
Dirottare alla Difesa i Fondi per le aree povere dell’Unione, un terzo del budget europeo. La Commissione von der Leyen punta tutto sugli armamenti, ancor di più dopo il ritorno di Trump. Incaricato per la Coesione è l’italiano Fitto, ieri sotto esame. Il Pd vuole farlo passare
Svolta a destra Il Financial Times rivela: dei 379 miliardi per ridurre i divari è stato impiegato solo al 5%. Quella posta potrebbe finire in armi
ll drone VTOL Leonardo AWHERO esposto con un elicottero AW149 durante il Farnborough International Airshow 2024 – GettyImages
L’angolo di attacco per rilanciare la Ue e, al tempo stesso, rispondere all’indifferenza Usa accentuata dalla vittoria di Trump è accelerare sulla difesa comune europea. Ieri all’Eliseo il nuovo segretario della Nato, l’olandese Marc Rutte, ha lanciato un messaggio a Trump, ricordando all’isolazionista che «la guerra della Russia all’Ucraina è una sfida anche per la sicurezza Usa». Mentre a Strasburgo l’estone Kaja Kallas, candidata alla carica di Alta rappresentante per la politica estera e la difesa, ha ripetuto che la Ue deve sostenere l’Ucraina «fino a quando sarà necessario».
NELL’INCONTRO con Rutte, Emmanuel Macron ha insistito sulla necessità non solo di «un’Alleanza forte» ma al suo interno di «una crescita di potenza» della Ue. Oggi al Collège de France, Macron discuterà di competitività europea con Mario Draghi, che nel suo recente Rapporto alla Ue ha dedicato ampio spazio allo sviluppo della difesa, valutando intorno ai 500 miliardi la spesa dal prossimo anno. Il commissario-candidato alla nuova carica sulla Difesa europea, il lituano Andius Kubilius, ha spiegato nella sua audizione di fronte al Parlamento europeo la scorsa settimana che la Ue deve «spendere di più» per la propria difesa, deve «creare un mercato europeo», certo «non per fare la guerra ma per mantenere la pace».
STA DI FATTO che gli europei, che gli americani hanno definito «scrocconi» perché non pagano abbastanza per l’ombrello Usa nella Nato (è stato posto un obiettivo del 2% del Pil ma si tende già ad alzare il livello), devono trovare i finanziamenti per questa politica. Ma i «frugali»
Leggi tutto: L’Ue cambia strada: i fondi coesione dirottati sulla difesa - di Anna Maria Merlo
Commenta (0 Commenti)Rimpatriota Il tribunale di Roma chiede l’intervento della Corte Ue. E i richiedenti asilo tornano liberi. Il governo: «Toghe eversive». Ma per i trasferimenti a Brindisi era già tutto pronto
La nave Libra a Shengjin – Ansa
Quando i giudici del tribunale di Roma sono entrati in aula per decidere se convalidare i trattenimenti dei sette richiedenti asilo finiti in Albania, dall’altro lato dell’Adriatico era già tutto pronto per trasferirli in Italia. Poco dopo le decisioni sono stati imbarcati verso Brindisi, come al primo round ma molto più rapidamente. Segno che il governo sapeva che sarebbero stati liberati. Un dettaglio che riflette bene il senso del teatrino anti-toghe messo in piedi anche ieri dalla maggioranza.
«UN’ALTRA SENTENZA politica non contro il governo, ma contro gli italiani e la loro sicurezza. Ci sono giudici che vanno in tribunale per portare la loro ideologia, che è la loro bandiera rossa, che è la tessera del Pd», ha detto il vicepremier Matteo Salvini in Emilia-Romagna. Il leghista è impegnato su due fronti: sostenere la candidatura di Elena Ugolini alle regionali, screditare la magistratura prima della sentenza sul caso Open Arms in cui è imputato per omissione d’atti d’ufficio e sequestro di persona. Perciò tira in ballo le «cooperative rosse» e afferma che con queste decisioni non si potrà rimpatriare nessuno. Una fake news che l’esecutivo alimenta da un mese e a cui ieri i giudici capitolini hanno dovuto rispondere nel comunicato stampa: «L’esclusione di uno Stato dal novero dei Paesi di origine sicuri non impedisce il rimpatrio e/o l’espulsione della persona migrante la cui domanda di asilo sia stata respinta».
Altra bordata è partita dal forzista Maurizio Gasparri: «Toghe eversive, abbiamo perso la pazienza, serve una rifondazione della magistratura». Appena 24 ore prima il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva invitato, in un intervento al sessantesimo compleanno di Magistratura democratica, ad «abbassare i toni». Proprio contro la presidente di Md Silvia Albano, sotto sorveglianza per le minacce di morte ricevute nei giorni scorsi, è tornato a puntare il dito Gasparri: «Ha anticipato le sentenze in un comizio». In realtà la giudice aveva semplicemente spiegato, pubblicamente, che quando entrano in vigore nuove leggi le sezioni si riuniscono e ne analizzano il rapporto con la normativa nazionale e sovranazionale.
DEL RESTO, CHE RENDERE l’elenco dei «paesi sicuri» una norma primaria non avrebbe cambiato nulla era il segreto di Pulcinella. Nelle prime detenzioni in Albania il tribunale di Roma aveva disapplicato la legge italiana per far valere il diritto europeo, ieri ha invece chiesto l’intervento della Corte di giustizia Ue. Così la decisione sulla convalida è stata sospesa e quando la misura detentiva non viene confermata dall’autorità giudiziaria entro 48 ore, dice la Costituzione, la persona va liberata. In questo caso va anche portata in Italia.
Probabilmente Gasparri non lo sa, o non gli interessa, ma i quattro quesiti rivolti ai magistrati europei erano già contenuti in un rinvio alla Corte Ue partito da Roma il 31 ottobre. È firmato da Luciana Sangiovanni, presidente della sezione specializzata in immigrazione di cui fa parte anche Albano, ed evidentemente esprime un indirizzo condiviso. Le toghe capitoline chiedono ai colleghi del Lussemburgo di chiarire se il decreto legge «paesi sicuri» varato dal governo Meloni è compatibile con le norme europee. Perché di problemi sembra averne diversi e alcuni potrebbero dipendere dalla ricerca di escamotage per aggirare la sentenza europea del 4 ottobre scorso. Per esempio l’eliminazione delle «schede paese», dove è specificata la situazione dei singoli Stati, o dei riferimenti alle fonti indipendenti richieste dalle direttive comunitarie per la valutazione di sicurezza. Altra domanda riguarda i confini del potere di verifica del giudice nazionale sui «paesi sicuri» e se tale definizione valga anche in presenza di eccezioni per categorie di persone. Il Viminale ha annunciato che si costituirà nel procedimento.
NULLA HA DETTO, invece, su cosa intende fare nel frattempo con il progetto Albania. Ieri le opposizioni sono tornate alla carica denunciando lo spreco di denaro pubblico. Davanti alla Corte dei conti pendono già due esposti. È evidente che un terzo viaggio terminerebbe nello stesso modo, almeno fino alle decisioni dei tribunali sovraordinati: il 4 dicembre la Cassazione sui ricorsi del ministero dell’Interno contro le prime non convalide, poi la Corte Ue a cui il tribunale romano ha chiesto di adottare una procedure accelerata o d’urgenza (comunque ci vorranno tra due mesi e due anni).
Sullo sfondo restano le persone sballottate da una parte all’altra del mare. Ieri mattina la dem Laura Boldrini le ha incontrate a Gjader: «Un ragazzo egiziano ha raccontato che nel suo paese era perseguitato dalla polizia. Che lì sono tanti a non sentirsi sicuri. Per lui e per un bengalese, di religione hindù, la commissione territoriale si è presa più tempo per decidere sulla richiesta d’asilo. Ma senza spiegare perché»
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«Arrivano i rossi». In campagna elettorale per le regionali, a Bologna la destra alza i toni. Contro gli antifascisti «violenti» e i centri sociali «da chiudere». Schierati con Casapound, Meloni e alleati coprono i pasticci di Piantedosi. E sposano l’aggressiva retorica trumpiana
Emilia Paranoica Chiusura di campagna elettorale anticipata per Meloni, Tajani e Salvini. La sfida è in Umbria. La Lega attacca: «Fino a ieri Bonaccini e Schlein erano autonomisti»
Maurizio Lupi, Matteo Salvini, Elena Ugolini e Antonio Tajani al comizio del centrodestra per le Regionali in Emilia Romagna
Sorpresa! I leader del centrodestra, a Bologna (salvo la premier in collegamento) per chiudere la campagna elettorale in Emilia-Romagna, si concentrano davvero sulla regione al voto. Sembra normale invece non era mai successo. La premier soprattutto aveva sempre insistito sui mirabolanti risultati nazionali del governo, addirittura, in Liguria, dedicando solo una fugace citazione alla regione.
IN EMILIA è tutt’altra musica. Salvini, accolto dal grido «Matteo, Matteo» quasi s’indispettisce: «Sì, mi chiamo così ma oggi da gridare c’è solo il nome di Elena». Al secolo la candidata Ugolini che la premier, in streaming perché la riunione con i sindacati si è prolungata troppo per il treno, dipinge con accenti che nemmeno nell’Iliade.
Non significa che la destra pensi di vincere: i sondaggi li conoscono anche loro. Però i tre leader non rinunciano a giocarsela e sanno che qui martellare troppo sulla propaganda del governo centrale sarebbe controproducente.
«DICONO che non abbiamo chance. Lo dicevano anche in Liguria e la mia, la nostra storia dice che i pronostici possono essere stravolti. Il clima è così surriscaldato perché hanno
Commenta (0 Commenti)Nella foto: Una bandiera americana via Getty Images
Oggi un Lunedì Rosso dedicato agli Stati Uniti.
Al centro, non solo la vittoria di Donald Trump, ma anche il ruolo di Elon Musk, protagonista di un’elezione che ha visto una cerchia di miliardari investire, di nuovo, sul tycoon: esponenti della classe che ha la maggiore (se non la piena) responsabilità dei disastri nei quali siamo immersi – dalla crisi economica a quella climatica alle guerre – ma che riescono a presentarsi come la via di uscita dal pantano.
Il clima, ora, è quasi di regolamento dei conti Trump ha sete di «vendetta» e il primo obiettivo saranno alcune istituzioni del paese e dei loro vertici.
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La denuncia del sindacato di polizia: “Inaccettabile quanto abbiamo potuto osservare in alcune immagini, gli agenti non siano carne da macello”
BOLOGNA – "Condanniamo con fermezza la violenza, indipendentemente dalla sua origine. Tuttavia, riteniamo inaccettabile quanto abbiamo potuto osservare in alcune immagini che mostrano uno dei leader dei movimenti di estrema destra dare ordini ai funzionari responsabili dell'ordine pubblico”. La denuncia della segreteria nazionale del Silp Cgil arriva quando la polemica è più che mai cruenta. E vi si legge nero su bianco, nella nota diffusa, che c’era qualcuno di Casapound o della Rete dei Patrioti che durante il corteo neofascista “dava ordini ai funzionari pubblici”.
Un fatto gravissimo che il sindacato dei poliziotti stigmatizza, aggiungendo che chi ha deciso di consentire la manifestazione neofascista, “non ha tenuto conto del contesto delicato in cui si sono svolte le manifestazioni e ha posto i presupposti per l’intensificarsi di scontri e tensioni”.
La segreteria nazionale del sindacato ricorda che la sicurezza pubblica deve essere assicurata “senza infiltrazioni né pressioni esterne da alcun gruppo o movimento politico”. Il sindacato fa appello all’unita delle forze dell'ordine, “che per altro non vanno mai neppure tirate per la giacchetta”.
E ancora, il Silp Cgil esprime “la propria solidarietà alle poliziotte e ai poliziotti che sono stati coinvolti nei gravi incidenti avvenuti a Bologna, in occasione della manifestazione di movimenti neofascisti, di estrema destra e di gruppi antagonisti”. E ricorda come “questi eventi inaccettabili riportino purtroppo a situazione già conosciute, dove le lavoratrici e i lavoratori in divisa si trovano spesso a dover affrontare le conseguenze di tensioni sociali e scontri pubblici, senza che vengano adeguatamente protetti e rispettati”.
I poliziotti della Cgil attaccano ricordando che gli agenti “non sono carne da macello”, e sottolineano come “la concessione di spazi di manifestazione a movimenti con forti connotazioni fasciste, specialmente in luoghi simbolici come piazza XX Settembre a Bologna, che ricorda alcuni tra i più gravi episodi di violenza neofascista della storia italiana, appaia non solo inopportuna, ma anche irresponsabile”.
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