Si avvicina la data delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, anzi siamo già in piena campagna elettorale. Si tratta di un appuntamento importante, probabilmente decisivo oltre che per il futuro della nostra regione e della qualità della nostra vita anche per le sorti dell’intero paese. Non solo perché la Lega e il suo capo ne hanno fatto l’occasione di scontro per liquidare il fragile governo Conte 2 ma perché rappresenta il momento, forse cruciale per molti anni a venire, nel quale si fronteggiano due diverse concezioni della politica e della democrazia stessa. La destra italiana, rapidamente compattata dietro le leadership populiste sovraniste e postfasciste, mostra il suo volto più antico, reazionario autoritario e bellicista: va fermata subito, a partire da qui, dall’Emilia-Romagna che della tradizione socialista e popolare è stata la culla.
La redazione di questo sito ha discusso e ha considerato che è necessario, in tali circostanze, innanzitutto che vi sia una massiccia partecipazione al voto e, in secondo luogo, esprimere un voto che sia utile a battere la protervia e la sfida di Salvini, ma sappia anche raccogliere quel consenso di cittadini già di sinistra o di giovani elettori che sfiduciati dalle politiche neoliberiste portate avanti dal centro-sinistra in questi anni, si erano rifugiati nell’astensione o nel voto ai movimenti populisti.
L’iniziativa di Elly Schlein di dar vita a una lista aperta a sinistra e al mondo verde che metta al primo posto le scelte ambientaliste e un modello di economia sostenibile e che riporti la giustizia sociale e i diritti del lavoro ad essere una priorità delle politiche della coalizione di sinistra in regione, ha consentito di connotare a sinistra l’alleanza che sostiene il candidato presidente Bonaccini collaborando in tal modo a battere questa destra pericolosa e reazionaria.
La redazione si riconosce in questa scelta e sostiene la lista CORAGGIOSA che a Faenza (facente parte del collegio di Ravenna) presenta come candidati ben due faentini, Edward Jan Necki e Luca Ortolani, oltre a Isabella Marchetti e Federica Vicari.
Il sito, naturalmente, fedele alla sua ispirazione originaria, continuerà a essere (come dice il nostro documento di intenti) “Uno spazio aperto, pluralista, che favorisca una convergenza unitaria per l'iniziativa politica e sociale a livello locale, ma anche nazionale, europeo e globale …“ ed è pertanto a disposizione per ricevere interventi, informazioni e proposte di dibattito anche dalle altre liste che si collocano nell’ambito politico culturale di QualcosadiSinistra.info.
La redazione
9 gennaio 2020
QUANTI SIAMO?
Guardate un po' qua e giudicate voi.
Sabato eravamo davvero tanti, una forza tranquilla ma determinata!
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Auguri di un 2020 Coraggioso, Ottimista e di Sinistra
"Abbiamo creato falsa ricchezza per combattere false povertà ...
(Alexander Langer)
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Oggi a Roma la grande nuotata delle sardine, l’Italia che «non si Lega» e «non abbocca» al populismo e all’odio.
«A piazza San Giovanni non sarà una sfilata di vip, parliamo noi. Saremo un corpo intermedio fra politica e mondo civico».
Flash mob anche in altre città italiane e in dodici capitali internazionali. E da domenica si lavora al dopo.
Ho letto e riletto le parole dette dal senatore Taviani in un occasionale raduno democristiano, che confessano la verità sulla prima delle stragi che hanno insanguinato questo paese: la strage di Milano, capostipite di una lunga stagione di politica criminale, prima in ordine di tempo e seconda, dopo quella di Bologna, per crudeltà e numero di vittime.
Una verità tranquilla. Quella della bomba fu messa «con la copertura dei servizi segreti». Ci fu un errore di calcolo, non c’era l’intenzione di uccidere tutta quella gente. Ma quella bomba fu messa e fatta esplodere «con la copertura dei servizi segreti», organi dello Stato e strumenti del potere politico.
Dunque ora lo si può dire con semplicità, prendendo il caffè: quella fu una strage di Stato. Quei ragazzi estremisti che allora scandivano nelle piazze questo estremo giudizio avevano ragione. Loro non erano credibili, ma il senatore Taviani è un responsabile massimo della politica italiana e lui può essere creduto.
Questa è la nostra Patria, questi sono i suoi capi, questa la nostra storia recente. Per vent’anni ogni italiano è stato preso in giro da processi contro fantasmi, un anarchico vivo e un altro morto. Ora che la memoria è spenta, e il crimine ha premiato chi l’ha commesso, i colpevoli e i beneficiari possono anche farsi riconoscere. Tra qualche anno, in qualche festa amichevole, un altro capo di governo in pensione ci dirà che anche nella stazione di Bologna, come nella banca di Milano, la bomba fu messa «con la copertura dei servizi segreti».
E chi ha «coperto» i servizi segreti? Gli assassini sono tra noi, anzi sopra di noi, e lo dicono. Non è di per sé sorprendente e neppure nuovo, sebbene nessun altro paese dell’occidente europeo possa vantare qualcosa di simile. È sorprendente la tranquillità con cui ora ci vien detto. Possono farlo perché con l’arte del delitto politico, usando quelle bombe o similmente il brigatismo, hanno piegato e trasformato la democrazia italiana in un altro regime, nutrito di un moderno fascismo, nel quale siamo così immersi che non riusciamo a comprenderlo e a definirlo. E perciò alla loro tranquillità fa riscontro la nostra.
Mostruoso è una brutta parola, ma non so definire altrimenti tutto questo. Mostruoso ma secondario e irrilevante, e mostruoso per questo più ancora che per il sangue versato. Oggi nessuno si sognerebbe di fare su questo una campagna elettorale. Hanno vinto e sotto accusa non sono loro, siamo noi, è la sinistra italiana e quanto di essa bene o male resiste.
(il manifesto 28/ 2/ ’92)