La sottile linea rossa. Disastro a Roma e Milano. Meglio a Trieste (8,9%) e Bologna (7,3%). Fratoianni: serve un soggetto stabile
Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pietro Grasso al lancio di Liberi e uguali © Lapresse
La sottile linea rossa. Da Trieste in giù le forze a sinistra del Pd, quasi sempre dentro coalizioni di centrosinistra, tranne rari casi rischiano l’irrilevanza. Nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia il successo maggiore delle sinistre: 8,9% per «Adesso Trieste», che candidava sindaco Riccardo Laterza, 28 anni, in una corsa solitaria rispetto a Pd e alleati. Ora il dem Francesco Russo dovrà attingere a questo bacino di voti per tentare il colpaccio contro il sindaco uscente Roberto Dipiazza.
A Milano risultato più che deludente: la lista «Milano Unita», che aveva come capofila il volto storico della sinistra milanese e assessore all’edilizia scolastica Paolo Limonta (ed era sostenta da Sinistra italiana ma non da Articolo 1) si ferma all’ 1,5%. Nessun seggio. Anche a Torino i due partiti che avevano dato vita Leu andavano divisi: discreto il risultato di Sinistra ecologista (3,6%), mentre Art.1 in tandem con i socialisti si ferma allo 0,8%.
Migliore la situazione a Bologna, dove la Coalizione civica si è unita con Coraggiosa (nome coniato da Elly Schlein alla regionali 2020) e ha centrato il 7,3% con 3 eletti in Comune. Tra questi spicca il risultato della capolista Emily Clancy che, con 3541 voti, risulta la più votata in città. Restando in Emilia-Romagna, Coraggiosa raggiunge il 5,3% a Ravenna, mentre a Rimini delude (2,6%).
A Roma risultati negativi: 2% per «Sinistra civica ecologista», lista che godeva del sostegno di Si, Art.1 e del gruppo «Liberare Roma» guidato da Massimiliano Smeriglio. Anche «Roma Futura», la lista dell’ex assessore Giovanni Caudo, va male: 1,9%. Risultati molto sotto le aspettative, solo in parte compensati dal fatto che il presidente uscente del municipio di Garbatella, Amedeo Ciaccheri, volto noto della sinistra romana, arriva al 46%, miglior risultato del centrosinistra nella Capitale.
Un po’ meglio vanno le cose a Napoli, dove «Napoli solidale sinistra» conquista il 3,8%. Da segnalare anche il 6,6% della sinistra a Savona, il 5,7% a Grosseto e il successo del sindaco uscente di Sinistra italiana a Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, con il 71% (con il suo partito al 13%).
Accanto a queste liste, in quasi tutte le città spuntano come funghi piccoli raggruppamenti della sinistra più radicale, quasi sempre con lo zero virgola. A Torino Potere al popolo e Pci (erede dei comunisti italiani di Cossutta) sostenevano il candidato sindaco Angelo D’Orsi: 2,5%. A Bologna Pap aveva una sua candidata, Marta Collot, che arriva al 2,5%, mentre Rifondazione e Pci schieravano Dora Palumbo (1,6%).
A Roma Rifondazione candidava sindaco Paolo Berdini (0,4%), Pap Lisa Canitano (0,6%), ma c’erano altre tre liste comuniste: Cristina Cirillo del Pci allo 0,29%, Micaela Quintavalle dei comunisti di Marco Rizzo (0,34%) e il partito comunista dei lavoratori di Marco Ferrando (0,05%).
Al netto del pulviscolo comunista, la galassia delle sinistra appare davvero troppo frammentata per poter essere riconoscibile dagli elettori. «Il campo progressista non è (ancora) strutturato e organizzato. Il Pd è evidentemente un dato stabile, tutto il resto no», il commento del segretario di Si Nicola Fratoianni. «Abbiamo dato più peso all’unità che all’identità, dimostrando generosità (non è la prima volta). Ma non basta più. Questa incertezza sta diventando il problema. I cittadini hanno bisogno di punti di riferimento politici stabili, duraturi, organizzati. Non c’è altra strada possibile per l’immediato futuro che definire una struttura organizzata nel campo della sinistra, con chi ci sta. A partire da SI».
«La sinistra si manifesta, ed esiste, ma non ha identità», gli fa eco Elisabetta Piccolotti (Si). «O troviamo la strada di un progetto politico nazionale condiviso e riconoscibile o stiamo giocando a perdere e sperperare. E sarebbe politicamente inutile la scelta di confluire nel Pd per fare gli “influencer” da sinistra: in tanti ci hanno provato senza risultati».
«Non riusciamo a essere identificabili, l’assenza di un progetto politico nazionale fa nascere una moltitudine di simboli nei diversi territori», dice Arturo Scotto di Art 1. «Riusciamo a reggere solo quando il centrosinistra va bene, come a Napoli e Bologna. Il voto ci dice di unirci e rinnovarci dentro un nuovo campo progressista. Per noi questa strada passa dalle Agorà».