Medio Oriente Saltano in aria migliaia di cercapersone in dote a Hezbollah, nelle case, nei negozi, per strada. Principale indiziato: Tel Aviv. Operazione senza precedenti, gli esperti parlano di crimine di guerra. Il partito sciita promette reazioni, ma ora è più debole, sul piano militare e politico
Duemila e ottocento feriti e nove morti. Quello di ieri è stato il più potente attacco cibernetico di sempre registrato in Libano. A esplodere i cercapersone in dote a membri di Hezbollah, non solo militari, anche funzionari e dipendenti civili: insomma un’operazione per nulla chirurgica.
TRA I MORTI, una bambina di otto anni e i figli di Ali Ammar e Hassan Fadlallah, importanti quadri e deputati del partito. Lo stesso ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani è stato lievemente ferito.
Hezbollah ha fatto sapere che il suo leader Hassan Nasrallah non è stato toccato dalle esplosioni. La maggior parte dei feriti è stato colpito all’addome, ai genitali, alle mani e alla testa.
Anche in Siria si sono registrate esplosioni simili tra le file del Corpo della guardia rivoluzionaria islamica iraniana, ma con un numero di feriti molto ridotto (secondo l’Osservatorio siriano per i Diritti umani sarebbero una quindicina).
I cercapersone, che oggi sembrano apparecchi postdatati, erano di ultima generazione, costruiti a Taiwan e forniti di recente a Hezbollah forse tramite l’Iran, probabilmente in seguito allo scandalo di qualche mese fa: telefoni (sempre di Hezbollah) sotto controllo da parte del Mossad.
PARE CHE i dispositivi possano essere stati modificati e dell’esplosivo posto all’interno, fatto poi saltare attraverso delle frequenze radio specifiche. Un’altra possibilità, più remota, è quella di un impulso elettronico inviato da lontano che avrebbe fatto esplodere i telefoni.
Si tratta al momento di plausibili supposizioni da parte degli esperti, che significano però sicuramente una falla nel sistema operativo di Hezbollah, nella sua comunicazione interna e un gravissimo colpo tanto militare, quanto psicologico.
Militare perché confermerebbe la debolezza dei servizi di Hezbollah e dell’Iran, o peggio infiltrazioni esterne o spie interne, oltre a esporre il movimento: in caso di guerra aperta con Israele si ritroverebbe con vie di comunicazioni compromesse.
E poi psicologica: i cercapersone sono stati fatti esplodere in vari punti del paese – a sud, nella valle della Beka’a, nella periferia meridionale di Beirut, e in tutti gli altri luoghi in cui il partito/milizia è radicato, oltre che in Siria – contemporaneamente, creando il panico e intasando i pronto soccorsi.
ISRAELE non ha rivendicato l’attentato ma Hezbollah, l’ha ufficialmente accusato: «Dopo aver esaminato i fatti e le informazioni disponibili sull’attacco criminale di questo pomeriggio, riteniamo il nemico israeliano totalmente responsabile di questa aggressione, che ha toccato anche dei civili e causato la morte di diversi martiri, oltre che provocato numerosissimi feriti. (…) Questo nemico perfido e criminale riceverà senza dubbio la giusta ricompensa a questo attacco».
Il governo libanese ha denunciato «con forza l’aggressione criminale israeliana che rappresenta un’importante violazione della sicurezza e della sovranità libanese» e ha aggiunto di aver «immediatamente interpellato le Nazioni unite affinché mettano i colpevoli di questi atti criminali che non conoscono limiti davanti alle loro responsabilità».
Le scuole sono sospese oggi in tutto il paese. Philip Proudfoot, dell’Institute of Development Studies, citando la convenzione di Ginevra del 1949 ha descritto su X il fatto come un crimine di guerra: i dispositivi, nonostante di proprietà di membri di Hezbollah, sono stati fatti esplodere mentre la maggior parte di questi si trovava in mezzo ai civili.
IL PRESIDENTE del parlamento e capo dell’altro partito sciita libanese Nabih Berri ha accusato Israele di aver commesso un «crimine di guerra» e ha chiesto al «mondo intero di fermare la macchina del terrore israeliana». L’Iran ha subito condannato l’attacco, mentre il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense Miller ha sottolineato che gli Stati uniti non hanno preso parte né erano al corrente dell’attentato.
Se la responsabilità israeliana dovesse essere accertata, l’atto si inserirebbe nell’operazione più volte annunciata, specie in questi ultimi giorni, contro il Libano. Ieri sera un consiglio d’urgenza si è riunito al ministero della difesa israeliana per decidere sul da farsi. Si attende la risposta di Hezbollah.
E intanto gli scontri al confine sono andati avanti anche ieri: nel tardo pomeriggio tre civili libanesi sono stati gravemente feriti in un attacco aereo a Majdel Selm, periferia di Marjeyoun, mentre erano a casa. In mattinata a Blida, stessa area, tre morti e due feriti. Hezbollah ha invece lanciato missili contro postazioni militari nel nord di Israele.
A QUASI un anno dall’inizio del conflitto tra Israele e Hezbollah e dopo aver sfiorato varie volte l’escalation e l’estensione del conflitto alla regione intera, mai come ora si respira aria di guerra. Le prossime ore e i prossimi giorni daranno la misura di questa operazione che mette in crisi per l’ennesima volta gli equilibri precarissimi del Libano e della regione intera