Niente a volte è più ingannevole della geografia. Stretta tra Bengasi e Tobruk, negli anni Novanta Derna mi apparve scendendo dall’altopiano verso il mare alla fine di una gola fatta di pareti verticali percorsa dallo uadi che veniva dal Gebel al Akhdar irrigando palmeti, frutteti, agrumeti.
Credo che oggi, dopo il ciclone Daniel e il crollo delle dighe, nulla esista più di tutto questo. Ma anche allora il Gebel, chiamato anche la Montagna Verde, era un’insidia assai temuta dallo stesso colonnello Gheddafi. Qui si annidavano infatti islamisti e jihadisti che più volte avevano provato ad assassinarlo. Per tenere buona la popolazione locale e contenere la predicazione degli imam qui negli anni Duemila Gheddafi lanciò nel mezzo del ginnasio greco la “Dichiarazione della Montagna Verde”, un grande progetto per di ridare splendore alla regione della pentapoli, un piano ambizioso che come molti altri del regime rimase sulla carta.
Anche questo alla fine era un inganno. Con la fine di Gheddafi nell’ottobre del 2011, in un Paese travolto dall’anarchia, a Derna nel 2015 tornarono i jihadisti: erano i combattenti libici dell’Isis protagonisti delle battaglie a Dayr az Zor, in Siria, e poi a Mosul in Iraq.
LA DESTABILIZZAZIONE scatenata sull’onda dalle primavere arabe del Medio Oriente si allargava alla penisola arabica in Yemen e quindi anche in Africa. Finito il rais libico le frontiere della Jamahyria erano sprofondate nel Sahel con la diffusione del jihadismo, seguita successivamente dai colpi di stato militari: storia di questi ultimi tempi, dal Mali al Burkhina Faso al Niger.
A Derna allora fu issata la bandiera nera del Califfato ed ebbe inizio una lunga sequela di omicidi mirati contro tutti gli oppositori, dai miliziani delle altre fazioni compreso il battaglione Abu Salim, affiliato con al Qaeda – fino agli attivisti, ai giudici, agli avvocati.
La stessa tecnica utilizzata da Ansar al Sharia a Bengasi per togliere di mezzo gli avversari. A Derna l’Isis, allora ancora guidato da Abu Bakr, fece insediare un emirato e la città venne trasformata nella triste e cupa capitale del Califfato in Cirenaica.
DERNA E LA REGIONE erano destinate a diventare un campo di battaglia. Prima tra le milizie islamiste con gli affiliati di Al Qaeda che tentarono la rivincita per far fuori il Califfato. Poi del generale Khalifa Haftar contro tutti i jihadisti e quelli che volevano contrastarlo. La città fu il bersaglio dell’aviazione di Haftar sostenuto da Egitto, Emirati, Russia e anche dalla Francia. Senza contare un discreto appoggio americano visto che il generale aveva passato oltre vent’anni in esilio negli Stati Uniti. Derna fu ridotta in alcune zone della città a un colabrodo: distruzione su distruzione.
NEL MAROCCO COLPITO dal terremoto almeno c’è uno “stato”, una monarchia con il sovrano padre padrone del Paese che però tace. Non come in Libia che dopo la caduta di Gheddafi dopo la rivolta di Bengasi e l’intervento occidentale si è spaccata tra Cirenaica e Tripolitania senza più ritrovare l’unità. Ormai sono due anni che si devono tenere elezioni per riunificare i governi di Tripoli e Bengasi ma francamente il traguardo appare ancora distante.
Il ciclone Daniel con il crollo di due dighe nella regione di Derna ha spazzato via migliaia di vite che da anni vivono in un ambiente tossico: ma chi in questi decenni ha fatto più manutenzione in Libia, se non
Leggi tutto: Il martirio degli ultimi nella Cirenaica dimenticata - di Alberto Negri
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